Messina: salvi, ma non sani…

Pubblicato il 6 Maggio 2019 in Primo Piano

Senza ricevere particolari regali dal già retrocesso Rotonda, il Messina fa tirare un sospiro di sollievo a tutti noi. Salvezza raggiunta e la vera impresa è stata quella di non riuscire a chiudere la pratica in anticipo e di avere viaggiato in questo campionato a una media di 1,2 punti a partita!

INVOLUZIONE – Il Messina ha ottenuto 10 punti in meno rispetto all’anno scorso, stagione in cui c’era comunque l’alibi della partenza ritardata: se solo fosse riuscito a eguagliare quel – comunque insoddisfacente – bottino, oggi disputerebbe i play-off da terzo classificato. Scampato pericolo, quindi, ma danni collaterali non certo cancellati da questo traguardo, né tantomeno dalla finale di Coppa. Il Messina è salvo, ma non sano.

FILM GIÀ VISTO – Dopo due anni di gestione Sciotto, ciò che rimane è quel titolo sportivo consegnatogli dal Comune. Per il resto, uno scenario post-atomico. Il settore giovanile in parte ereditato dalla vecchia Acr è stato smantellato; qualche pendenza (vedi vertenze…) c’è; l’ambiente è ancora più sfiduciato e “bruciato” da questo ulteriore fallimento sportivo; non c’è alcuna base tecnica da cui ripartire; l’appetibilità della piazza per tecnici e giocatori che dovrebbero arrivare è ai minimi storici. A questo punto, dato per scontato che solo la famiglia Sciotto è convinta di potere comunque ripartire da una nuova stagione, c’è da interrogarsi sul domani. Che, detto senza mezzi termini, non potrà prevedere un impegno del gruppo Sciotto. Ci hanno provato, li ringraziamo per questo, ma non possono essere loro a rappresentare questa città nella scena calcistica, anche se il palcoscenico è quello della D. Il “vessillo” Ferrigno sventolato da alcune settimane, è uno specchietto per le allodole. Sappiamo bene che – come ampiamente avvenuto in passato – qualora iniziasse la stagione alla guida di un nuovo progetto, si scontrerebbe con i limiti gestionali della famiglia Sciotto in breve tempo. A settembre-ottobre saremmo nuovamente punto e a capo. E, allora, no grazie cari Pietro e Paolo Sciotto: abbiamo già dato…

PROGRAMMAZIONE – Come e se recupereranno l’investimento effettuato, non è certo problema nostro. Da dove ripartire, allora? È chiaro che la cessione della società sarebbe la soluzione ideale. Tuttavia, non può essere condizione unica per mantenere in vita il calcio a Messina. Altrimenti, non solo possibili acquirenti, ma un’intera città resterebbero ostaggio dell’attuale dirigenza. Nello scenario attuale, bisogna puntare non su una sigla, ma su un programma che rappresenti Messina quantomeno in modo dignitoso. Quello di Sciotto, anche se si chiama ACR, non ha queste caratteristiche. Partiamo, allora, dalle persone e dalla base economica. Poi, ci sarà modo per recuperare denominazione e simboli che, a causa degli ultimi, sventurati decenni, si sono moltiplicati. L’erede dell’ACR deve essere innanzitutto un progetto serio, comunque si chiami. D’altronde, l’unica vera luce calcistica nella storia recente della città, l’abbiamo vista con una squadra che si chiamava FC Messina e che partì come Peloro. Ciò che deve rappresentarci è la biancoscudata e, soprattutto, una squadra che non navighi nei bassifondi della Serie D.

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