Cosa ci ha insegnato Messina-Avellino

Pubblicato il 3 Ottobre 2023 in Primo Piano

Vittoria casalinga con l’Avellino che lascia buone sensazioni e risposte convincenti, ma com’è ovvio che sia la strada è ancora lunga e la crescita necessaria per un campionato diverso. Ecco allora 5 considerazioni sul match, utili a comprendere la direzione che il Messina ha intrapreso.

PALLE INATTIVE – Che i piazzati potessero diventare un fattore nel corso della stagione lo avevano capito in molti esultando per il gol su punizione di Firenze nel pareggio di Cerignola. Il centrocampista giallorosso ha un destro estremamente preciso e sfruttarlo diventa d’obbligo per il Messina. Non solo battute dirette, ma anche parabole velenose che mettono in pericolo la retroguardia avversaria. Di saltatori i giallorossi non ne sono certo sprovvisti: a partire da Manetta e Ferrara fino alla punta Vincenzo Plescia, pericoli costanti nelle mischie. Con l’Avellino il gol vittoria arriva proprio da corner, con una perfetto movimento a smarcarsi di Plescia. Imperativo, allora, affinare schemi e strategie per questo tipo di situazioni che, se sfruttate, possono anche valere tre punti.

SCAFETTA POCO PARTECIPE – Impiego massiccio del classe 2002 in queste prime quattro uscite, in cui il centrocampista non ha di certo sfigurato, ma la sensazione è che si è di fronte ad un potenziale ancora inespresso e che si spera possa emergere durante l’anno. Gli interpreti del centrocampo giallorosso hanno tutti caratteristiche ben definite: Firenze in veste di regista, – da vedere come cambierà il suo ruolo con il rientro di Franco – Frisenna mezzala di interdizione e con buone doti balistiche e Scafetta, dei tre il giocatore più offensivo che dovrebbe entrare maggiormente nelle azioni d’attacco. Il ragazzo, durante Messina-Avellino, è sembrato essere poco partecipe nella manovra e troppo spesso fuori dalla partita non dando il contributo che le sue qualità gli consentirebbero di dare. Il tempo c’è, ma la concorrenza aumenterà, starà a lui sgomitare per tenersi il posto da titolare.

TERZINI PIÙ BLOCCATI –Modifica necessaria a gara in corso e che fa cogliere la capacità di mister Modica di leggere e interpretare la partita. Ad un primo tempo di difficoltà difensive, fa seguito una ripresa relativamente tranquilla con poche occasioni concrete per l’Avellino di rimettere la partita in parità. A cambiare è l’atteggiamento di un Messina che, trovato il vantaggio, si riorganizza difensivamente rinunciando il più delle volte a pressare a tutto campo e tenendo i terzini più bloccati rispetto a come di solito si inseriscono e sovrappongono. Il potenziale offensivo degli irpini è davvero importante, ma Ortisi e Lia limitano le scorribande degli esterni mantenendo la posizione e andando duri sui contrasti. La sensazione è che questa possa essere la chiave per soffrire di meno lì dove in queste prime giornate ha subito tanto.

LUCIDITÀ NEI CONTROPIEDI – Strettamente collegato allo sviluppo della gara è il gran numero di ripartenze che il Messina ha a disposizione per mettere l’ipoteca sulla gara. I giallorossi nella ripresa lasciano il pallino del gioco agli irpini e ripartono forti cercando il colpo del K.O., che però non arriva mai. Impossibile non sottolineare una poca lucidità mostrata nel momento decisivo, sia nella conclusione, che nella scelta del passaggio giusto. Tante, troppe le occasioni sprecate senza neanche impegnare l’estremo difensore avversario, utili anche a spezzare il ritmo di un Avellino che premeva. Plescia sgomita e protegge all’estremo delle forze, ma se la stanchezza può essere un alibi per chi era già in campo, non lo può essere per chi entra dalla panchina con il preciso compito di pungere in contropiede. Fumagalli nel finale salva un risultato che con più freddezza poteva essere già acquisito.

ENERGIE NERVOSE – Ultima nota agli ingressi dalla panchina di Zunno, Cavallo e Polito. L’importanza della panchina è un fattore per qualsiasi squadra che giochi questo sport e chi entra a gara in corso ha la possibilità di incidere sulla partita sia in positivo che, come in questo caso, in negativo. Zunno e Cavallo sono chiamati a dare freschezza all’attacco giallorosso, ma dopo tre minuti dal loro ingresso compiono l’impresa di farsi ammonire entrambi per delle ingenuità abbastanza evitabili. Polito riesce a fare anche peggio perchè la sua gara dura solo sette minuti, il tempo di prendere due gialli nel giro di un minuto per non aver ascoltato le indicazioni dell’arbitro sull’atteggiamento nella marcatura. Un comportamento dei tre troppo veemente e che di fatto poteva mettere in difficoltà i giallorossi. Gestire le energie nervose diventa fondamentale in partite come questa e chi subentra a gara in corso deve avere la lucidità per non cadere in eccessi di foga e proteste reiterate.

*foto copertina: Acr Messina – Facebook ufficiale | ph. Francesco Saya

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