
Ultimo atto. Il Messina si gioca l’intera stagione nei 90’ finali dello Zaccheria di Foggia. Vale solo vincere, in caso contrario sarà retrocessione. Se dovesse accadere il peggio, però, nessuno punti il dito sulla squadra.
CUORE E CERVELLO – Non sono partite di sole scelte tecniche. Il peso di una difesa a tre o a quattro lascia il tempo che trova. Certo, queste cose valgono sempre, ma una partita senza appello si gioca – e si vince – con forza emotiva e sangue ghiacciato. Due ingredienti fondamentali per leggere, comprendere e rispondere alle mosse avversarie. Serve lucidità. Sempre. All’andata non è stato così, perché il Messina si è perso, sorpreso dalle mosse del Foggia e dall’atteggiamento non rinunciatario dei pugliesi. Gentile è tecnico giovanissimo che arriva dal lavoro coi più piccoli, non possiede il bagaglio dell’esperienza – anche un po’ retorica – per spingere la sua squadra sotto l’aspetto emotivo. La sua forza, le sue armi, sono le idee e le soluzioni per vincerla sul campo tatticamente. Al San Filippo è andata così, ma il ritorno è un’altra storia. Un vivere o morire calcistico che farà prendere il sopravvento alla paura man mano che il tempo scorrerà. Per entrambe. Sì, il Foggia ha due risultati ma non un vantaggio da difendere, dato che al Messina basterebbe vincere con un solo gol di scarto. Insomma, i rossoneri non possono speculare sul pari e rischiare di retrocedere per un singolo gol subito al novantesimo. Quindi, il Messina sarà ragionatore e altrettanto dovranno essere i pugliesi. Una partita di attesa calcolata, di mosse e contromosse ma con la necessità di restare lucidi. Chi per primo perderà la serenità, perderà la partita.
CAMBIARE – Testa e cuore, ma c’è anche il campo. L’andata ha detto che il Foggia può mostrare una faccia tattica particolare, con Zunno esterno di sacrificio e il possesso come arma per difendersi. Assioma semplice: se ho la palla non posso prendere gol. Cosa fare? Imporre un’altra intensità, la propria. Se il Foggia avrà il termometro del match diventerà dura. Durissima. Serve sparigliare e probabilmente lo sa anche Gentile, che infatti potrebbe bocciare Touho per cercare qualità estemporanea con Emmausso. E il Messina? Dell’Aquila è il candidato per creare superiorità, ma al posto di chi? La logica dice Tordini con Garofalo dirottato a sinistra per mantenere, comunque, equilibrio. Però, se si vuol fare qualcosa di diverso si può pensare all’esclusione eccellente di Petrucci con lo stesso Garofalo nuovamente in mediana. Per il resto, c’è Gyamfi tra i convocati ma Haveri parte ancora in vantaggio rispetto all’ex Cosenza e Ingrosso. Nel Foggia, detto di Emmausso, possibile ingresso di Mazzocco in mediana al posto di Gala. Testa, cuore, campo, e poi? Le conseguenze? Sì, in caso di mancata vittoria il Messina sarebbe in Serie D. O meglio, chissà dove sarà; ma questo discorso varrebbe – e varrà – anche in caso di vittoria. E ne parleremo da sabato sera in poi. Ma restiamo sulla retrocessione: dovesse accadere, nessuno potrà mai permettersi di muovere la minima critica alla squadra. No, non quelle tecniche o tattiche; quelle rientreranno nella normale dialettica post partita. Le faremo, le farete tutti. No, qui si parla di qualcosa di più profondo: di trovare una maturità elevata che suggerisca, anche in caso di retrocessione, di dire “grazie ragazzi”. Perché i colpevoli stanno altrove e questa squadra avrebbe potuto mollare già da mesi, solo per non averlo fatto meritano un applauso infinito.
FOGGIA (3-5-2) Perina; Dutu, Parodi, Felicioli; Salines, Tascone, Pazienza, Mazzocco, Zunno; Sarr, Emmausso. All. Gentile
MESSINA (4-3-3) Krapikas; Lia, Gelli, Dumbravanu, Haveri; Garofalo, Buchel, Crimi; Dell’Aquila, Luciani, Tordini. All. Gatto
*foto copertina: Acr Messina – Facebook ufficiale | ph. Francesco Saya