Messina, trazione posteriore

Pubblicato il 21 Febbraio 2020 in Tattica

Pochi sussulti e pochissimi spunti di interesse tattico nella stagione di un Messina che, adesso, si gioca la quarta carta. Cazzarò, Rando e Zeman: allenatori legati dalle difficoltà e dalla mancata applicazione – sul campo – di un preciso credo tattico.

IL PECCATO ORIGINALE – L’errore – cosa ripetuta in maniera stancante – fu in principio. Il ds Obbedio sceglie un allenatore troppo fragile dal punto di vista psicologico prima che tattico. Le difficoltà sul campo, però, arrivano anche per l’incapacità da parte della rosa creata di cucirsi addosso un 3-4-1-2 fin troppo complicato. La difesa paga una staticità evidente, il centrocampo resta piatto e abbandono un attacco servito poco e male. L’avvento di Rando è servito a normalizzare il tutto: 4-3-3 ma con l’accortezza di un tecnico più propenso a capitalizzare che – come accaduto poi – a mostrare il proprio unico modo di far calcio. Rando trova punti e una parvenza di squadra, quando i ragazzi crollano nella stracittadina tutto finisce. Arriva Zeman: il tecnico palermitano raccoglie punti contro le ultime della classe, paga lo scotto contro le avversarie più forti e prova ad alzare un muro di scusanti ogni qualvolta la sua squadra perde. Dietro spezzoni di sfide ben giocati c’è una caterva di limiti che – un calcio estremo come il suo – diventano palesi nelle prestazioni di tutti i reparti. L’addio – figlio anche di un calciomercato a peggiorare – è fisiologico, come logico l’affidarsi a un tecnico “normale” come Andrea Pensabene. Prima uscita e primi segnali: poche cose, fatte semplicemente.

DIFESA – Linea più bassa e raccolta: i terzini hanno meno compiti di spinta, vengono schierati anche in maniera più stretta rispetto alla gestione precedente. Si cerca la densità interna, con Bruno ed Emiliano che attirano verso il centro i compagni di reparto per difendere di gruppo. Gli uno contro uno sono banditi, come l’idea di alzare la linea all’estremo. Cambia anche il presupposto base: a palla scoperta si scappa. Primo non prenderle, per farlo serve una terza linea che dia sicurezza nelle giocate al resto della squadra.

CENTROCAMPO – Il palleggio non può far parte del bagaglio dei giallorossi, proprio per la carenza tecnica della mediana. Se Sampietro e Danza sono gli uomini della geometria, allora, per il Messina i problemi sono abbastanza evidenti. Il primo non ha mai tolto il freno a mano alla sua stagione, mostrando a tutti il classico esempio di calciatore con due facce: fenomeno in allenamento, assente in partita. Dejan Danza non ha mai trovato continuità, in più ha mostrato una buona tecnica ma una banale visione di gioco restando limitato a compitini poco utili. Nonostante un esordio che aveva fatto ben sperare. Il resto del comparto è fatto di calciatori di quantità, spesso poco sfruttati a pieno: vedi Cristiani, talento sprecato della stagione giallorossa. L’abbassamento di Crucitti – ritornello vecchio come l’annata – potrebbe dare maggiore qualità al reparto, ma il tutto dipenderà da un cambio modulo. Di questo parleremo in seguito.

ATTACCO – Il tridente è stato il vero errore del Messina: Coralli finalizzatore che non partecipava, Esposito centravanti completo ma con pochi minuti per essere giudicato. L’arrivo di Rossetti ha mostrato un attaccante troppo innamorato dei ghirigori e meno del gol. Due reti e poco più: la prima col fanalino Palmese, la seconda grazie alla dormita di Latella che ha trasformato un tiro-cross senza pretese in un gol spacca partita. Crucitti si è adattato da esterno destro: il suo rendimento è stato, comunque, eccellente ma resterà il dubbio di quanto avrebbe potuto rendere costruendo – realmente – il sistema attorno a lui. Orlando è stato una grave perdita, ma non si basa la stagione su un 2001. In generale gli esterni del Messina hanno pochi gol nei piedi, con Manfrè che ci ha messo troppi mesi per firmare il primo. L’arrivo di Arcidiacono apre a diverse soluzioni: l’ex Potenza è esterno naturale, ma gli anni passano e i minuti in stagione sono stati pochi. Ecco perché – opzione viva – l’addio al 4-3-3 sarà naturale oltre che indicato.

MODULI – La cosa più divertente nel calcio resta quella di sparare numeri a casaccio. I moduli non hanno nulla a che fare con “la tattica di gioco”, perché un Guardiola porta avanti il suo credo senza restare legato a uno specifico modulo. C’è differenza, quindi, tra la tattica e il sistema in cui il campo viene coperto. Pensabene – torniamo in D – porterà avanti il suo calcio sia confermando il 4-3-3 che planando sul 3-5-2. Modulo adesso invocato dalla piazza, la stessa che aveva crocifisso Cazzarò dicendo che “in D non si può giocare a 3!!!”… ma anche in quel caso avevamo spiegato come non fosse un problema di sistema. Tutto già visto, comunque, contro la Cittanovese, dato che il sistema era lo stesso di Rando e Zeman ma l’interpretazione opposta. Il consiglio, quindi, è quello di giocare poco coi numeri e osservare l’atteggiamento. Il modulo, però, non è un inutile dettaglio: coprire il campo, infatti, resta fondamentale e a questo Messina potrebbero bastare un paio di mosse per divenire meno scolapasta e più concreto anche davanti.

LE SOLUZIONI – Il gioco degli under – che regola oscena! – continuerà a fare la differenza: il ripescaggio di Barbera è fondamentale, il terzino sinistro va a occupare una slot affidata a un Fragapane volenteroso ma sostituibile. Quattro posti: Avella intoccabile, a destra De Meio e Saverino sono opzioni per momenti della partita diversa, Barbera a sinistra; il quarto va in mediana con Buono che ringrazia la sua carta di identità per i tanti minuti in stagione. Con la conferma del 4-3-3 ci sarà spazio – a volte – per Manfrè; con il passaggio al 3-5-2 l’ex Acireale diventerà alternativa in corso. Sacrifici? Due: Fragapane e Cristiani. Del primo abbiamo detto, il secondo rischia di pagare i posti over limitati a 7, oltre all’assenza di un play basso under. La soluzione potrebbe arrivare dall’under nei 3 dietro: Vuolo a Nocera ha stampato una trentina di presenze da terzo di destra, opzione che c’è; ma Ungaro scalpita in caso di passaggio a 3. Ultimo focus su due singoli: nel 3-5-2 pensare di far scalare Crucitti in mediana con maggiore libertà di svariare nella zona centrale diventa credibile; tutto già visto nella Cittanovese dello scorso anno quindi fattibile. Poi c’è Arcidiacono: contro avversari come Cittanovese o Roccella è giusto chiedergli un lavoro da esterno, ma quando l’asticella si alzerà davvero tutto cambia. In un 3-5-2 schierarlo da seconda punta con libertà di muoversi sul fronte, meno compiti di copertura – e quindi maggiori parentesi per tirare il fiato – potrebbe aumentare la percentuale di incidenza dell’attaccante catanese su questa squadra. Avvicinarlo all’area avversaria e al compagno di reparto potrebbe servire per farlo concludere con meno fatica, in più faciliterebbe il fraseggio con Rossetti e le possibilità di far servire l’ex Catania più dentro l’area di rigore. Limitare, infatti, la possibilità di Rossetti di abusare del possesso è soluzione fondamentale. Contro il Roccella, probabilmente, non cambierà nulla in termini di sistema ma il processo resta in corso. Numeri, moduli e allenatori a parte, però, occorre applicazione e forza di volontà in percentuale maggiore rispetto a quanto mostrato fin qui.

*foto tratta dalla pagina Facebook ufficiale dell’Acr Messina

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