
Squadra? Insufficiente. Allenatore? Altrettanto. La retrocessione del Messina, però, ha un responsabile unico: Pietro Sciotto. Gestioni al ribasso e al risparmio, una mediocrità anestetizzante in cui sguazzare fino alla cessione farsa che ha prodotto il cialtronesco finale di Foggia.
SPENTI – I discorsi da fare sarebbero due: quello tecnico e quello societario. Perché quanto visto allo Zaccheria merita una lunga parentesi di analisi. Chiaro, sia la premessa che quello che verrà dopo raccontano che puntare il dito contro la squadra sia inutile. Però, tra andata e ritorno il Messina si lascia andare a due prestazioni insufficienti. Vincere o retrocedere. Ma l’approccio è ancora da squadra impaurita, con poche idee e pochissime energie. Gentile vince nuovamente la partita a scacchi con Gatto (voto 4), che si perde nelle nebulose scelte di formazione che vedono Garofalo tornare a sinistra in difesa per lasciare il posto in attacco a Chiarella. Discutibile, perché l’ex Catania non ha la condizione per incidere come vorrebbe. Calciatore da buon quarto d’ora, e invece gli si affida la parte più delicata di una partita che, comunque, il Foggia gioca meglio. C’è Emmausso e si vede, infatti quando i rossoneri attaccano fanno paura. Il Messina è banale, scontato. Palla lunga che Luciani non può nemmeno toccare. Chiarella e Tordini non sono pervenuti, mentre Petrucci e Buchel diventano manifesto della resa fisica. Squadra sempre in apnea, che si allunga e fatica. Zunno sale in cattedra, Lia dimostra la sua fragilità difensiva e il gioco è fatto: Emmausso ha doti tecniche da rispettare, Gelli lo perde e la rete del vantaggio foggiano è una mazzata. Il disegno diventa nitido, il Messina in questo playout non c’è. La reazione non può arrivare, il Foggia non straripa anche per i suoi di limiti e tiene la porticina socchiusa. Gatto si gioca Dell’Aquila (perché solo un tempo?) e De Sena per cercare nuova soluzioni. La scossa emotiva è firmata Crimi, ma Perina blocca Luciani. Non c’è nulla di ragionato, solo la speranza di una svolta. Il VAR diventa protagonista togliendo il sorriso a Mazzocco e portando a un rigore che non aveva visto nessuno. Confermando l’importanza del supporto tecnologico. Luciani non è più infallibile e Perina chiude all’episodio che avrebbe potuto cambiare tutto. Partita finita. Il resto è resa, fisica e mentale. Le geometrie di Buchel si sono perse nella nebbia della stanchezza, così come le corse pulite di Garofalo. Nulla è arrivato da De Sena, mentre da Costantino solo un colpo proibito che vale un rosso. Banchieri era duro con loro? Forse aveva ragione. Ma conta poco, anzi zero. Perché l’analisi finisce qui, questi ragazzi non meritano eccessi. Anzi, resta al centro di tutto la forza che li ha spinti ad andare oltre. Avrebbero potuto mollare quando la barca era stata portata alla deriva da Sciotto e personaggi vari. Sono rimasti, hanno lottato e concesso una speranza, sportiva. Storie di cene tutti insieme per fare economia e gruppo. Con Petrucci e Crimi a tenere unito tutto, a regalare energie mentali che si fatica a comprendere da dove arrivassero. Meritano solo un sincero: “Grazie ragazzi”.
UNICO RESPONSABILE – La parte sportiva è finita. Non c’è molto altro da dire. Obiettivamente, poi, la partita d’andata aveva detto tutto. La questione centrale resta quella societaria. E non aspettatevi attacchi beceri verso Sciotto, chi ha avuto la pazienza di leggere queste pagine in questi 8 anni conosce il pensiero sull’ex presidente. Chi ha letto è consapevole che tutto era stato ampiamente previsto, raccontato anche nei dettagli. Il finale è solo il raggiungimento di quanto fortemente voluto. Dov’è Sciotto adesso? Ha già perso lo slancio da grafomane tornato utile una volta che dalla Procura sono arrivate notizie preoccupanti? Non sarebbe il caso di esprimere il suo giudizio? Lui tifosissimo… al massimo di sé stesso. Basta giocare. Sciotto è stato il peggior presidente della storia del Messina, non per risultati ma per la capacità di dividere e seminare odio. Sospinto da una pletora di lecchini oggi spariti, bravi a reinventarsi critici. Ma sono personaggi di contorno, inutili. Sciotto ha gestito il Messina per 8 anni, puntando al risparmio come ragione di vita; svilendo il concetto stesso di impresa dato che non c’erano investimenti ma spese irrisorie. Quattro anni di Serie D iniziati con un triennio vergognoso, con una verginità ricostruita – agli occhi degli imbecilli – grazie a risibili passanti travestiti da presidenti. Una promozione che può essere fiore all’occhiello altrove, ma a Messina non si può “campare” su una Serie D vinta. La decadenza partita con Lo Monaco, continuata con l’illusione di aver capito come fare calcio. Macché. Solo mediocrità vergognosa. Settore giovanile distrutto, anzi mai nato. Bambini lasciati alla mercé dell’umiliazione sportiva come se nulla fosse. Sempre con la complicità di chi con la gestione Sciotto aveva trovato un infimo posto nel mondo. La lunga lista di allenatori, direttori, calciatori. Tutti passati sotto il rullo del nulla. Un playout vinto quasi per caso, nemmeno festeggiato perché comunque aveva speso tanto. Ma dove? Quando? Il calcio è un’altra cosa. In termini economici e di competenze. Queste sconosciute, perché se c’era un incapace c’era Sciotto a ingaggiarlo. Un lento sprofondare. Voluto. Anche per seri problemi di salute e ci mancherebbe, ma restare è stata sempre una sua scelta. “No” a tutti, servono “le garanzie”; quelle che lui non ha mai dato. Ultime due stagioni mediocri in partenza, con un rilancio solo promesso. Modica si salva alla penultima e sembra quasi che si sia vinto un trofeo. La colpa è sempre della pochezza a cui Sciotto ci ha abituato. Poi, c’è l’ultimo atto: iniziato con l’idea di non spendere nulla e la possibilità di cedere a un gruppo “importante”. Mesi di trattative, incontri segreti, intermediari mitomani. E neanche un soldo vero. Arriva AAD, trascinata a gennaio davanti al notaio quando solo due giorni prima si lavorava per un’altra soluzione. Magari saranno i magistrati a fare luce. Speriamo. Anche per capire quale futuro attende il calcio messinese. Tema per il domani. Di Cissè e Alaimo non parleremo. Chi sono? Nessuno. Il colpevole di tutto è Pietro Sciotto. Non tanto della retrocessione, quella fa parte della vita e dello sport. È colpevole di aver schiacciato Messina sotto la sua visione corta, scadente, miserabile. Di averla tenuta in ostaggio per la paura che non ci fosse alternativa. Ma alternativa a cosa? Otto anni di nulla.
Krapikas 5,5
Incolpevole sul gol, reattivo in un altro paio di occasioni. Male quando il Foggia raddoppia e il VAR lo salva. In generale è troppo nervoso e meno preciso del solito.
Lia 5
Devastato da Zunno. Lo perde due volte e arrivano un gol e una grande occasione. Stagione negativa, chiusa con coerenza. (dal 42’ s.t. Pedicillo s.v.)
Gelli 5
Perde Emmausso che lo punisce. La prestazione è imprecisa, la tensione lo sovrasta.
Dumbravanu 5
Anche lui sotto il livello abituale, tante letture sbagliate o in ritardo.
Garofalo 5
Il suo dirottamento in difesa è il manifesto della confusione in casa giallorossa.
Buchel 4,5
Malissimo. Mai veramente in partita, gestione confusa del pallone e quando deve difendere pare in affanno.
Crimi 6
Il solo a crederci. Impossibile mettergli un’insufficienza. Crea una grande occasione per Luciani e mette intensità quando serve.
Chiarella 4,5
La scommessa perdente di Gatto. Due accelerazioni e nulla più. (dal 1’ s.t. Dell’Aquila 5,5: entra anche con la giusta caparbietà, ma gli avversari lo fermano sempre)
Petrucci 5
Energie finite, si piazza sulla trequarti ma non riesce neanche a infastidire il primo possesso avversario. (dal 1’ s.t. De Sena 5: casualmente entra nell’azione del rigore, ma il suo contributo è finito mesi fa. Acquisto fallimentare)
Tordini 5
Esce per un problema fisico, arrivato nell’unica occasione in cui tenta qualcosa di pericoloso. Trasparente. (dal 18’ s.t. Vicario 5: mai visto)
Luciani 4
Le partite “vere” sono un’altra cosa. Pesano tonnellate. Tantissima fatica per uscire dalla marcatura di Parodi. Quando ci riesce calcia anche bene. Ma l’errore dal dischetto mette un punto a qualsiasi idea di rimonta. (dal 34’ s.t. Costantino 3: nessun contributo dal suo arrivo. Acquisto buono solo per occupare un posto in lista. Chiude con un rosso inutile)
FOGGIA Perina 7; Dutu 6, Parodi 6,5, Felicioli 6; Salines 6 (dal 37’ s.t. Camigliano s.v.), Tascone 6 (dal 23’ s.t. Mazzocco 6), Pazienza 6,5, Gala 5,5 (dal 23’ s.t. Kiyine 5,5), Zunno 7; Emmausso 7 (dal 37’ s.t. Orlando s.v.), Sarr 6. All. Gentile 7
*foto copertina: Acr Messina – Facebook ufficiale | ph. Francesco Saya