Avellino-Messina, oltre il crollo: analisi di una crisi senza facili soluzioni
Pubblicato il 27 Ottobre 2024 in Primo Piano
Non farsi travolgere dall’emotività. Occorre restare parecchio lucidi per analizzare quanto fatto dal Messina ad Avellino, e in generale quanto mostrato – come crescita e gioco – in questi mesi. L’imbarazzante caduta al Partenio conta il giusto, più preoccupanti i tanti piccoli errori delle precedenti uscite.
QUANTO MERITATO – Andiamo subito al punto: Giacomo Modica (voto 4 per la partita) è in discussione. No, magari non da parte di una società inesistente che non ha nessuna intenzione di pagare due tecnici e nessuna credibilità per imbarcare un nuovo allenatore affidandogli una missione disperata. Ma dai numeri. Però, perché disperata? Proprio per il motivo per cui, al contrario, Modica non può essere messo in discussione. Perché questa è la sua squadra. Nella sua interiorità, nella sua essenza, nel suo essere legata a doppio filo col tecnico che sta dando loro l’occasione della carriera. La riprova è arrivata nel post Casertana, quando Modica decise di dimettersi per poi tornare sui suoi passi dopo una nottata passata ad ascoltare le parole dei suoi calciatori. Questa premessa è necessaria, perché esonerare oggi Modica significherebbe scontrarsi con la realtà di un gruppo che andrebbe, poi, lavorato con grande cura e delicatezza emotiva. Perché inesperto, perché non del tutto all’altezza della Serie C attuale, perché martellato dal punto di vista tattico. Per fare un esempio a noi vicino: quando si decise – giustamente, numeri alla mano – di esonerare Sullo, l’errore grossolano fu quello di affidarsi a Capuano. Un allenatore lontanissimo per visione e connessione emotiva con quel gruppo. Insomma, la situazione in casa Messina è delicatissima. Il paradosso che si sta vivendo è evidente, tanto che pare quasi sorprendente parlare di una messa in dubbio della permanenza del tecnico sulla panchina. Però, ci sono i numeri e sono loro a portarci, quantomeno, a parlarne. Il Messina ha vinto una sola partita in stagione, il 4-1 sul Taranto. Poi, quattro sconfitte – tutte in trasferta – e sei pareggi che hanno lasciato parecchie recriminazioni per quanto di più si sarebbe potuto fare. La scorsa settimana ne abbiamo già parlato e torniamo a farlo: le partite non si analizzano a convenienza. Contro Casertana e Latina, per esempio, parlare di punti buttati è un errore. La prestazione non va spezzettata per prenderne il meglio, perché dentro la prestazione c’è anche l’errore di Curtosi o quello di Manetta e soci. Fanno parte del tutto, quindi se al Francioni il primo tempo si chiude sull’1-1 e a pochi minuti dalla fine Bocic ammacca il palo da distanza ravvicinata, non si può parlare di 2 punti persi. Se contro la Casertana vai sul 2-0 e ti fai riprendere a venti minuti dalla fine, come si fa a parlare di merito? Il merito non può prendersi la scena nei confronti del demerito a seconda di come ci conviene. Diverso, invece, il discorso se si parla di Potenza e Trapani, ma solo per le tempistiche. Le partite erano finite, bastava solo un pizzico di più di quanto fatto. Invece no, ma a voler essere cattivi anche in questo caso non si dovrebbe recriminare. Perché gli errori – su Verrengia e Udoh – sono stati commessi. Fanno parte della prestazione. Non ci si può nascondere dietro un “se”. Tutto questo per dire cosa? Che il Messina non ha solo 9 punti in classifica per il destino, ma perché ha meritato di avere solo 9 punti. Che non deve essere presa come un’accusa, perché è solo una presa di coscienza. E non ci sono colpe o attacchi, non servirebbero. Occorre, soltanto, rendersi conto di quale realtà si sta raccontando e analizzando.
PRESA DI COSCIENZA – E quindi? In tutta onestà, non sarebbe la cacciata di Modica a cambiare le cose. Anzi, sarebbe un rischio grosso visto il legame col gruppo e la sua capacità di empatizzare con ragazzi che devono gestire qualcosa più grande di loro. Come detto in passato, invece, servirebbe una mano importante dal mercato. Che banalità, direte voi, ma non c’è altra soluzione. Questa squadra ha bisogno di un altro livello tecnico, di altra qualità per poter lottare. Gli errori difensivi non sono di sistema, ma figli di limiti evidenti. Come quelli in costruzione e in fase di finalizzazione. Se Luciani – come al Partenio – non arriva sull’assist di Petrungaro, facendosi anticipare, non è perché non si impegna o altro, ma perché il suo livello arriva fino a un certo punto. E non è una colpa. La partita di Avellino è imbarazzante, per risultato e per il percorso che ha portato al 6-0. Una resa su tutta la linea, arrivata al primo colpo di vento: segnata la prima rete – generosamente favorita da Krapikas -, la partita è finita. Ma non in maniera degna di una squadra professionistica, perché è andata in scena l’arrendevolezza di chi pare attendere la fine nella speranza che l’avversario non ecceda. Avellino spettacolare, guidato con semplice tranquillità da Biancolino e spinto da una qualità di categoria superiore. Attacco strabiliante e difesa solida, e non lo dice la sfida col Messina ma il percorso di questo ultimo mese: 20 reti segnate e una sola subita nelle ultime 6 partite. Numeri da Serie B diretta, Benevento permettendo. Tornando al Messina, la prestazione ha mostrato alcune lacune difficilmente colmabili: se calciatori come Frisenna o Petrungaro possono fare meglio, diventa complicato pensare che altri abbiano qualità nascoste o inespresse. Poi, c’è il capitolo Ortisi: non è un terzino, e va bene. Ma non lo era nemmeno lo scorso anno, quando quel ruolo lo ha, comunque, svolto dignitosamente. Che differenza c’è? La testa. Lo scorso anno il calciatore comprese quanto importante fosse, per la sua carriera, quella soluzione proposta da Modica. Commise degli errori, ma strappò una stagione sufficiente. Soprattutto in proporzione al valore complessivo. Adesso, invece, Ortisi pare spento. Distaccato. Non è una questione di essere o saper fare il terzino, ma di essere o meno un calciatore sul pezzo. Quando D’Ausilio lo lascia sul posto, come già fatto da Silva del Crotone o Carretta della Casertana – non parliamo di Picerno dove avrebbe dovuto ragionare da difensore -, lui mostra una sofferenza di tipo atletico e di concentrazione. Domanda: se giocasse da mezzala sarebbe accettabile? No. Se giocasse mezzala gli capiterebbe di dover difendere nell’uno contro uno, ma se l’atteggiamento è questo il ruolo conta zero. Quindi, il livello del Messina è questo qui e occorre prenderne atto per non meravigliarsi troppo di fronte a una vittoria mancata. Cosa, questa, che non giustifica per nulla il 6-0 del Partenio. Quello, come detto, è figlio di una resa mentale che nessuna squadra deve permettersi. La soluzione quale sarebbe? Forse nessuna, forse siamo già in una situazione di resa. Come detto, non è l’esonero di Modica e neanche la sua permanenza a prescindere. Ovvio, il problema principale – il peccato originale – risiede altrove, ma non staremo a parlare di società. Perché la presa in giro in atto dallo scorso maggio non merita alcuno spreco di parole. Il mercato, allora, sarebbe una cura possibile. Ma chi dovrebbe farlo? La proprietà ha mostrato quanto sia il suo impegno nella costruzione di questa rosa con dei limiti. È lecito, quindi, non aspettarsi chissà cosa, ma retrocedere sarebbe una sorta di eutanasia. Si perderebbero i soldi di questo minutaggio esasperato e non ci si potrebbe presentare ai nastri di partenza in Serie D. Non si potrebbe perché già adesso, in questa mediocre partecipazione in Serie C, non è presente alcun rapporto di stima reciproca tra piazza e proprietà, figuratevi dopo una retrocessione che riporterebbe questo Messina nell’infernale Serie D. Insomma, da questa salvezza passa la vita e la morte di questa società. Al netto del fatto che salvezza non farebbe automaticamente rima con permanenza, lo storico di Sciotto – fatto di mancate iscrizioni minacciate e poi smentite – suggerisce che questo scenario potrebbe ripresentarsi al punto da passare da possibile a probabile. E per i massimi sistemi è tutto, poi c’è il campo e giovedì sera al San Filippo arriva la Cavese per uno scontro diretto delicatissimo in chiave salvezza: conta solo vincere, il resto sono inutili chiacchiere.
Krapikas 4
Papera apripista quella che piazza in occasione del vantaggio irpino. Segno che la giornata sarebbe stata nerissima.
Salvo 4
Disastroso. Sempre fuori posizione, in ritardo e surclassato dal punto di vista fisico. Non vince un contrasto, mai.
Manetta 4
Si fa travolgere dalla piena avellinese correndo a vuoto e senza senso per tutta la partita.
Rizzo 4,5
Ci mette un pizzico di voglia in più, ma è colpevole come i compagni in tutti i gol avversari. Molle, troppo molle, in marcatura.
Ortisi 4
Non ha compreso la grande opportunità che Modica ha provato a regalargli, perché in Serie C nessuno gli darebbe una reale chance. Lo scorso aveva capito quanto importante potesse essere impegnarsi in un nuovo ruolo, adesso pare giocare senza alcuna voglia. Per non farsi saltare secco e senza lottare non serve essere un terzino puro, occorre essere. (dal 1′ s.t. Morleo 4,5: si arrabatta, ma la partita è finita e lui va a picco con gli altri)
Frisenna 5
È giocatore superiore a questo livello, prova a incidere ma non può fare di più. (dal 27′ s.t. Di Palma 4: entra e si fa notare per un’entrata di abnorme inutilità, per non dire altro)
Anzelmo 4
Ha cancellato quanto di buono fatto vedere a inizio stagione. Involuzione totale, soprattutto dal punto di vista della personalità. (dal 1′ s.t. Ndir 3: non pronto per la categoria, dispiace perché il ragazzo si impegna ma gli errori rivelano il basso livello. Legnoso, macchinoso e goffo quando prova a giocare d’anticipo)
Garofalo 4,5
Qualche spunto nel primo tempo, un tiro sparato in cielo e poi il nulla.
Pedicillo 5
Un paio di giocate tecniche di qualità, ma predica un po’ nel deserto e poi si spegne.
Luciani 4
Perde Enrici in occasione del raddoppio, non diventando un fattore positivo in un particolare, come le palle inattive, nel quale la squadra è carente. In attacco è inesistente, quando potrebbe far male non ci arriva. (dal 40′ s.t. Re s.v.)
Petrungaro 5,5
E cosa vuoi dirgli? Corre, ci prova, lavora per i compagni e colpisce due volte. Non è sufficiente, ma è l’unico giocatore che merita qualche buona parola dopo la sfida del Partenio. (dal 27′ s.t. Mamona 4,5: vivace e nulla più, anche se non avrebbe potuto cambiare una partita finita)
AVELLINO Iannarilli 6; Cancellotti 6,5, Rigione 7 (dal 16′ s.t. Cionek 6), Enrici 7, Frascatore 6,5 (dal 22′ s.t. Liotti 6,5); De Cristofaro 7, Palmiero 6,5 (dal 22′ s.t. Armellino 6), Sounas 6 (dal 16′ s.t. Gori 6); D’Ausilio 8 (dal 9′ s.t. Tribuzzi 6,5); Patierno 7,5, Russo 8. All. Biancolino 8
*foto copertina: Acr Messina – Facebook ufficiale | ph. Francesco Saya