Berretti, Akragas-Messina: il calcio è un’altra cosa

Pubblicato il 22 Marzo 2016 in Primavera

Un bollettino di guerra. È la documentazione che il Messina è pronto a mettere a disposizione di autorità e Federazione per denunciare quanto successo nel post gara di Akragas-Messina, ventunesimo turno del campionato Berretti. L’incontro, terminato con un gol per parte, ha fatto poi registrare episodi di violenza che hanno visto coinvolti i giovani calciatori delle due squadre. Per approfondire meglio l’accaduto abbiamo sentito entrambe le parti coinvolte: il Messina denuncia un’aggressione, per la quale presenterà un esposto alla Federazione, con tanto di denuncia alle forze dell’ordine da parte di Rosario Aleo, il capitano giallorosso coinvolto nell’aggressione. Da Agrigento, invece, se da un lato la società non smentisce il caos del post gara, dall’altro tende a minimizzare sull’accaduto.

AGGRESSIONE, NON RISSA – A descrivere quanto successo ai microfoni di CornerMessina è il responsabile del settore giovanile del Messina, Roberto Buttò: “Parliamo di un’aggressione da parte di alcuni calciatori dell’Akragas nei confronti dei nostri tesserati e non di rissa, in quanto i calciatori del Messina non hanno in nessun modo risposto alle provocazioni costanti degli avversari. E’ stata una caccia all’uomo dal primo minuto, come del resto dimostrato dalle tre loro espulsioni. Longo e Aleo hanno subito una grave aggressione e quest’ultimo ha riportato un trauma certificato da un referto medico, mentre Longo aveva gli indumenti insanguinati. In particolar modo -sottolinea Buttò- Aleo ha ricevuto un pugno allo zigomo ed è stato sbattuto sul cancello d’ingresso, mentre Longo è stato accerchiato da un gruppo di calciatori dell’Akragas nel vicolo tra lo spogliatoio e il deposito, per essere picchiato ferocemente. Sangue dappertutto, anche nello spogliatoio. Durante tutto l’accaduto, nessuno dello staff agrigentino era presente, eccetto il loro allenatore che, insieme al nostro dirigente Benedetto Fazio, ha evitato il peggio”. Buttò, visibilmente accorato, conclude: “È tutto documentato anche dall’arbitro che però, nel post gara, era molto intimorito per tutto quello che era successo tanto da aver chiamato le forze dell’ordine per farsi scortare all’uscita. I giocatori gli parlavano con le mani in faccia”.

IL PRECEDENTE – Le ostilità sarebbero sorte durante la gara d’andata, terminata 3-0 in favore del Messina, una sconfitta non digerita dal team agrigentino che già in quell’occasione, stando a quanto riferito da Roberto Buttò, avrebbe promesso battaglia in vista della partita di ritorno: “Sottolineo che i nostri giocatori non hanno reagito in alcun modo e non sono caduti nelle provocazioni, sotto nostre precise disposizioni. Sapevamo che si sarebbe trattato di una gara difficile, dal momento in cui ci era giunta voce circa dei messaggi circolati su facebook da parte dei ragazzi agrigentini con affermazioni piuttosto pesanti nei confronti dei nostri calciatori. I nostri valori sono altri”. A confermare la versione del responsabile anche un altro dirigente peloritano, Benedetto Fazio: “In quattro anni di campionati professionisti non ho mai visto nulla del genere, roba che non si vede più neanche in terza categoria. È stato toccato il fondo e si è mancato di rispetto ai bambini e ai genitori presenti in tribuna. Denunce e referti medici dimostrano come sono andati realmente i fatti. Per fortuna, nei fatti che ha coinvolto Longo, sono riuscito ad intervenire in tempo, proteggendolo con il mio stesso corpo. Questi episodi devono essere puniti, il calcio è un’altra cosa”.

SCAZZOTTATA – È Mauro Miccichè, responsabile della Berretti dell’Akragas, a raccontare la verità agrigentina, in una versione che non coincide con quella dello staff messinese. A partire da uno degli episodi più gravi, quello che avrebbe visto Longo essere accerchiato e picchiato da almeno quattro calciatori avversari a match concluso: “Non è vero niente, l’ho protetto io da qualche colpo e mi ha anche ringraziato, non è successo assolutamente nulla. Non parlerei di fatti gravi, c’è stata qualche scazzottata ma siamo immediatamente intervenuti. Parlare di clima da far west mi sembra un’esagerazione, c’è stata qualche scorrettezza verbale reciproca sul campo: parole di troppo, ma niente di più”. Miccichè ribalta il racconto di Buttò e afferma: “A dirla tutta si poteva evitare l’accaduto se il portiere del Messina (La Ferrara, ndr) e il numero cinque (Aleo, ndr) avessero evitato di cercare lo scontro nello spogliatoio dell’Akragas. Questo non esclude le responsabilità nostre, che comunque sono condivise fra le due parti”.

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