Francavilla-Messina: non c’è peggior male dell’umiliazione

Pubblicato il 24 Gennaio 2022 in Primo Piano

Sconfitta umiliante. Non ci sono mezzi termini o ricerca di scusanti nell’analisi del crollo del Messina sul campo della Virtus Francavilla. Pessimo primo tempo, seguito da una ripresa in cui la reazione dura meno di un minuto. Le colpe vere, però, vanno ricercate ai piani alti.

MAI IN PARTITA – La lista dei problemi in casa giallorossa era infinita. Un lungo elenco di calciatori assenti e per i motivi più disparati. Se non bastasse, poi, mister Ezio Raciti (voto 4,5) perde anche Mikulic nel riscaldamento. Formazione obbligata e un solo cambio reale, quello di Russo. Verissimo, ma la prestazione del Messina non può essere riassunta solo nella ricerca delle attenuanti. Che non esistono, perché il mese di pausa non può partorire una prestazione tanto molle, disinteressata e fragile. Assenze, ma in campo scende una formazione – fatta di tantissimi titolari – che avrebbe potuto strappare qualche scusante solo in caso di crollo – magari per stanchezza – nel finale. Invece no, perché il Messina approccia malissimo, resta in balia di una Virtus Francavilla in controllo totale e crolla in maniera risibile dopo il primo scossone. Obbrobriosa la difesa in occasione della prima rete: cronologia degli errori che parte dalla libertà con cui Caporale può crossare, alla dormita di Celic e Carillo sul taglio di Patierno e, infine, a un Fusco rimasto inerme sulla riga. Fotografia della sfida, perfetta per rappresentare la prestazione del Messina. Il raddoppio di Miceli sorprende una squadra immobile, che fa peggio quando si fa avvolgere e colpire dalle giocate di Patierno, Pierno e Prezioso per il tris del primo tempo. Umiliazione vergognosa, perché per lunghi tratti la differenza tra le due squadre pare di un paio di categorie. Inaccettabile, anche per una squadra piena di difficoltà. La ripresa non dice nulla di diverso diventando, anzi, anche scenario di grottesca illusione quando Baldé accorcia e Simonetti – un minuto dopo – tocca male verso Fusco e regala a Pierno il poker. Il resto è davvero contorno, anche il fallo di mano di Carillo che apre alla cinquina. Gli esordi dei giovani Giuffrida, Spaticchia e Maisano sono l’unica cosa positiva del fine gara, un premio per ragazzi che provano a farsi strada nel calcio dei grandi. La cosa migliore di Raciti, che non può essere assolto per partito preso. La gara la prepara lui e lo fa male, malissimo. Le assenze pesano, ma la mano del tecnico – dopo un mese di lavoro, pur condizionato dal Covid – deve vedersi. Quella di Raciti non si vede, a partire dall’insistere su un 3-5-2 che era sembrato stagnante già con Capuano.

COLPA DI TUTTI – Il resoconto del campo è avvilente. Figlio, anche, di quanto commesso in società. Proprietà e dirigenza incapaci di trovare un punto di incontro, fermi in una guerra di posizione che ha portato al collasso. La preparazione della partita è stata tra le peggiori possibili: prima le dimissioni di Lo Monaco, poi il videomessaggio di Sciotto e, infine, l’addio di Argurio. Tutto a poche ore dal match. Questo non è professionismo. Sciotto resta solo al comando, ma i tempi lo condannano: un presidente ha il compito, l’onere e il dovere di prendersi le responsabilità pesanti al momento giusto. Quello del Messina era il giorno delle prime dimissioni di Lo Monaco, il giorno in cui il rapporto di fiducia tra le parti era terminato. Sciotto avrebbe dovuto chiudere il capitolo in quel momento. Il presidente, invece, ha preferito rispondere alla lettera di Lo Monaco, ma ha lasciato il dirigente dimissionario proseguire nel suo lavoro. Presenza e decisioni prese da un dimissionario. Paradossi. Era quello il momento di cambiare il volto del Messina, a dicembre – come abbiamo scritto svariate volte – era già tardi. La chance era arrivata, però, con Novelli pronto a tornare a fronte di un radicale cambiamento societario. Altro diniego, altra illusione di poter andare avanti con Lo Monaco. Forse, anche, per fantomatiche possibilità di intermediazione per la cessione del club. Letterina di fine anno quasi comica, visti gli avvenimenti futuri. Un mercato fatto di nulla: addio a due over titolari e dentro un giovane. La voglia di minutaggio, ma a questa rosa servivano innesti importanti in tutti i ruoli. Innesti di spessore e non di giovani dal buon potenziale. Quelli possono e devono starci, ma fanno parte del contorno. Lo Monaco si dimette – stavolta davvero – per la seconda volta, poi tocca ad Argurio. Evidente la distanza tra le parti sul piano degli investimenti per il mercato. Sciotto avrà speso, ma se spendi male finisci con lo spendere due volte. Ne era consapevole il presidente, conscio di dovere allargare i cordoni della borsa per salvare la categoria. Una volontà che non sembra scontata, lo dice anche il videomessaggio impregnato di ricerca di aiuto. Città, politica e imprenditori. Tutto lecito, ma sembra probabile che nessuno risponda. Sciotto ha promesso vicinanza alla squadra, ma questo gruppo non ha bisogno della sua presenza. Ha bisogno di calciatori di livello in tutti i reparti, necessita di titolari e non di giovani per il minutaggio. Il mercato durerà un’altra settimana, il Messina ha aggiunto ritardo a ritardo non avendo neanche l’uomo mercato. Il post Argurio potrebbe essere Pitino – a Messina con Proto -, lui il nome più caldo al momento. Sul taccuino ne sono presenti altri. Forse, poco importante chi sarà l’uomo incaricato, perché budget e velocità saranno gli elementi decisivi per alzare il tasso tecnico e di esperienza di una squadra mai uscita dalla crisi di inizio stagione.

Fusco 4,5: più o meno incolpevole sulle prime tre reti, sulla quarta Simonetti lo inganna ma lui non è impeccabile.

Fazzi 4: non trova mai le distanze e perde tutti i duelli contro gli attaccanti pugliesi.

Celic 4: legge malissimo il cross di Caporale in occasione della prima rete, fa peggio nelle successive due.

Carillo 4: male anche lui nell’azione del vantaggio di Patierno, poi imbarca come tutti fino al fallo di mano che vale il rigore della cinquina finale.

Rondinella 4: dalla sua parte il Francavilla fa quello che vuole, non trova mai i tempi per giocate importanti in entrambe le fasi. (dal 45′ s.t. Giuffrida sv)

Konate 4,5: quasi invisibile, poi entra nell’azione della rete giallorossa, ma è davvero pochissimo.

Fofana 4: molle nei contrasti, disastroso in fase di possesso. (dal 34′ s.t. Maisano sv)

Marginean 5: l’unico a provarci e crederci un po’ di più. Ci prova da fuori e serve qualche pallone interessante per i compagni. Comunque, troppo poco.

Simonetti 4: gioca una gara in totale apnea contro un Pierno scatenato. Pasticcio clamoroso quello che regala la quarta rete. (dal 17′ s.t. Russo sv)

Adorante 4: mai servito, mai coinvolto. Lui non ci mette che qualche corsa a vuoto. (dal 45′ s.t. Spaticchia sv)

Baldé 5: cerca qualche accelerazione, ma incide poco. La sua rete è figlia di volontà, ma non serve a nulla.

VIRTUS FRANCAVILLA Nobile 6; Delvino 6, Miceli 7, Caporale 7; Pierno 7 (dal 36′ s.t. Gianfreda sv), Prezioso 6,5, Toscano 6,5, Tchetchoua 5,5 (dal 20′ s.t. Carella 6), Ingrosso 6; Patierno 7,5 (dal 21′ s.t. Perez 6,5), Maiorino 7 (dal 29′ s.t. Ventola sv). All. Taurino 7

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