Taranto-Messina, non si butta via niente

Pubblicato il 6 Dicembre 2021 in Primo Piano

Un pareggino. Di quelli che non dicono nulla, dove succede così poco che anche le piccolezze diventano enormi. Il Messina che esce sano e salvo dallo Iacovone può sorridere a denti stretti, non tanto per il pari contro un Taranto bruttissimo, ma per le premesse che volevano la squadra di Capuano data per spacciata.

LA NARRAZIONE DEL NIENTE – Nell’articolo di presentazione del match avevamo sottolineato come non esistessero risultati scontati. Vale sempre il verdetto del campo, quello che dice che il Messina ritrova un minimo di ordine e tranquillità dopo quattro sconfitte consecutive infarcite di prestazioni pessime. Male, molto male, il Taranto che giocava con l’obbligo di fare e vincere la partita. Buco nell’acqua per la squadra di Laterza, frenata dalle linee serrate dei giallorossi e dall’inconsistenza della propria manovra offensiva. Il Messina regge, con un 3-4-3 – voluto da Ezio Capuano (voto 5,5) – che rinuncia a Damian per una mediana di puro contenimento e viene scosso dal lavoro senza palla di Catania. Il numero 20 si spolmona tra pestare i piedi del regista Bellocq e aiutare Simonetti in copertura a sinistra. Arma tattica, ma sempre difensiva. Non sia mai, infatti, che il Messina organizzi una gara pensando a come far male. Prima non prenderle, come se ogni avversario sia più forte o pericoloso. Chissà, anche perché questo campionato dice come squadre mediocri, ma organizzate, tipo Picerno o Latina riescano a trovare punti un po’ con tutte le avversarie della fascia medio-bassa (il Picerno anche alta visto il pari con l’Avellino). Rilievo, questo, che non sarebbe neanche accettato, perché partirebbe la lista degli alibi e delle assenze. Parentesi a parte, comunque, il Messina dello Iacovone mette in campo un’attenzione maggiore, dove spariscono le sbavature e distrazioni viste al Francioni o contro la Fidelis Andria. Il ritorno di Carillo è fondamentale, col capitano che mostra quanto il suo peso si avverta quando non c’è. Piccole prestazioni personali che alzano il livello di quella generale, come Konate: il numero 14 tira fuori una gara solida, attenta e senza errori. Incontrista puro, sempre cattivo nei contrasti e in recupero palla. Come dovrebbe essere per le sue qualità che non possono farlo partecipare al palleggio. La sua sostanza in mezzo taglia i rifornimenti al trio offensivo tarantino, frenato anche dall’assenza di Marsili e l’opacità del suo sostituto Bellocq. Primo tempo che non dice nulla, ripresa anche meno. Allo Iacovone, alla fine, non succede niente di niente. Il tiro da fuori di Giovinco trova attento Lewandowski, ma sarebbe stato grave il contrario. Come l’azione di Fofana che, potenzialmente, è enorme, ma che nel pratico non trova nemmeno lo specchio della porta. Questione di centimetri è ovvio, perché un tiro che esce di poco sarà sempre più pericoloso di uno centrale e bloccato con facilità. L’occasione di Fofana, però, diventa manifesto del momento del Messina: una squadra che nella sua massima espressione di pericolo non inquadra neanche la porta.

IL TEMPO NON TORNA PIÙ – Il pari di Taranto, però, è di quelli da tenersi stretti. Il Messina arriva spacciato in Puglia, quasi vittima sacrificale per quanto mostrato nell’ultimo mese col peso della settimana di caos trascorsa. Lo Monaco che si dimette da una carica per la quale non era mai stato ufficializzato, ma che nella sostanza resta in carica. Capuano vicinissimo all’esonero nelle ore successive alla sconfitta contro la Fidelis Andria, poi confermato con Taranto come ultima spiaggia. Un pari che non si butta via, ma che non cura o salva nessuno. Altro giro, altra settimana in apnea. Quella che porta a Torre del Greco, sul campo della Turris dove resta lecito pensare che Capuano si giocherà – come in roulette sulla pelle del Messina – la panchina. A che serve la fiducia a tempo? La fiducia o c’è o non c’è. In un allenatore o ci credi o non ci credi. Le mezze misure non aiutano, il grigio non serve, soprattutto per una squadra che viene agganciata anche dall’ultima della classe. Quella Vibonese parsa pochissima roba al San Filippo quasi due mesi fa. Quanto basta, però, per raggiungere i giallorossi. Calabresi ancora ultimi – ma sono classifiche sempre parziali – a causa di un -11 nella differenza reti che vede il Messina fermarsi a -10. Graduatoria parziale che lascia il tempo che trova, ma anche l’occhio vuole la sua parte e vedere la squadra di Capuano a pari punti con il fanalino di coda non aiuta a guardare al futuro con speranza. Quale futuro? Chissà, perché il clima in casa Messina non potrebbe essere descritto come sereno. O meglio, non è dato saperlo dato che il silenzio stampa prosegue. Una mancanza, non verso la classe giornalistica, ma nei confronti di una tifoseria che ha il diritto di sentire le spiegazioni di proprietà e dirigenza. Non può passare in cavalleria quanto accaduto in settimana, non si farà finta di nulla con la polvere da spazzare sotto il tappeto. Il pareggino serve da consolazione per la domenica notte, ma lunedì è già iniziato il countdown che porta al prossimo giro di roulette per Capuano e squadra. Chiarire, spiegare, uscire dal guscio dei personalismi – tutti compresi, che i soggetti spiccano anche per permalosità – e lavorare per un assetto solido del Messina. Come andrebbero descritte le prospettive di una squadra in cui l’allenatore resta in bilico ogni settimana, con Sullo o un terzo tecnico che restano in attesa. Con un dirigente che si dimette, ma che rimane in sella. Con il resto della dirigenza che fa riferimento a lui e che, quindi, resta anch’essa in attesa. Con il presidente Sciotto che deve capire che strada intraprendere, come e se ricucire e, ultimo ma non per importanza, come intervenire e con quale peso economico sul prossimo mercato. Il tempo non torna più.

Lewandowski 6: ordinaria amministrazione più l’attenzione sulla botta da fuori di Giovinco.

Celic 5,5: un po’ troppo falloso e in ritardo negli uno contro uno. Becca anche un giallo evitabile.

Carillo 6: torna la guida e torna un minimo di ordine, il classico giocatore di cui ti accorgi quando non c’è. Non sbaglia nulla e non perde un contrasto.

Mikulic 6: bravo ad aiutare Simonetti in fase difensiva, resta sempre piuttosto ordinato. Un po’ falloso in fase di possesso.

Rondinella 5,5: c’è applicazione e voglia, ma quando prova ad affondare si ferma quasi subito.

Fofana 5,5: in fase di recupero palla gioca una partita onesta, in quella di palleggio resta scontato. Nel finale si costruisce una grande occasione, ma la spreca malamente.

Konate 6,5: da incontrista puro gioca una gara senza errori. Sempre cattivo, pronto al raddoppio e duro quanto serve nei contrasti. Non gli si può chiedere anche il palleggio, e non si dovrebbe neanche.

Simonetti 6: si adatta a esterno a tutta fascia, lo fa con intelligenza tattica ed esperienza. Quando prende le misure ai suoi avversari non si passa più.

Baldé 5: il solito fumo e poco arrosto. Dovrebbe dare qualità alle ripartenze, finisce col non incidere mai. (dal 17′ s.t. Russo 5: non riesce a farsi notare mai)

Adorante 5,5: si sbatte, lotta, prova a dettare passaggi, ma non può fare tutto da solo. (dal 42′ s.t. Busatto sv)

Catania 5: arma tattica per quasi tutta la gara, finisce con l’impegnarsi solo in fase difensiva senza diventare un fattore – se non in maniera scolastica – in quella offensiva. (dal 33′ s.t. Damian sv)

TARANTO Chiorra 6; Versienti 6 (dal 7′ s.t. Mastromonaco 6), Riccardi 6 (dal 23′ p.t. Granata 5,5), Benassai 5,5, De Maria 6; Labriola 5 (dal 33′ s.t. Santarpia sv), Bellocq 5,5, Civilleri 6; Pacilli 5 (dal 1′ s.t. Ghisleni 5,5), Italeng 5, Giovinco 6. All. Laterza 5,5

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