Monterosi-Messina, singoli mancati in un contesto mancante

Pubblicato il 13 Marzo 2023 in Primo Piano

Se non puoi vincere… chiediti il perché. Il Messina che impatta sul campo del Monterosi deve guardare il bicchiere mezzo pieno per non farsi abbattere, ma il mancato successo fa rima – e non è la prima volta – con mancata prestazione. Classifica mossa, ma ora serve uno scatto prolungato.

LA PRESTAZIONE CHE NON C’È – Che brutta partita quella del Rocchi. In tutti i sensi e per colpa di tutti i protagonisti. Messina che approccia male restando sorpreso dalla volontà del Monterosi di fare densità in mezzo al campo e di attaccare la profondità con Costantino che battezza Berto e Trasciani come gli avversari da puntare. Distanze perse presto e giallorossi che si allungano fino a spaccarsi. Funziona male il centrocampo che non compatta i reparti e perde il filo del discorso. Marino – preferito a Balde – commette troppi errori di misura con palloni giocati con fretta e paura di sbagliare. E sono sbagliati, ma nel calderone di un primo tempo mediocre non fanno notizia. Messina che non riesce ad accorciare in avanti, fa gestire il ritmo della partita al Monterosi e deve rincorrere. Rischi al minimo perché i laziali sono poca roba, ma quando Costantino spariglia ci vuole Fumagalli. Il primo colpo di scena lo regalano Di Paolantonio e Fofana che si intrecciano a palla ferma e anticipano la loro doccia. Possibilmente fredda, per sbollire. Nervosismo – e restiamo in casa giallorossa – da eliminare dato che non è questa la squadra capace di motivarsi nel caos. Consiglio allargato, visto che nelle ultime settimane si sono disperse troppe energie nel fare polemiche – interne ed esterne – invece di pensare ad accumulare punti. Quello trovato a Viterbo ha un peso specifico se incorniciato nel contesto delle cadute di Viterbese, Gelbison e Taranto e del pari della Turris, ma è meno di un contentino. Il Messina non ha più la rosa per pensare di dover soffrire col Monterosi, di dover perdere facendo spallucce con Cerignola e Monopoli e via dicendo. No, il Messina è squadra di livello più alto e deve ricordarsene. Chiaro, questa è pura teoria perché in campo ci sono anche gli altri e le partite raccontano sempre una storia unica. E ci sono anche le prestazioni dei singoli più attesi che pesano, sia in positivo che in negativo. L’analisi ci obbliga a entrare nelle pieghe per cercare di capire, soprattutto, il momento. Tatticamente sorpresa la squadra di Raciti perché il Monterosi piazza un doppio trequartista che costringe i mediani a schiacciarsi e il pressing alto non pare essere così automatico. Il contrario, così il Messina si lascia abbassare dal Monterosi e quando recupera palla fallisce nel palleggio visto il traffico presente. Voleva giocarla così Menichini, non doveva caderci il Messina. Più scende la linea meno saranno coinvolti Kragl e Ragusa. Il tedesco viene da due settimane passate tra infortunio da smaltire e lavoro mirato. Si vede e si capisce dai primi istanti che raccontano come non sia calato nella partita. Per Ragusa il discorso è diverso: l’assenza di Catania ha accelerato il suo inserimento, ma è palese come la ricerca di crescita giocando non stia funzionando. Le gambe non girano, la testa ne risente e viceversa. Testa, gambe e tattica, perché diventa sempre più evidente come questo giocatore vada isolato dal punto di vista del contesto tattico. Il suo ruolo è quello di esterno sinistro, ma un conto è farlo in un 4-3-3 con un intermedio a limitare la sua fase di rincorsa all’indietro, un’altra è l’interpretazione in un 4-2-3-1 dove se ti scappa il terzino devi dare una mano. Non è il tempo per un Ragusa di sacrificio a prescindere, perché quando si abbassa singolarmente o di squadra disperde energie. Riceve troppo lontano dalla porta e gli avversari lo possono aspettare. La tecnica non basta, servono soluzioni che lo isolino sul giro palla e lo ricerchino (e trovino) sul contro campo. In caso contrario diventa alto il sospetto che il Ragusa di queste settimane sia l’unico possibile.

LA REAZIONE MUSCOLARE – A volere scendere nei dettagli della gara c’è un Raciti (voto 5,5) dal doppio volto. L’imposizione iniziale è ancora troppo remissiva, spiccatamente tattica ma ormai letta in anticipo dall’avversario. Anche perché dall’altra parte c’è un allenatore da centinaia di panchine tra A, B e Serie C. Perez per il movimento, Marino per il lavoro con e senza la palla. Ex post è facile dire che Kragl e Ragusa non fossero in palla, ma pensate alla vostra reazione se alla lettura delle formazioni aveste trovato i due in panchina. La loro prestazione è scadente e abbiamo analizzato i motivi. Come detto, però, c’è una questione di atteggiamento e volontà tattica. Il Messina fatica a fare una partita aggressiva, violenta nella pressione e votata all’intensità nella metà campo avversaria. Resta l’intenzione di poter speculare e trovare la mossa più furba. C’è qualità in questa squadra, anche di genere diverso. Sì, perché quando il Monterosi passa sfruttando la passività di una fase difensiva insufficiente la reazione arriva ed è esattamente mossa da tutte le caratteristiche prima elencate. Raciti ribalta tutto – un po’ come fatto a Palermo lo scorso anno quando tirò fuori Damian e Rizzo – e per Ragusa, Kragl e poi Mallamo sceglie – oltre all’ovvio Balde – i muscoli e l’aggressività di Konate e Zuppel. Il pari è tutto loro. Il primo fa una cosa che in questa squadra fanno in pochi: calcia dalla distanza. Il numero 9 è presente, sente che è il momento giusto e, soprattutto, riempie l’area. Chiaro, il vantaggio aveva modificato l’atteggiamento del Monterosi ma Balde a portare il pressing e Perez spogliato dei compiti di finalizzatore sono stati i primi passi per cambiare l’inerzia. Come Konate che è entrato per accorciare, sporcare e farsi sentire. Parentesi Zuppel: alcuni limiti tecnici sono rimasti presenti, ma una delle sue doti resta l’atteggiamento volenteroso. Entra per spaccare tutto, per fare qualcosa. Il rischio di non far nulla è sempre alto, ma lui ci mette tutto quello che ha. Sarebbe potuto entrare Curiale, invece è entrato lui e questa è un’intuizione che la panchina deve appuntarsi al petto. Alla fine è un pareggio che in un cammino tanto tortuoso ci può stare, prestazione compresa. Il peso in negativo resta, perché il contesto contemporaneo dice che il solo punto in casa trovato tra Cerignola, Andria e Monopoli costringe questa squadra ha strappare vittorie fuori casa. Addendi che si sommano e che mostrano che nel Messina non c’è una questione tra casa e trasferta. No, c’è una questione di atteggiamento tattico (che non è il modulo) nell’approccio alle sfide. Un’intenzione che si trasforma in punti quando la possibilità di controbattere è massima e l’avversario sceglie un ritmo non altissimo. Il contrario del Monterosi, per fare un esempio. Altra versione è quella vista contro Cerignola e Monopoli: squadre che hanno lasciato al Messina l’illusione di dominare la sfida, ma che hanno rischiato zero e vinto con l’episodio. Potevano permetterselo visto che non avevano necessità di vincere a tutti i costi. Ecco, quel tipo di avversario è pura kryptonite per il Messina. Occhio, però, perché il ritmo alto e la confusione imposti dal Monterosi non sono aspetti che questo Messina è capace di digerire con facilità. Calendario che non aiuta con avversari che non variano moltissimo – Pescara a parte – da questo tipo di caratteristiche. In più, le partite del Messina sono guardate, analizzate e studiate da avversari che preparano nel dettaglio mosse e contromosse.

Fumagalli 6: bravo sul tentativo di Costantino, incolpevole sulla rete di Piroli.

Berto 5,5: soffre il continuo puntarlo di Costantino, legge male troppe situazioni. In fase di possesso non c’è mai. (dal 19′ s.t. Versienti 6: più cattiveria e volontà di spingere)

Trasciani 5: Costantino lo porta a spasso con troppa facilità, lui prova a metterci una pezza ma fisicamente è una faticaccia.

Ferrara 5: spesso portato fuori posizione, sulla rete dei laziali è in ritardo e chiude senza possibilità di riuscita.

Celesia 6: tra i meno peggio. Lotta con applicazione contro avversari veloci e tecnici come Vitali e Verde.

Fofana 4: fino all’espulsione la sua prestazione è di poca sostanza, poi si lascia andare al nervosismo e viene cacciato. Errore grave.

Mallamo 5,5: cerca pulizia nel palleggio, ma si schiaccia troppo e deve lavorare troppo basso. Bravo nel pescare Perez che si ferma sulla traversa, ma nell’occasione del gol laziale è troppo leggero. (dal 19′ s.t. Zuppel 6,5: al posto giusto nel momento giusto, non un caso visto che entra con la volontà di spaccare tutto)

Kragl 5: mai visto, se non quando si becca un giallo per una mezza discussione avvenuta, forse, solo nella mente dell’arbitro. (dal 15′ s.t. Konate 6,5: bravissimo a capire di cosa avesse bisogno la squadra in quel momento della partita. Il tiro che muore sul palo e rivive nel tap-in di Zuppel è una dimostrazione di volere e potere)

Marino 5: tanti palloni sbagliati, l’atteggiamento della squadra non lo coinvolge come le sue caratteristiche richiederebbero. (dal 1′ s.t. Fiorani 6: entra subito in partita, si fa sentire in mezzo al campo e non spreca alcun possesso)

Ragusa 4,5: evanescente. Non si vede mai davanti e quando prova ad aiutare si nota come voglia gestire le forze. Manca una vera alternativa, ma deve iniziare a diventare un fattore. (dal 15′ s.t. Balde 6: tanto lavoro in pressione e buona capacità di tenere più alta la squadra)

Perez 6: non è un bomber, poi non è neanche il suo momento vista la traversa che ferma tutto. Più interessante quando lascia l’area di rigore a Zuppel e può svariare sulla corsia sinistra per trovare spazio e creare per i compagni.

MONTEROSI Forte 5,5; Tartaglia 6 (dal 32′ s.t. Della Pietra 5,5), Giordani 5,5, Piroli 6,5; Verde 6 (dal 38′ s.t. Bittante s.v.), Lipani 5,5, Parlati 6 (dal 39′ s.t. Santoro s.v.), Di Renzo 5,5 (dal 39′ s.t. Burgio s.v.); Vitali 5,5 (dal 21′ s.t. Tonin 5,5), Di Paolantonio 4; Costantino 6,5. All. Menichini 5,5

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