Messina, la lezione da imparare

Pubblicato il 12 Novembre 2019 in Primo Piano

Recita un proverbio cinese: ciò che per il bruco è la fine del mondo, per il resto del mondo è una farfalla.

IL GIUSTO PESO – Così, sette giorni dopo l’apocalittica stracittadina, che aveva addirittura fatto temere una “soluzione finale” che avrebbe prodotto l’azzeramento dell’Acr, il mondo del tifoso si è ribaltato. Se non diametralmente, comunque in parte. Al successo di Corigliano va dato ovviamente il giusto peso: una squadra che inizialmente ha schierato 6 under (cinque dei quali millennials), più due ’98 non è certo il banco di prova più attendibile per misurare le forze del Messina zemaniano. Allo stesso tempo, però, andava pesata anche la sconfitta contro il Fc. Gli scatti d’ira vanno lasciati ai tifosi, mentre una società forte riesce a guardare in prospettiva. Che ci fosse la necessità di un cambio di guida tecnica era evidente – probabilmente il primo a sostenerlo era lo stesso Rando – soprattutto perché già dall’inizio la promozione in panchina del responsabile dell’area tecnica era stata decisa come soluzione tampone. Ma il resto del terremoto ce lo potevamo risparmiare. Non perché il poker di Corigliano cambi il giudizio sui giocatori. Un nuovo allenatore, però, ha tutto il diritto di dare giudizi differenti e di considerare calciatori fin lì inutilizzati addirittura indispensabili. Prova ne sia la scelta di Zeman di schierare dall’inizio Coralli e Sampietro, due di quelli additati come simboli di quella che Paolo Sciotto aveva definito una “rovina economica ed emotiva”.

IL DISTACCO EMOTIVO – La vittoria di Corigliano, quindi, non cambierà – come è giusto che sia – i piani del mercato di riparazione, è tuttavia un colpo di remo utile per iniziare a raddrizzare la barca, in vista di un ciclo durissimo (Biancavilla e Nola in casa, Palermo e Savoia in trasferta). Un ciclo, e non una singola partita con carico emotivo non certo usuale come quella contro il Football Club, nel quale – li sì – verrà decisa una parte dei destini della stagione biancoscudata. Un ciclo, lo ribadiamo, da affrontare comunque con la rosa costruita da Obbedio. Che questo Messina sia rimasto ampiamente sotto le attese stagionali è indubbio: lo sa Sciotto, così come i tifosi. C’è da salvare il salvabile e, in questo senso, le tempeste – destinate, tra l’altro, a risolversi comunque in un bicchiere d’acqua – non aiutano, né sono utili in vista di un rinnovamento della rosa. Allacciamo le cinture, quindi, di fronte a un mese di novembre da bollino rosso, ma soprattutto speriamo che la lezione sia servita. Ciò che per il tifoso è – come è giusto che sia – la fine del mondo, non deve esserlo per chi è al timone di una società. Anche perché, in ogni caso, le strategie da disegnare in vista del mercato di riparazione non dipendono certo dalle dichiarazioni o dalle decisioni del post-partita…

*foto tratta dalla pagina Facebook ufficiale dell’Acr Messina

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