Messina-Taranto, i vertici del rombo

Pubblicato il 21 Marzo 2017 in Tattica

Un Messina spietatamente aggressivo quello che tramortisce il Taranto già nei primi dieci minuti. Non era la sfida giusta per attendere e colpire, c’era bisogno di mettere immediata distanza con l’avversario senza lasciare spazio ad inutili paure. La squalifica di Musacci non abbatte mister Lucarelli, la mossa a sorpresa è quella di Giovanni Foresta nel ruolo di trequartista con Mancini spostato nella zona fosforo della mediana. Ne viene fuori un Messina dai ritmi diversi, non migliore o peggiore, ma certamente diverso. Rispetto al capitano giallorosso Mancini è un regista più sfrontato e di personalità. Non manca qualche difetto in fase di palleggio, tipico di chi rischia qualcosina in più. Visione più ampia e cambi di gioco, bandito il passaggino corto e fase difensiva intrisa di buona cattiveria. Non deve nascerne un dualismo, c’è però la sensazione che la soluzione di emergenza possa scalare posizioni nella scala dei valori. Poi c’è Foresta: il 17 giallorosso rappresenta tutto quello che Lucarelli vuole dal vertice alto del rombo. Intensità, pressing continuo e attacco avvelenato degli spazi. La rete del 2-0 è il sogno di ogni allenatore: azione provata e riprovata in settimana, messa in pratica in partita significa che il lavoro paga sempre. Il Taranto gioca una gara molle, subito avvilito da un Messina troppo forte e volenteroso. La fase difensiva non soffre, praticamente, mai se non nella sbavatura in occasione della rete di Emmausso. Piccolo brivido che però apre le porte al 3-1 di Milinkovic, rete che riconcilia il franco-serbo con il gol dopo qualche spreco di troppo. Il vero protagonista della sfida è il brasiliano Gladestony da Silva: l’ex Catania fa sgranare gli occhi per personalità e capacità di coprire tutto il centrocampo. Inventa, crea, assiste e finalizza: giocatore perfetto per un pomeriggio perfetto, il merito è anche della fiducia incondizionata che mister Lucarelli ha nei suoi confronti. Funziona benissimo il rombo di centrocampo, ben equilibrato da un Sanseverino che ha sposato il ruolo di sacrificio e portatore di legna. Il suo pendolo verso la fascia consente al Messina di modificare il sistema in corsa: lui e Grifoni diventano i padroni delle corsie, bravo De Vito a trasformarsi in centrale aggiunto tralasciando la fase di appoggio alla manovra offensiva. L’ex Pisa lavora sporco, Lucarelli dice che della sua utilità ci si accorgerà maggiormente quando mancherà, in realtà è già chiara adesso.

DISTANZE – Entriamo nel dettaglio tattico della sfida: siamo nell’azione che sblocca la gara e vediamo come sia perfetto lo schieramento del rombo di centrocampo. Linee blu per evidenziare il quartetto mediano: Mancini è lo scarico basso che accompagna la manovra, il suo istinto offensivo lo aiuta ad appoggiare con più personalità l’azione. A sinistra Sanseverino è l’uomo dell’ampiezza, vediamo come rimanga sempre leggermente più largo per non schiacciare la linea. In rosso c’è Milinkovic in possesso, da Silva detta il passaggio e attacca la profondità. Occhio a Foresta: il 17 lavora praticamente da seconda punta, la sua presenza in area costringe i centrali avversari ad una attenzione massima, ne approfitta Anastasi. Riquadro arancione per il centravanti: Foresta ha attirato Altobello e Stendardo, il numero 9 attacca il primo palo e De Giorgi è già in ritardo. Il colpo di tacco è la ciliegina sulla torta di un’azione ben studiata.

INTELLIGENZA – Il mercato di gennaio ha portato Pozzebon a Catania e la coppia Anastasi-da Silva in riva allo Stretto. Nel clima plumbeo di quei giorni quasi tutti si disperavano per lo scambio con i rivali etnei. L’apparenza inganna sempre, e chi vi scrive ha sempre sottolineato la scarsa partecipazione tattica del centravanti laziale oggi a Catania. Il campo, fortunatamente, sta dicendo la sua verità e regala prestazioni di livello importante da parte dei due ragazzi, facendo brillare l’intelligenza tattica di Valerio Anastasi. Non una esaltazione di chi c’è contro chi è andato via, solo una evidente differenza sull’utilità: siamo nell’azione che porta al raddoppio del Messina, l’occhio va verso la giocata tra da Silva e Foresta, l’uomo decisivo è però Anastasi. Due frame per godere al meglio dell’ottima giocata dei giallorossi: nel primo vediamo il numero 21 in possesso palla, Foresta (cerchio blu) capisce che è arrivato il momento di mettere in pratica quanto provato in settimana. Anastasi (cerchio rosso) fa prevalere la parte tattica su quella egoistica: il suo taglio verso destra porta fuori posizione Altobello, quando Foresta attaccherà lo spazio il gol è già fatto.

Secondo frame: da Silva sceglie il tempo perfetto per l’imbucata, Anastasi ha portato a spasso Altobello mentre Stendardo e Som non leggono lo sviluppo. Stendardo guarda la palla ma è lontanissimo dal brasiliano, Som non chiude la diagonale e per Foresta si apre un’autostrada. Palla e attacco coi tempi perfetti, lo scavino con l’esterno destro mostra anche una tecnica individuale sacrificata in questi mesi di tanta corsa del ragazzo scuola Crotone. Bravissimi i due centrocampisti di Lucarelli, ma il lavoro di Anastasi è clamorosamente essenziale per lo sviluppo della manovra. Pensa di squadra il numero 9: la sua corsa è assolutamente tattica, serve ad aprire lo spazio per il compagno a scapito della possibilità personale di finalizzare. Attaccante moderno, mettersi a servizio del gioco prima che puntare la porta è il segno di una intelligenza tattica che a Messina è mancata per lunghissimi mesi.

AIUTO – Ultima immagine della sfida contro il Taranto, passiamo alla fase difensiva: azione confusa che porterà al destro di Magnaghi che Berardi disinnescherà con un riflesso clamoroso. Il tiro del numero 9 arriverà anche grazie a qualche rimpallo di troppo, concentriamoci sulla disposizione con un occhio particolare su un centrocampista: linee blu per evidenziare l’aiuto del rombo di centrocampo che si abbassa con le distanze giuste sulla difesa. Foresta è sempre vertice alto, da Silva è andato a coprire lo scarico su Som, poi c’è un Sanseverino strepitoso. Cerchio blu per il numero 4: profondissima diagonale difensiva per lui, inseguimento impietoso su Viola che attacca il cuore dell’area ma senza la possibilità di colpire. Vediamo come Sanseverino non si applichi sulla disposizione: per logica il suo movimento dovrebbe essere quello di abbassarsi sulla linea con la scalata centrale di De Vito, opzione troppo teorica e che cozzerebbe con lo sviluppo. Sanseverino legge il pericolo e non molla l’uomo sul taglio, lo schieramento della linea copre tutte le possibili giocate avversarie. Sarà bravo Magnaghi a lottare per la conclusione, Berardi fa muro e la partita non trova scossoni.

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