Acr Messina-Football Club Messina: tutto l’odio del mondo

Pubblicato il 30 Ottobre 2019 in Primo Piano

La domenica si avvicina, una di quelle giornate che dovrebbe far aumentare l’adrenalina di una città, spesso, apatica come Messina. Domenica si avvicina, la città – quella calcistica – si prepara per una sfida dai toni ridicolmente infuocati, uno scontro di basso livello visto il tratto comune di una classifica fallimentare.

COMPLOTTISTI, PERDIGIORNO, MITOMANI – Il calcio rappresenta l’emozione popolare più forte e coinvolgente che possa esistere. Uno sport che è andato oltre, spesso in maniera becera gravando i toni – soprattutto – dopo la nascita dei bar virtuali (social network per chi non capisce) dove esprimere il peggio diventa una medaglia. Il calcio, invece, resta gioia per tanti: un momento di evasione, di condivisione, di arrabbiature e di felicità. Ci sono i tifosi, quelli puri, quelli che sono madri o padri, pensano al proprio lavoro, ai problemi, i figli, le bollette e tutti gli amari cavoli della vita quotidiana. Per loro il calcio è una parentesi emozionale e vitale. Poi ci sono gli altri: gli odiatori. Una categoria piena di sotto trame e sotto categorie: millantatori, bufalari, cugini di cugini che hanno un vicino che gli ha detto che…, mitomani, complottisti, vittime; tutte unite dall’annoso problema di non avere un amico e/o qualcosa di importante da fare durante la giornata. Si nutrono di cazzate scritte sulle fogne chiuse di Facebook (caro Zuckerberg non l’avevi pensato così, lo sappiamo), vivono di teorie e soluzioni che non esistono. Il loro unico obiettivo nella vita è apparire: sono i mitomani. Non sanno nulla, non sanno fare nulla e conoscono pochissimo la grammatica italiana, rinnegati come sono dall’intelletto umano. Messina – perché di queste latitudini abbandonate dalla gioia calcistica dobbiamo parlare – ne è piena. Inondano il web di idiozie, parlano di tutti gli argomenti che non conoscono e quando scendendo nell’aspetto tecnico schierano un terzino come centravanti nella loro squadra ideale. La ragione li ha ripudiati, hanno una sfilza di nemici che però non sanno neanche della loro esistenza, allontanano tutto quello che li può erudire e sono i maggiori produttori di frasi fatte e retorica.

I TIFOSI SANI – Se non ti riconosci nei profili sopracitati – intanto non dovresti sentirti punto, come diceva mia nonna -, allora sei una persona normale. Rientri in quella schiera di esseri umani che la domenica aspetta il calcio come una delle pagine della sua settimana. Sei appassionato, magari parli di calcio tutto il giorno ma non vivi per diventare “il commentatore più stupido del web”. Tifi la tua squadra, non sopporti quella rivale e, se hai la poca fortuna di incrociare la tua vita con questo terribile momento del calcio messinese, analizzi la situazione in maniera amara ma lucida. Impossibile per te pensare di cambiare squadra, ma sostanzialmente te ne freghi se qualcuno non sta sui gradoni insieme a te perché la domenica preferisce altro. Insomma sei una persona normale, un tifoso che sorride quando vince e si incazza a morte quando perde. Il lunedì, poi, torni al tuo lavoro (che sia casa o trasferta sei stato comunque presente) e non sfracelli il basso ventre con la tua opinione sociologica e complottistica. Messina – sia chiaro – non è un luogo speciale, perché questi personaggi esistono ovunque, ma di Messina dobbiamo parlare e proviamo comprensione massima per la persone normali. Sei presente anche sui social ma – anche in questo caso – sei normodotato: ti piace il confronto, hai le tue teorie e vuoi discuterne; sia che riguardino il campo che l’extra-campo. Commenti nei gruppi, nelle pagine delle testate giornalistiche e quando non sei d’accordo non credi che tutto sia frutto di un complotto ordito alle spalle da non si sa chi. Sei una persona innamorata: del calcio e della tua squadra. E l’amore non si discute, mai.

FAKE, SOCIOPATICI, SENZA VITA – Nell’alternanza tra mitomani e tifosi sani di mente non possiamo dimenticarci di un gruppo davvero fuori lista: i fake. Personaggi che – ovviamente per mancanza di una vita che li obblighi a non perdere tempo – si piazzano davanti a un computer e trovano geniale inventare profili che li tenga nell’anonimato ma utili per dire il più alto numero di minchiate possibile. C’è il fake pigro: quello che non fa nulla per mischiarsi alla realtà, a lui non interessa che si sappia essere un fake, la cosa importante è dire stupidaggini. C’è il fake sceneggiatore di Hollywood: quello che scrive una vera e propria vita alternativa perché non gli basta dire cretinate, deve far pensare che le stesse siano pensate da persone reali. C’è il fake ironico: quello che sceglie il nome di uno dei protagonisti e – nella sua mente senza gioie – decide di passare per quello simpatico e parodistico del gruppo dei malati di mente. Eh sì, perché la sociopatia non aderente alla realtà li spinge a fare tutto questo. Puoi passare la giornata a bannarli, loro hanno pronto il nuovo profilo e quindi si finisce per riderci sopra. Perché passaggio fondamentale – che non loro non colgono, tutti anche i complottisti – è che tutte le loro sparate diventano motivo di grasse risate. Sì signori, la gente ride di voi e della vostra stupidità.

VORREI FOSSE DOMENICA – Dopo questa analisi sociologica non richiesta arriva la domenica: si gioca Acr Messina-Football Club Messina. Per chi vi scrive il “derby” resta quello con la Reggina, quindi al massimo saremo costretti a definirlo derby in quanto sfida stracittadina ma la rivalità la troviamo attraversando lo Stretto. Premessa non necessaria ma utile: già sul termine si troveranno le prime lotte, ma importa davvero poco come definire questa sfida. Partita che diventa il simbolo della decadenza calcistica messinese: il vero dramma è che Messina abbia una squadra in Serie D e non più in alto. Diventano due solo perché parliamo di calcio dilettantistico, una categoria che favorisce la crescita di realtà locali (vedasi il Città di Messina dei Lo Re). “Vogliamo un solo Messina”, poi, è purtroppo ritornello stucchevole perché in tante città è nata un’altra squadra – con le dovute differenze nominali del caso – e così sia. Il Messina (uno, due, cinquanta) non dovrebbe stare in D, questo resta il problema. Se ci sta da un decennio, però, significa che non sa produrre nulla di diverso a livello calcistico e – analizzando i precedenti di altre città – che la decadenza sia legata a quella della città in generale. A Parma – a esempio – il calcio crollò insieme all’economia cittadina, la rinascita fu intrecciata e, fortunatamente per loro, veloce nei tempi calcistici e finanziari. Sciotto e Arena sono figure distanti tra loro e imparagonabili: il gioco del peso specifico non è interessante e verrà descritto e giudicato dalla storia in un futuro prossimo. Quello che resta è un campionato già finito a ottobre infarcito solo di errori e punti lasciati nei peggiori campi di Caracas. Ci restano rincorse verbali e social utili a diffamare l’altro, odiarlo, insultarlo, con la inconsistente soddisfazione del poter prendere in giro il rivale per un risultato peggiore rispetto al tuo. Due progetti fatti di tanti obiettivi e pochi punti, domenica si sfideranno per una tensione lunga novanta minuti che avrà come risultato un codazzo di veleni misti che annoierà per ore e ore.

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