Messina-Juve Stabia, storia di una sconfitta tecnica e tattica

Pubblicato il 6 Marzo 2022 in Primo Piano

Presa di coscienza. Nessun dramma, solo la consapevolezza di non avere a disposizione tutti i mezzi possibili. Il Messina che cade contro la Juve Stabia sbaglia l’approccio e non cresce mai, ma ciò che manca davvero è la giocata tecnica. Quando i muri si alzano i giallorossi ci rimbalzano contro.

IL PIANO PERFETTO DI NOVELLINO – Partita tattica doveva essere, partita tattica è stata. Al San Filippo va in scena un match che delude il palato e appassiona gli scacchisti. Movimenti, coperture, contro-movimenti, mosse e il loro contrario. Di spettacolo nemmeno l’ombra, esattamente come l’aveva pensata Novellino. Il vantaggio campano arriva prestissimo, così il Messina è costretto a soffrire nella confusione sin dall’inizio. Non convincono le scelte iniziali di Raciti (voto 5) che pesca Catania e tiene fuori Russo e Gonçalves. A posteriori sarebbe cambiato poco, perché i due esclusi iniziali non incidono quando vengono chiamati in causa a inizio ripresa. La questione è più grande di quella che potrebbe riguardare il singolo, perché il problema del Messina è legato alle caratteristiche proprie e della partita che viene fuori. La Juve Stabia era reduce da 4 sconfitte in 5 gare, con Novellino tornato in panchina per uscire dalle secche e salvare definitivamente la barca. Anche il punticino, quindi, non sarebbe stato buttato via. Gialloblù, allora, che si schierano a specchio e giocano a specchio: intermedi su intermedi, terzini che si alzano per abbassare le ali giallorosse ed Eusepi a suggerire la profondità. Il Messina fatica a trovare spazi, i desiderati spazi da attaccare. Muro di gomma quello della Juve Stabia, con i giallorossi che sbattono e vengono rimbalzati indietro. La rete di Schiavi arriva da una palla inattiva che i campani giocano con più lucidità e attenzione, ma su cui pesa il fuorigioco attivo di Eusepi non visto. Era sulla linea di tiro, ma senza Var è inutile chiedere perfezione alle terne arbitrali. Tant’è, con la successiva ora e mezza che diventa un noioso giro palla di un Messina sterilissimo. Che la Juve Stabia avrebbe messo in scena una prestazione simile – indipendentemente dal vantaggio – era scontato, che il Messina avrebbe sofferto anche. Quando il match diventa stagnante, le maglie si stringono, i reparti si accorciano e gli spazi sono inesistenti, quando tutto questo accade, ecco che serve la tecnica. Saltare l’uomo, sparigliare, creare superiorità e muovere la difesa. O c’è o non c’è. In questo Messina c’è altro, c’è buona tecnica abbinata alla corsa quando ci sono spazi da attaccare, ma contro la muraglia novelliniana è alternativa non opzionabile.

NESSUNA SVOLTA – Detta così, allora, potrebbe sembrare che per il Messina non ci fossero speranze a prescindere. Concetto esasperato, ma che sarebbe stato difficilissima era possibile immaginarlo. Le scelte di Raciti, dunque, convincono poco: Catania non ha spazi e nemmeno il vantaggio della stanchezza altrui partendo dall’inizio. Busatto sembra essere l’attaccante ideale per Troest e Caldore: sempre spalle alla porta, solo tentativi di sponda e poco dinamismo per disturbare la prima costruzione. I due centrali di Novellino si godono un primo tempo di tranquillità. Adorante è altro tipo di calciatore, uno di quelli che cerca la profondità e che quando viene incontro prova a scaricare di prima. La sua partita non è un granché, ma – sempre col senno di poi – con lui in campo dall’inizio si sarebbe potuto pensare ad altro tipo di interpretazione. Alla fine la rete di Schiavi è decisiva, pesa e favorisce – ma non cambia – le intenzioni della Juve Stabia. Non c’è neanche il famoso piano B da poter sbandierare, perché il Messina non ha il tipo di tecnica e caratteristiche. Un tentativo, forse, si sarebbe potuto fare provando a inserire un uomo tra le linee per cambiare i riferimenti alla difesa campana. Un “forse” gigantesco, perché il Messina non ha in rosa un trequartista dal baricentro basso e la tecnica nello stretto. Sarebbe stato un azzardo, ma comunque un tentativo. Serviva altro ancora, forse qualche palla inattiva, ma anche per quelle occorre creare. I giallorossi, invece, non creano nulla, nemmeno pericoli. La tecnica non è solo un vezzo, perché in tante giocate del Messina si notano errori tecnici dovuti a fretta o impazienza. La Juve Stabia non concede nulla, perché non c’è nulla da concedere. L’atteggiamento è lezioso, a volte anche irritante. Tutto sbagliato, insomma. Con la ciliegina del rosso a Morelli, un eccesso in tutto: in reazione, violenza e conseguenze. Se il Giudice Sportivo si fermerà a una giornata sarà un gran bel regalo. Un’espulsione che chiude una gara, forse, mai davvero aperta. Un grosso peccato, che resta veniale perché il tempo è ancora dalla parte del Messina. In zona playout qualcosa si muove: il Potenza vince, mentre il Campobasso – prossimo avversario – rinvia ancora per colpa della neve. Male la Paganese, brodino per il Taranto. Poi, c’è il Catania: un caso che potrebbe cambiare l’intero scenario, una storia che dovremo raccontare presto.

Lewandowski 6: incolpevole sul gol, bravo poco dopo su Altobelli, per il resto passa un pomeriggio tranquillo.

Angileri 5: soffre l’asse Panico-Stoppa, fatica troppo nel trovare le contromisure e commette più di un errore in fase di palleggio. (dal 41′ s.t. Simonetti sv)

Celic 5,5: si fa anticipare da Troest in maniera decisiva nell’azione che vale la vittoria dei campani. Poi è bravo nel provare a movimentare il possesso giallorosso.

Trasciani 5,5: soffre quando deve andare in contrasto con Eusepi, troppo ruvido in fase di possesso.

Morelli 4: fino al momento dell’espulsione gioca una buonissima partita, poi perde la testa e cade in un eccesso di nervosismo che costa caro a lui e la squadra.

Fofana 5,5: troppi errori tecnici in fase di costruzione, corre sempre per due ma stavolta non può bastare.

Damian 5,5: prova a dettare i tempi, i compagni sono troppo passivi e condizionano il suo lavoro. Si spegne troppo presto.

Marginean 5: non entra mai in partita. Tanti errori e troppa superficialità. (dal 30′ s.t. Baldé 5: non riesce mai a incidere)

Statella 5: non salta mai il suo diretto avversario, non diventa un fattore decisivo. (dal 1′ s.t. Russo 5: entra con la voglia di spaccare il mondo, ma si perde sempre in un bicchier d’acqua)

Busatto 5: soffre il gioco spalle alla porta, i centrali campani lo controllano con facilità. (dal 1′ s.t. Adorante 5,5: si muove e svaria più del compagno, ma non è la giornata in cui trovare il pallone giusto)

Catania 5: oltre modo spento e prevedibile. Mai in partita, Donati lo sovrasta. (dal 1′ s.t. Gonçalves 5,5: come Russo entra con un atteggiamento positivo, ma manca la giocata importante)

JUVE STABIA Dini 6; Donati 6,5, Troest 6,5, Caldore 6, Panico 6,5; Davì 6, Schiavi 7, Altobelli 6,5 (dal 44′ s.t. Squizzato sv); Bentivegna 5,5 (dal 29′ s.t. Scaccabarozzi 5,5), Eusepi 6 (dal 44′ s.t. Evacuo sv), Stoppa 6. All. Novellino 6,5

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