Messina: precipitevolissimevolmente

Pubblicato il 12 Febbraio 2021 in Primo Piano

Dalle stelle alla crisi? Neanche per sogno, perché il momento non brillante del Messina è solo passaggio fisiologico. La crescente emotività, però, rischia di complicare un cammino già difficile di suo.

ALLENATORE? VALORE AGGIUNTO – Il più lucido è sempre Raffaele Novelli, l’unico che sembra rispettare campionato e avversari in maniera razionale. Lo dicono i suoi sabati pre gara: nei quali avverte che non saranno passeggiate domenicali. A cui si aggiungono i post partita dove sottolinea gli errori. Per qualcuno un piccolo gioco delle parti, ma ascoltando oltre le parole si comprende come i piedi per terra del tecnico campano siano l’arma migliore di questo Messina. La conta dei punti persi dai giallorossi rasenta una immotivata spavalderia, come se il gruppo voluto da D’Eboli sia formato da fuori categoria imbattibili. E, poi, Novelli l’aveva detto che questo campionato non sarebbe stato vinto con 15 punti di vantaggio. C’è differenza tra l’essere forti e l’essere perfetti, e questo Messina resta molto forte con le sue imperfezioni. Tattiche? Macché… perché il ritornello del “calcio zemaniano” fa sorridere, basta guardare le reti subite. A Ragusa – ultimo esempio -, infatti, le marcature della squadra di Utro non sono state favorite da uno spregiudicato assetto tattico. Anzi, la difesa era schierata e passiva quando Agudiak faceva partire il destro che apriva all’isteria. Non ci sono fughe alle spalle di una linea follemente alta che sale sulla palla scoperta – vedi Messina-Troina della gestione Karel Zeman -, non c’è un centrocampo che non aiuta o terzini in ritardo nelle diagonali. Particolarità, queste, viste nel primo gol subito a Rende ma mai divenute domenicali cattive abitudini. Non ci sono tatticismi eccessivi alla base dei problemi del Messina.

L’INCOLPEVOLE LAI – Emotività che si sprigiona in maniera negativa, la prova schiacciante arriva dalla gestione della papera di Lai e dalla sfilza di nomi in arrivo da un mercato, probabilmente, non necessario nel settore titolari. L’errore del portiere giallorosso è stato evidente, netto, ma il Messina era ancora in vantaggio. Il portiere che sbaglia si nota di più, ma quando un attaccante la spara in curva da 3 metri vale uguale. Sono errori, fanno parte del gioco e se non sbagliassero mai non giocherebbero in Serie D. Ma si sbaglia anche in Champions League. Lecito, comunque, per il Messina voler ricercare un nuovo numero 1, anche perché Lai non convinceva anche prima della trasferta di Ragusa. Passaggi a vuoto, di un classe 2000, in un ruolo tanto delicato vanno messi in conto, come anche le ottime prestazioni tirate fuori contro Santa Maria e Paternò. L’anello debole è più facile da sacrificare, anche sui social da tifosi innervositi. Finché sono i sostenitori, però, rientra nelle dinamiche del calcio. Dal tifoso, infatti, non si può pretendere la pazienza di chi deve gestire. Il tifoso tifa, e quando vede un suo giocatore sbagliare si incazza. Ma, come naturale – così come è arrivata -, l’arrabbiatura scivola via in fretta e passa oltre. Diverso deve essere, invece, il comportamento di chi gestisce e deve pensare a proteggere il proprio patrimonio. Lecito pensare di cambiare, ma va fatto sempre tutelando e mai demolendo. Se giocherà Caruso o Lai toccherà deciderlo a Novelli, ma tutto poteva essere fatto con meno teatralità.

MERCATO – Primo colpo del mercato di riparazione – anche se in realtà questo mercato sembra non essersi mai chiuso da agosto a oggi – è quello di Leonardo Caruso. Portiere classe 1999 che diventa alternativa, o forse sostituto di Lai. Già in città ma non ancora ufficializzato, il suo arrivo porta ai saluti di Manno che il passaggio da secondo a terzo non l’avrebbe accettato. Struttura diversa, caratteristiche diverse che fanno capire che, probabilmente, non c’è solo la papera di Ragusa a pesare sulla testa di Lai. Come detto, però, andava fatto diversamente. Il mercato non finisce, ma il mercato serve davvero? Puntellare o alzare il livello? L’eccesso non aiuta mai, anche perché Novelli è sempre sembrato restio a rotazioni e sostituzioni anticipate. La rosa può essere migliorata, soprattutto in mediana dove la caccia a Civilleri si è fermata sulle cifre. Eccessivo, comunque, l’investimento tra cartellino e ingaggio per quello che – in fin dei conti – sarebbe stata un’alternativa. In una squadra dove già Vacca deve giocarsi il posto con Cristiani. C’è differenza tra un titolare e un possibile titolare, e investire così tanto per la seconda opzione non è consigliabile. Il centrocampo, però, va sistemato vista anche l’assenza di un’alternativa ad Aliperta. Il regista campano è insostituibile sulla carta, sul campo rappresenta l’ago della bilancia: quando non gira non gira tutto il Messina. Anche fisicamente, poi, merita un po’ di riposo ogni tanto, anche a partita in corso. Per farlo, però, Novelli deve avere una carta affidabile. Poi, c’è l’attacco: nomi in sequenza, neanche lontanamente migliori di chi c’è già. Una freccia in più può servire – magari under -, anche se sarebbe l’ammissione che la condizione di alcuni protagonisti resterà discontinua. Numericamente, infatti, non occorre nulla dato che in panca – solitamente – ci vanno già profili tipo Manfrellotti e Addessi. Proprio il numero 5, poi, per molti non convince per tenuta fisica, discorso che si allarga a Bollino a cui viene imputata la continuità. Erano cose note, sono stati scelti per la loro classe che – dobbiamo credere – conti di più di qualche passaggio a vuoto. Sulla famosa bilancia, infatti, pesano di più le cose buone e la classifica lo dice chiaramente.

I PROBLEMI – Tutto bene, allora? No, perché quattro partite sono un precedente importante su cui ragionare. L’intermezzo col Troina, però, dice che la squadra sia viva, vegeta e decisa. Contro i ragazzi di Mascara, infatti, i 90′ mostrarono volontà e cattiveria dal calcio di inizio al fischio finale, e il valore dell’avversario conta poco dato che Rende e Marina di Ragusa non hanno spanne in più rispetto agli ennesi. Come detto prima, poi, non ci sono vizi tattici alla base dei cattivi risultati. Gli errori individuali contano, ma il vero problema pare di carattere emotivo. A Ragusa – inutile tornare a Rende – la leggerezza con la quale sono stati rifilati i primi 3 schiaffi è sparita al primo colpo di vento. La sottovalutazione – come scritto in premessa – non fa parte del carattere di Novelli ma si rivela, spesso, in calciatori e contorno. Il calcio di rigore arrivato con tutta la squadra spettatrice e Cretella a prendersi l’onere dell’errore. Oltrepassiamo la papera e andiamo al 3-3: bassi, schiacciati, quasi in attesa di subire il pareggio. Come fosse inevitabile. Croce su Novelli per i cambi? No, perché l’allenatore è lì per capire, e la sua esperienza gli suggeriva di serrare le fila. Non è bastato. Conta, quindi, l’atteggiamento di una squadra diventata di colpo incapace di dominare l’avversario e impaurito. Il campo, però, dice tante altre cose perché sul piede di Vacca arrivano due chance per il 2-4. Segnali chiari, che dicono come non ci fosse una resa incondizionata. Manca, quindi, la cattiveria agonistica, la spietatezza di trasformare la superiorità in risultato. Un male già visto a inizio stagione, quando la svagatezza offensiva era più forte di quella difensiva dando vita a delusioni. Cittanovese, Rotonda, Football Club, il finale con l’Acireale (una gara vinta e dominata in lungo e in largo ma dal finale di sofferenza), Gelbison: non è una lista per dire che si debba vincere sempre, ma rappresentazioni di come i difetti di questo Messina siano atavici. Il filotto tra dicembre e gennaio aveva sopito le critiche, arrivato anche grazie a una nettissima crescita fisica imposta su ogni avversario. Il Messina, allora, è questo qui con i suoi vizi e le sue virtù, con le seconde presenti in maniera palesemente maggiore. Perché questa rosa non è formata da ragazzini o esordienti, e non ci si può sorprendere di alcuni difetti tattici, tecnici o emotivi dei protagonisti scelti. La soluzione? Compattezza, lavoro, non lasciare spazio a derive caratteriali e, soprattutto, nessuna sottovalutazione del campionato.

*fonte foto: Acr Messina – ph. Furrer

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