Messina, il gioco del silenzio

Pubblicato il 18 Maggio 2024 in Primo Piano

Ninna nanna, ninna oh… col Messina che farò… shhh… non fate rumore, non svegliateli. Il club giallorosso si è trincerato in un silenzio poco simpatico, rotto solo per rispondere e smentire presunte offerte (rifiutate) per l’acquisizione della società. Dibattito marginale, col vero interesse che resta legato al futuro sportivo.

ROMPERE LA NOIA – Pietro Franza – la cui storia da presidente non va ricordata dato che si mantiene ben impressa nella memoria di tutti – risveglia (momentaneamente) la proprietà. Durante una lunga intervista rilasciata alla Gazzetta del Sud – sul ventennale della promozione in Serie A – confessa di aver saputo di un’offerta di 2,5 milioni di euro che il presidente Sciotto avrebbe rifiutato. Piccate le due risposte della proprietà: prima Matteo Sciotto che, con un post su Facebook, definisce in maniera abbastanza cruda Franza; poi con una nota ufficiale che smentisce tali avvenimenti e promette conseguenze legali nei confronti dell’ex presidente giallorosso. Onestamente? Chi se ne importa. Il dibattito che ne segue è frutto anche – e soprattutto – del passato dello stesso Franza, per questo la polarizzazione in atto in città torna a prendere respiro e diventa – in uno stanco pomeriggio di maggio – motivo di interesse. Solita solfa con schieramenti opposti e solite cazzate trite e ritrite sulla stoicità o l’inconsistenza dell’attuale proprietà. La diga si apre e via con la fiumana di teorie, complottismi, accuse e amenità varie. Le parole di Franza erano veritiere o del tutto inventate, come sostiene la società? Chissà… nel senso che bisogna prendere atto della risposta più che furente dell’Acr Messina, ma inventare di sana pianta a che pro? Bah… ci stiamo cascando anche noi, partecipando in parte a una cosa di cui dovremmo disinteressarci. In fin dei conti, poi, l’unico modo per mettere un punto a questa vicenda sarebbe solo uno: che questi presunti offerenti si palesassero. Non tanto per rilanciare accuse, ma per chiarire. Eh sì, perché che Sciotto abbia l’obbligo di vendere non lo afferma nessuno. Usciamo dal discorso Franza che è meglio. Parlando in generale, quindi, possiamo tranquillamente dire quanto sia lecito per questa proprietà rifiutare qualsivoglia offerta di acquisizione. Insomma, non è un insulto infamante confessare che possano esserci soggetti interessati come non è peccato mortale rifiutare. Del tema “cessione del club” ne avremmo fatto volentieri a meno in questa post-season, ma nel silenzio si annida la noia. Questo Messina pare non saperlo e decide – scientemente – di alimentare le illazioni (siamo già usciti dalla questione Franza passando a quella tecnica). Giacomo Modica è stato durissimo nelle settimane che hanno portato alla salvezza aritmetica. Le sue parole sono terminate dopo la sfida interna contro il Potenza, poi logistica e strategia hanno messo il silenziatore ai protagonisti. Contano il giusto – quasi zero – le dichiarazioni prodotte in house, per il semplice fatto che mirano a discutere del sesso degli angeli senza entrare nei dettagli più pruriginosi. Quelli giornalisticamente rilevanti.

LA FIGURA GIUSTA – Il passo indietro è obbligatorio, perché le ultime notizie concrete in tema Messina sono vecchie e risalenti a metà aprile. Modica – che la conferma tecnica l’avrebbe meritata a febbraio/marzo – era stato netto nel far comprendere quali fossero le condizioni per il proseguimento del rapporto col Messina. Sempre che, giusto dirlo, questa fosse la volontà del presidente Sciotto. Un paio di puntini al posto giusto vanno messi: come detto, Modica la conferma la merita da mesi, tra meritarla e averla, però, c’è di mezzo la volontà reciproca. A noi, infatti, resta il compito di valutare dal punto di vista della critica, con Modica che il suo riconoscimento lo ha avuto campo. Questo, però, non pone alcun obbligo. Modica non vuol restare? Va bene. Sciotto non vuol confermare l’attuale assetto tecnico (direttore sportivo compreso)? Va bene anche questo. Va bene tutto, basta che si faccia qualcosa. I sorrisi al D’Alcontres durante una sfida dell’Igea Virtus lasciano il tempo che trovano, dato che le parti non sono di quelle che si accoltellano alle spalle. Tutt’altro… c’è ampia sincerità per dirsi le cose in faccia sempre e comunque. I motivi di questo impasse sono sconosciuti e la stasi non è ben accolta da una piazza che dopo 7 anni vorrebbe solo un minimo di organizzazione. Sia chiaro, pensare che la conferma di Modica e Roma sia la cura per questo Messina sarebbe davvero ingenuo. No, no, la loro permanenza sarebbe solo il primo passettino verso la continuità, ma questo club necessita di tanto altro. Una strutturazione diversa, una dirigenza snella ma pesante nelle capacità e nel valore sportivo, tecnico e politico. Non è vero che Sciotto non ci abbia mai provato, intanto perché ci è riuscito nell’anno della promozione dalla D alla C, come l’anno dopo quando delegò – sbagliando fortemente – a Pietro Lo Monaco. Una parentesi positiva e un tentativo folle nella sua genesi, ma due indizi che dicono che Sciotto sa benissimo come organizzare il club in maniera meno raffazzonata. Ovvio, non basta riempire le caselle. Come detto, infatti, servono persone giuste al posto giusto. Niente più improvvisati, presunti servi sciocchi (che poi non lo sono per nulla, anzi) o approfittatori in cerca di ruoli di rilievo. Questi personaggi devono restare fuori dal Messina e lontani dal calcio – se lo si vuol ripulire e disinfestare -, non è la loro materia. L’arte dell’accozzaglia senza senso è già stata sperimentata, si passi al livello successivo. Sempre che si abbia la voglia e la capacità. Pensare di ripartire coi classici personaggi in cerca d’autore – o di un’etichetta – sarebbe l’ennesimo inno alla mediocrità. Oggi al Messina non serve un centravanti da 20 gol, ma un direttore generale con 20 anni di esperienza. Il resto arriverebbe a cascata. Discorso facilone? Come no… meglio vivacchiare in questo modo, con la marea di scivoloni organizzativi – qualcuno ha detto biglietti aerei? – che restano sotterrati nel silenzio per la volontà di non calcare la mano. Discorsi già fatti, già noti e che, lentamente, non interessano più a nessuno.

LA FESTA È FINITA – Riflessioni, perché non c’è intento accusatorio dato che la vita offre sempre la possibilità di fare meglio. Chissà, forse già oggi – domani o quando gli parrà – il Messina romperà il silenzio per annunciare struttura, obiettivi e strategie. Forse. Intanto, le scadenze si fanno stringenti: il 24 maggio il nulla osta per lo stadio San Filippo – che non dovrebbe essere un problema -, poi il 4 giugno l’iscrizione. Sì, nessuno stillicidio estivo: 17 giorni da oggi e tutto dovrà essere fatto. La sensazione è che nulla sia a rischio e che non ci saranno tarantelle patetiche. Anche per questo motivo – per questa stabilità nelle volontà presidenziali – sarebbe stato accolto con normalità un rifiuto a un’eventuale offerta. Se Sciotto, come sembra, è deciso nel suo volere che ben venga, ma dimentichi di poter godere della pax del recente passato nel caso in cui affidi la sua creatura a perfetti parvenu. Conterà davvero poco l’antipatia comunicativa con cui si cerca sempre un nemico o qualche post da raccolta indifferenziata per provare a far accerchiare – dai soliti quattro – questo o quel critico. La festa è finita. Nessuno pretende risultati sportivi fuori dalla portata e chi contesta la spesa sbaglia, perché una proprietà spende quello che può. Non è questo il punto, come non lo è la conferma di Modica e Roma. Fatti loro, quello che pensiamo su entrambi lo abbiamo già palesato. No, conta come si vuol camminare in questo mondo. Conta il decoro con cui si porta avanti il nome del Messina e non basta iscrivere, pagare e spendere. Serve un’altra tipologia di organizzazione e atteggiamento, anche nei confronti dell’amministrazione comunale. Equilibri politici loro e in piena campagna elettorale sarebbe sgradevole entrare nel dettaglio o fare ironia sugli esperti di selfie. Ma non sarà più accettabile – sempre che lo sia mai stato – vedere il Messina dalla parte della solo incudine. Indubbiamente qualche vantaggio ci sarà anche stato, ma il famoso sfruttamento dello stadio rientrerebbe nelle voci di ricavo che una società dovrebbe saper sfruttare. Non il Messina, che al San Filippo non è più di un ospite. Spesso manco tanto gradito. La sensazione è quella che la stagione sportiva – per l’amministrazione o rappresentanti di essa – sia un fastidio tra un concerto e l’altro. Non ci siamo proprio. La crescita dell’intera città passa anche dallo sport, ma sul tema ci si capisce davvero poco.

*foto copertina: Acr Messina – Facebook ufficiale | ph. Francesco Saya

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