Due squadre, nessuna anima

Pubblicato il 18 Giugno 2019 in Primo Piano

Il punto più basso del calcio messinese, quello della rincorsa a un purismo totalmente assente, quello della inconsapevolezza o del dissimulare di fronte alla realtà di un calcio che il suo aspetto romantico lo ha già gettato nel cesso da tempo.

LA SPACCATURA – La Messina pallonara si divide: Acr Messina e Football Club Messina sulla bilancia, di fronte una tifoseria in cerca di autore e che prova a trovare giustificazione alla propria scelta. Qualche giorno fa scrivemmo che l’Acr tiene il filo della continuità storica, lo confermiamo perché parlavamo di cronologia degli eventi calcistici, concetto chiaro ma difficile per qualche analfabeta funzionale. Su quanto sia lecito tifare per l’una o per l’altra, invece, il discorso resta identico: tifate per chi volete. Premesse fatte, andiamo avanti verso una Serie D che vedrà due squadre messinesi scontrarsi e rischiare di farlo senza nessuna spinta emotiva – se non quella della rivalsa – a far da contorno. L’Acr di Sciotto trova una nuova verginità, forse aiutata dall’ipocrisia innocente (non in tutti i casi) di chi ieri insultava il concessionario tirrenico e oggi non vuol cedere al corteggiamento di Rocco Arena. L’ingresso del gruppo Camaro è garanzia di professionalità, i cordoni della borsa restano in mano agli Sciotto ma quantomeno c’è la concreta speranza di non sparare più a casaccio. D’Arrigo e Rando hanno dimostrato sul campo, idem per la professionalità di Manzo e Fontana (che avrà la fortuna di proseguire sull’ottima traccia lasciata nel settore comunicazione da Colosi e Triolo). Pasquale Rando rappresenta la vera arma in più per l’Acr Messina: da allenatore e dirigente ha sempre mostrato competenza, visione e serietà; se potrà lavorare in totale libertà si vedrà un Messina più lineare e meno rabberciato, poi sarà il campo a giudicare. Tanto basta? Forse no ma è un primo passo, perché gli Sciotto hanno solo fallito in due anni, adesso ci provano con messinesi e competenti veri. La tifoseria aspetta e spera, pur perdendo qualche pezzo passato dall’altra parte nella speranza che dalle parti dell’ex CdM si possano costruire basi più solide.

IL NOME NON CONTA – Il gioco più stupido dell’estate rimane quello degli acronimi e la conseguente presa in giro. Se l’Acr sarà Rilancio o Riunite cambierà poco, se il campo dirà fallimento per il terzo anno consecutivo del nome se ne fregheranno tutti. Stesso discorso vale per la società di Arena: il Città di Messina non esiste più, con buona pace di quelli che affibbiano il nome per cercare la giusta distanza. Arena ha rilevato un titolo sportivo per poi cambiare la denominazione; avrebbe potuto farlo acquisendo una qualsiasi altra società di D spostando poi il tutto a Messina, forse in quel caso avrebbe goduto di una verginità che oggi viene negata; ma la verità è meno complessa di quanto si voglia far credere. Arena voleva entrare nel calcio messinese, ovviamente anche per questioni legate al bando per gli stadi; fallito l’assalto alla porta principale e passato da quella secondaria. Quel Città di Messina non esiste più perché i Lo Re hanno passato la mano, raccolto quanto meritato dopo i sacrifici e lasciato spazio a qualcosa di totalmente nuovo, probabilmente senza ancora nessuna anima che attiri il tifoso messinese ma nuovo.

LA STORIA – Parlare di passato di gloria è anacronistico, lo è perché nessuna storia degli anni precedenti è rintracciabile nell’attuale calcio messinese. L’Acr di una volta o l’Fc della Serie A sono morti e sepolti, quello che adesso si prospetta è una sfumata continuità cronologica e un’alternativa che punta a essere credibile. Al momento dobbiamo accontentarci di questo e nulla più, pur nel totale rispetto che le due società metteranno nella stagione in arrivo. Mancherà l’anima del Messina che fu in quello di Sciotto, non è ancora rintracciabile in quello di Arena; il calcio è ormai business in larga parte, ma qualche briciola di romanticismo e appartenenza serve ancora a chi ogni domenica deve andare a urlare sui gradoni dello stadio.

IL PRESENTE – Il pragmatismo ci impone di passare alla notizia, anche perché al lettore delle opinioni frega il giusto e vuole la “ciccia”, nonostante abbia poi l’ardire di chiedere “la fonte”… un giorno ci incazzeremo davvero. L’estate è così, ci si deve concedere anche qualche parola di troppo prima di entrare nel vivo. Il Messina di Sciotto si affida a Rando che lavora sulla logistica per il prossimo ritiro e sonda il terreno per allenatore e direttore sportivo. Domenico Zito, ex Cittanovese, il nome caldo e che arriverebbe in riva allo Stretto dopo aver mostrato capacità tattiche interessanti. L’addio di Fabrizio Ferrigno era logico, la successione potrebbe passare per Antonio Obbedio che gode di stima per quanto fatto da calciatore, da dirigente il discorso cambia e non poco ma per questo ci sono gli almanacchi, se si vogliono leggere. Giugno vola ma il tempo è ancora tanto, sbagliato piazzare un conto alla rovescia sulla testa di questo nuovo Acr. In casa Arena, invece, i passi in avanti sembrano di più: Ferrante e Morello in dirigenza (almanacchi da consultare anche in questo caso), mentre per la panchina il nome resta quello di Costantino. Un trio che Arena aveva già individuato da tempo, motivo che chiarisce la maggiore velocità del momento. Per i calciatori è davvero prestissimo, anche se Giuffrida aprirebbe alla voglia di affidarsi a profili di categoria. Sicuramente è l’ultima volta che mettiamo insieme le due squadre, costretti alla separazione nella cronaca e nell’opinione e, soprattutto, nella separazione del messaggio per quello o l’altro tifoso, come tra l’altro fanno bene e da tempo altri colleghi. Corner era nato con una via precisa ma la storia e il presente vincono sempre su prospettive e visioni. Resta, però, davvero avvilente pensare di dover raccontare a una città come Messina di due squadre di Serie D.

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