Messina-Gelbison, prove tecniche di fallimento sportivo

Pubblicato il 16 Ottobre 2022 in Primo Piano

Complimenti. Bravi davvero. Costruire un Messina peggiore non era facile. Una non squadra, disarmonica e piena di contraddizioni tecniche, tattiche e scarica di personalità. La sconfitta con la Gelbison – come le precedenti – è solo una conseguenza. Società senza una linea, un obiettivo. Senza idee.

PESSIMO LAVORO – Lasciarsi trasportare dall’emotività sarebbe comodo, sparare a zero e buttare tutti nel fuoco. Il momento impone riflessione, ma per restare aderenti al reale occorre essere netti nei giudizi. Le prime uscite di questo Messina erano state accompagnate dal vecchio vizio di cercare giustificazioni – arbitri per intenderci – e sprazzi di positività. Una parvenza di gioco c’era pure, ma era l’illusione a cui appigliarsi. Perché il Messina di Gaetano Auteri (voto 4) è stato capace solo di qualche buona giocata sporadica all’interno di prove insufficienti. La migliore versione dei giallorossi, infatti, resta quella della scarichissima partita di Coppa Italia a Crotone. Che aveva, comunque, mostrato qualche singolo tornato, però, subito in soffitta. Lo stesso Auteri, per onor del vero, aveva chiesto di più anche nel giorno della vittoria col Giugliano. Non era contento, si prendeva i 3 punti ma vedeva quanto male funzionasse la sua squadra. Era evidente, tanto che più del gioco si sottolineò la capacità di resistere in opposizione alla mollezza di altre uscite. Allarmi continui, carenze denunciate con continuità e nessuna risposta. Nel post sconfitta contro la Gelbison non c’è Marcello Pitino in sala stampa, quasi che il compito di misurarsi a parole fosse esclusiva di Auteri. Forse, anche per la mancata realizzazione che la casa sia bruciata – non stia bruciando – e che non serva, quindi, un confronto e una presa di responsabilità. Sbagliatissimo. Mettere in croce i calciatori sarebbe facilissimo, in certi casi anche corretto, ma resta concetto banale che questi giocatori siano stati portati – o peggio confermati – in riva allo Stretto da qualcuno. Il presidente Sciotto si è illuso di poter costruire una rosa dal rendimento maggiore spendendo la metà e magari guadagnando qualcosa grazie ai contributi legati al minutaggio. Un po’ si è illuso, un po’ è stato accompagnato nel crederlo. Il dg Manfredi e il ds Pitino sono le anime che accompagnano Sciotto in ogni scelta strategica: architetti di questa costruzione senza fondamenta, senza un progetto e senza anima. Che nel calcio servano i soldi è scontato, che si possa far bene spendendo con moderazione lo raccontano tanti esempi. Sulla bilancia delle responsabilità c’è una proprietà convinta di poter spendere poco e ottenere molto, a cui aggiungere coloro che hanno garantito che tutto questo fosse possibile. Con l’aggravante per Pitino – e Auteri – di aver sbagliato tutte le scelte in sede di mercato. Eh sì, perché questi pochi soldi sono stati spesi malissimo. Presi singolarmente, magari, questi ragazzi potranno pure essere buoni calciatori, ma “squadra” è un concetto che contiene diverse sfumature. Come scritto in altre circostanze, questa non è una squadra: non suona, non c’è armonia. Manca il filo che leghi il tutto. Reparto dopo reparto, singolo dopo singolo, ecco che il Messina pare una somma di calciatori e poco altro. Somma fatta pure male, perché mancano esterni per il 3-4-3 ma anche i terzini per la difesa a quattro. Perché Marino è l’unico regista presente in rosa e se dovesse prendersi un raffreddore si improvviserà. Perché i confermati della scorsa stagione sono quei calciatori abituali frequentatori della panchina con Sullo, Capuano e Raciti. L’ombroso Pitino è andato dietro – come un innamorato ossessionato – a Davis Curiale per mesi: a gennaio la salvezza passò dal suo rifiuto e contestuale accordo con la Vibonese (13 presenze e 4 gol di cui due rigori) visto quanto risultò decisivo Piovaccari in campo e, soprattutto, fuori. E non si tratta tanto di rimpiangerlo – dato che non confermare un calciatore resta lecito per ogni società del mondo del calcio – ma quanto dal valutare come si è scelto di sostituirlo. Non ci voleva un esperto per capire che Curiale sarebbe stato insufficiente per trascinare l’attacco, al massimo avrebbe potuto ambire al nobile ruolo di uomo spogliatoio e subentrante di esperienza. Pitino, in estate, lo ha atteso per settimane, nel frattempo formava un attacco di calciatori col brutto vizio di aver segnato pochissimo in carriera. Grillo, per esempio, è esterno offensivo da 116 presenze in Serie C con 6 reti. Anzi, per correttezza, da 5514 minuti giocati (che diviso 90′ fa 61 presenze) e 6 reti. Un gol ogni 10 partite per una media di 3,74 a stagione. Poi, c’è Balde: 51 presenze tra i professionisti, per 2362 minuti giocati che tradotti sono 26 presenze con 4 reti (a cui aggiungerne 2 realizzate nei playoff con la maglia del Foggia). Numeri e non opinioni, che dicono tutto.

CONFUSIONE TOTALE – Scendere nei dettagli della sfida con la Gelbison potrebbe risultare capzioso, ma non essendo accaduto molto sarà veloce. Auteri mantiene il 3-4-3 visto a Cerignola – un modulo che non funziona -, ma tira fuori dal cilindro l’esperimento di Napoletano quinto di destra. Fallito in toto: perché non c’è senso della posizione per ricevere nella zona di campo giusta, perché difende come può e, infine, perde tutti i duelli con Correnti. Vederlo nel suo vero ruolo resta un desiderio di stagione. Con gli uomini scelti dall’inizio, poi, si sarebbe potuto correggere in corsa passando a un meno vanaglorioso 4-4-2. Niente, così a inizio ripresa Auteri mostra tutta la sua paura di perdere la sfida scegliendo Konate a destra e Fiorani per una punta, Catania nello specifico. Il Messina – che già non aveva fatto nulla – sparisce in fase offensiva, anche perché la coppia Curiale-Balde è la peggiore possibile per caratteristiche. Il terzo modulo scelto è il 4-3-3 con l’ingresso di Iannone, ma l’encefalogramma piatto era e piatto resta. La Gelbison fa il suo, che non è neanche moltissimo viste le tre vittorie consecutive con cui si presentava al San Filippo e che consigliavano di potersi accontentare di un pari. Arriva la vittoria, perché la qualità paga sempre e Fornito sorprende Daga piazzando il pallone nell’unico punto possibile. Discettare di tattica potrebbe annoiare, perché il punto centrale resta la qualità più che mediocre della rosa. Non farlo, però, esenterebbe Auteri dalle colpe: un lungo ritiro di lavoro sul 3-4-3 per scoprire in campionato che non funziona, che non è nelle corde di questo gruppo. In difesa, sulle fasce e nella zona centrale. Semplicità unica via da intraprendere e percorrere, anche perché un briciolo di comfort zone potrebbe far bene a una squadra dallo spessore di personalità bassissimo. Il cerchio si chiude ma tiene tutti dentro: Sciotto, Manfredi, Pitino, Auteri in ordine gerarchico e non di percentuale di responsabilità che per una volta andrebbe divisa in parti uguali. Pochi euro, poche idee e alcune inspiegabili fissazioni. Un Messina pessimo. Che torna subito a giocarsela, perché il campionato corre veloce e martedì ad Andria sarà scontro tra le ultime due. Con una Fidelis che ha concesso al tecnico Cudini l’ultima chance proprio contro i giallorossi, in un match che pare essere immerso in una vasca di paura. Occorre fare un’importante precisazione: nessuno dei quattro citati pensi di poter rivendicare assoluzione o qualcosa in più in caso di vittoria – o anche pareggio vista la spregiudicatezza di un paio di loro – al Degli Ulivi. L’errore peggiore sarebbe quello di legare analisi e successive mosse (possibile mercato svincolati e necessario restyling di gennaio) a risultati estemporanei.

Daga 5,5: sempre attento pur se poco impegnato, poi legge male e con un pizzico di ritardo la punizione di Fornito.

Angileri 6: primo tempo con qualche sbavatura in fase di palleggio, ma nella ripresa è il migliore per lotta e riesce a tappare più di una falla.

Camilleri 6: resta a galla con l’esperienza, bene nei contrasti. Sfiora anche una rete.

Ferrini 5: troppi errori e palloni persi, spesso finisce fuori posizione. (dal 29′ s.t. Iannone 5: non riesce a dare la scossa)

Napoletano 4,5: inadatto al ruolo che Auteri sceglie per lui, ma quando attacca Correnti perde tutti i duelli. (dal 1′ s.t. Fiorani 5,5: corre con grinta, ma è comunque troppo poco per cambiare lo spirito di questa squadra)

Fofana 5,5: meno peggio di altre volte, ma ancora insufficiente. Bene in quantità, arruffone in costruzione.

Marino 5: gli avversari hanno capito che il gioco del Messina può passare solo dai suoi piedi, così basta una marcatura e un raddoppio per spegnerne la regia.

Fazzi 5: perde tantissimi palloni per errori tecnici, ma chiaramente dovuti più a distrazione che altro. Non sempre calato nella partita. (dal 29′ s.t. Versienti 6: nelle sue prestazioni non manca mai la voglia di fare e combattere, firma l’unico tiro in porta giallorosso)

Balde 4: malissimo. Non ha la personalità per guidare una squadra in difficoltà, quando le cose si mettono male lui frena e torna indietro. Spreca una miriade di possessi per una palese paura di sbagliare.

Curiale 4: inesistente. Non si vede mai, se non per un paio di tocchi leziosi che trasformano la sua prestazione da mediocre a irritante. Calciatore da spezzoni visto lo stato di forma. (dal 39′ s.t. Zuppel s.v.)

Catania 5: nel primo tempo trova un bel destro dal limite, poi crede che il suo lavoro sia finito e sparisce. Esce all’intervallo. (dal 1′ s.t. Konate 4,5: entra per occupare la posizione di Napoletano, non lo fa rimpiangere per quanto è inadatto al ruolo. Nelle prime due giocate sbaglia due controlli facendo sfilare il pallone in fallo laterale, non c’è altro da aggiungere)

GELBISON D’Agostino 6; Gilli 6,5, Bonalumi 6, Loreto 6; Nunziante 5,5, Savini 5,5 (dal 15′ s.t. Graziani 5,5), Papa 6, Fornito 6,5, Correnti 6,5 (dal 43′ s.t. Onda s.v.); Faella 6 (dal 43′ s.t. Citarella s.v.), De Sena 6 (dal 20′ s.t. Sorrentino 5,5). All. De Sanzo 6,5

*foto copertina: Acr Messina – sito ufficiale

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