Messina-Foggia, la coperta corta

Pubblicato il 19 Settembre 2016 in Primo Piano

“Anche a me piacerebbe fare un calcio diverso, ma al momento se proviamo ad attaccare di squadra ci scopriamo troppo dietro. Se rimaniamo bassi fatichiamo a ripartire”. A parlare di “sindrome della coperta corta” è proprio Sasà Marra nella conferenza di presentazione della sfida contro il Foggia. I risultati a braccetto del gioco non convincono critica e tifosi, il primo ad esserne deluso pare proprio il tecnico campano. Un mister che vuole trasmettere tranquillità, chiacchierando con lui traspare una volontà ancora inespressa di fare calcio ad altri livelli. Tra il poco tempo e una rosa che mal si adatta a categoria e idee di Marra, la classifica del Messina rispecchia quanto espresso fin qui. Contro i pugliesi, oltre ai problemi già noti, mancheranno gli squalificati Musacci e De Vito. I due sono, forse, la parte più deludente della sconfitta di Castellammare. Detto di prestazione, errori e visioni tattiche; quello che non può finire nel dimenticatoio sono le giornate di squalifica collezionate da due dei leader (o presunti tale) dello spogliatoio. Da chi porta la fascia al braccio e dal suo vice ci si aspetta un comportamento diverso, di provocazioni ed errori arbitrali non vogliamo sentire parlare perché nulla giustifica il fatto di aver lasciato in difficoltà i compagni per le prossime due settimane. Da un problema può nascere un’opportunità: la squalifica di Musacci apre le porte ad una nuova concezione del centrocampo, o meglio, ad una nuova divisione delle responsabilità. Il Messina visto fin qui ha delegato ai piedi del numero 8 il compito di creare gioco, spesso scaricando anche i palloni ed i momenti più complicati. Anche per caratteristiche, sia chiaro, è difficile chiedere a calciatori come Capua o Foresta di dominare la mediana, giusto però chiedergli un coinvolgimento diverso alla manovra. In questo senso il ritorno in campo di Milinkovic è una manna dal cielo, il serbo invoca il pallone e non ha timore nel trattarlo e smistarlo. Chance Mancini? Possibile, probabile o praticamente quasi certa. Il romano a Castellammare è entrato in contesto e momento di difficilissima lettura, merita di essere valutato per ben altre prestazioni.

LIMITI – La posizione di Mancini è proprio la questione più interessante del pre-match. Se davanti alla difesa potrebbe toccare a Bramati, per l’ex Verona ci potrebbe essere spazio al ridosso delle due punte Pozzebon-Milinkovic. Si torna alla difesa a quattro, con Mileto favorito su Fusca per fare coppia con Maccarrone. Ionut a destra e Marseglia dovrebbero completare il pacchetto. La difesa è proprio il reparto più in emergenza: la sfortuna di Rea è stata moltiplicata dalla ricaduta subita da Palumbo. Loro due rappresentano, o almeno dovrebbero rappresentare, il vero muro centrale dei giallorossi ma per mister Marra fin qui è rimasto solo un miraggio poterli vedere insieme. In mediana, detto di Bramati e Mancini, il reparto verrà completato da Foresta e Capua. Per Lazar probabile panchina, il rumeno paga sopratutto una cattiva gestione di nervi e ritmo partita. Con Mancini si potrebbe vedere una bozza di rombo, con lui sulla trequarti si proverà ad occupare lo spazio del regista davanti alla difesa del Foggia. Il resto lo dovranno fare gli attaccanti, il loro compito sarà quello di tenere bassi i due centrali di difesa. Il Messina dovrà rimanere stretto e corto, ma sopratutto elastico e pronto nell’aiuto del compagno. Per ottenere il risultato, la squadra giallorossa, dovrà giocare una gara di coraggio e applicazione riuscendo a valicare i propri limiti tecnici e mentali. Una prova di maturità da non fallire, sopratutto vista l’assenza di Musacci e De Vito. Nessun alibi ma uno stimolo, dimostrare a critica e tifosi che con la giusta testa nessun limite è insuperabile.

FORZA – Il Foggia che arriva in Sicilia è forte di quattro vittorie consecutive e di un’autostima che mister Stroppa è stato bravo a ricostruire dopo il terremoto De Zerbi. Il pareggio del Lecce contro la Casertana regala la chance ai foggiani di prendersi, da soli, la vetta della graduatoria. Difficile che la squadra di Stroppa sottovaluti l’impegno, dopo la delusione dello scorso anno il gruppo pugliese sembra spinto da un’immensa voglia di vincere. Il 4-3-3 è rimasto di casa allo Zaccheria, tutte le modifiche del caso sono state applicate (Foggia, la rivoluzione silenziosa di Stroppa) e la nuova identità dei rossoneri è palese. L’ex della sfida, Luca Martinelli, partirà probabilmente per la quinta volta dalla panchina. Il difensore centrale era arrivato in Puglia fortemente voluto da De Zerbi, col cambio in panchina ha sofferto delle nuove gerarchie imposte. Per Stroppa l’intoccabile è Coletti al centro della difesa. Il numero 21, in teoria, sarebbe un centrocampista ma il suo spostamento sulla linea arretrata sta facendo la differenza nello sviluppo della manovra. Accanto a lui ci sarà il brasiliano Empereur, mentre un brasiliano ancora più pericoloso giocherà a destra. Angelo è l’arma letale del Foggia, quando sale lui scatta immediata la superiorità numerica. Marra dovrà chiedere al suo intermedio una collaborazione continua col terzino; in caso contrario Angelo rischia di diventare devastante. In mezzo al campo Agnelli e Vacca si divideranno il ruolo di regista, Riverola completa il reparto. In attacco sono certi del posto Sarno e Chiricò, con loro Mazzeo. Lo spauracchio per tutti sembra essere Sarno, in realtà il Foggia è molto bravo a spostare il gioco sull’altro esterno. Chiricò non godrà, ancora, dell’attenzione mediatica di alcuni compagni ma è indubbiamente uno dei giocatori più decisivi di questo Foggia.

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