Catania-Messina, il riflesso pavloviano

Pubblicato il 15 Aprile 2024 in Primo Piano

L’errore di Delrio è troppo evidente e condizionante per non diventare lo snodo cruciale della sfida del Massimino. Al netto di questo, però, il Messina gioca una partita dai due volti che incoraggia un Catania impaurito e presentatosi alla sfida sull’orlo di una crisi di nervi.

IL RIGORE INVENTATO – Difficile analizzare la gara di domenica sera senza partire dal rigore fischiato alla squadra di Zeoli. Invenzione totale, visione lisergica di un arbitro che si fa spingere da ambiente caldo e proteste dei calciatori etnei. Fischia quasi condizionato da un riflesso pavloviano e finisce per diventare il protagonista della sfida. Peccato per lui che, al netto del rigore, non arbitra neanche male e peccato anche per il Catania, la cui prestazione non può non essere riassunta col rigore inesistente assegnato. Invece, la partita della squadra di Zeoli era stata quella che doveva essere in un momento così delicato. Terrorizzati nei primi minuti, ma aiutati da un Messina spezzato in due e lento nella reazione. Il Catania perde cento palloni ma può giocarne sempre un altro. Così, tocca a Di Carmine firmare il primo squillo con Fumagalli piazzato e reattivo. Balla la difesa del Messina che fatica ad aiutare sui quinti rossazzurri. Catania che suona un ritornello banale come l’appoggio su Cianci e le aperture su Cicerelli. Una, due, tre volte. Il Messina guarda e contiene, ma il vero peccato è la non capacità di ripartire con intensità. Modica (voto 5,5) sceglie di escludere Emmausso ma conferma il 4-2-3-1 con l’inedito Zunno sulla trequarti. La sua è una partita buona, ma solo quando si mette in proprio. Nello sviluppo, infatti, manca la capacità di legare del numero 10. Certo, non si vive di solo Emmausso e il Messina paga anche la serata spenta di Plescia e quella intermittente di Rosafio. Gli spazi ci sarebbero stati, soprattutto sullo 0-0. Dopo, infatti, il Catania si arrocca e difende con due blocchi bassi e schiacciati. Zeoli deve portarla a casa e non ha paura di umiliare il gioco del calcio nonostante la qualità immensa a sua disposizione. Fumagalli si prende la palma del miglior giallorosso perché quando chiamato in causa – oltre che su Di Carmine da Cicerelli su punizione -, ma la sensazione che resta è quella che il Messina avrebbe potuto fare di più. Il primo tempo, come detto, è influenzato da uno schieramento che fatica a lavorare di insieme nelle due fasi e che, paradossalmente, viene favorito dallo svantaggio dato che il Catania si schiaccia e lascia più spazi sulla trequarti al Messina. Provare ad analizzare la partita è obbligatorio, ma tornare sul rigore diventa necessario. La gara è di quelle che difficilmente si sarebbero sbloccate, che viaggia sul filo dell’equilibrio nel suo computo totale e che viene scossa dal penalty. Dumbravanu non fa nulla di sbagliato, ha anche la lucidità di tenere il braccio incollato al corpo in un’azione dinamica. Il tocco è sulla spalla e anche fosse stato braccio sarebbe stato da non punire. Come detto, però, Delrio fischia come inconsciamente condizionato dal contorno. Tocco più proteste uguale rigore. E tanto contro il Messina è sempre gratis. Chiedere ai suoi colleghi.

IL PARI NON ARRIVATO – A inizio ripresa Modica gioca la carta Emmausso e la musica è diversa. Sì, il Catania si è abbassato parecchio, ma il gioco del Messina ha ritrovato fluidità e il secondo tempo meritava la rete del pari. Vero, Cianci si ferma sul palo ma pare episodico e nulla più. Normale che sia così, perché il Catania era sull’orlo del baratro e doveva vincere in ogni modo possibile. Il bel gioco può attendere, anche se non c’è nemmeno questa gran consistenza difensiva. Gli etnei si chiudono e basta, sperano di reggere e scommettono su un Furlan scevro da papere, tipo quella col Giugliano. Il piano è rabberciato ma funziona. Il Messina passa al quartetto leggero che toglie riferimenti e, infatti, Monaco e Kontek devono lavorare di più e con maggiore fisicità. Zunno li porta a spasso e loro lo contengono. Bella sfida. Che funziona in parte, perché il lavoro del numero 11 serviva per liberare spazio da attaccare. Fatto poco e male, con Rosafio sempre spento e Ragusa che deve vedersela col rapido Bouah. Il capitano, però, gioca la partita che deve e può giocare. Ci mette voglia e impegno, soprattutto è un esempio. Conclude poco, ma attenzione a non farsi influenzare dai preconcetti perché dai suoi spunti arrivano pericoli che i compagni non sanno tramutare in occasioni. La gestione di Modica tende a voler cercare di sorprendere l’avversario. Quando si passa al 4-3-3 con Emmausso riferimento avanzato l’obiettivo chiaro è quello di riempire l’area con gli inserimenti di Giunta e Civilleri. Più fisicità per un finale di gara di puro nervosismo emotivo. Le occasioni arrivano, ma Signorile è l’uomo sbagliato al posto giusto visto che non arriva sul servizio di Salvo e non ha la potenza necessaria sulla torre di Manetta. Sì, Furlan devia ma si poteva e doveva fare meglio. Finisce così, con una sconfitta che non complica alcun piano. La zona playoff è lontana tanto quella playout, ma al Foggia – e anche al Crotone – basterà vincere la prossima per essere imprendibile. Anche se lo scontro diretto dei rossoneri col Cerignola è di quelli da tenere d’occhio. Il Messina attende un Potenza che si è messo nei guai con un solo punto nell’ultimo mese. Ai giallorossi manca qualcosa per l’aritmetica, ma la logica – e la sfida diretta tra Turris e Monterosi – suggerisce la stagione è semplicemente ai titoli di coda. Chiaro, servono comunque due partite serie anche per non lasciare nulla di intentato. Dopo, sarà il momento di discutere del futuro. Questo, però, è tema per le prossime puntate.

Fumagalli 7
Grandi gli interventi su Di Carmine e Cicerelli nel primo tempo, nella ripresa non succede più molto dalle sue parti. Deve anche convivere con un fastidio alla schiena.

Lia 5,5
Soffre non poco le discese di Cicerelli e una condizione non ottimale che lo limita nella doppia fase. In avanti si fa vedere timidamente, ma non è molto servito.

Manetta 6
Scivola quando Di Carmine ha la grande chance per stappare la sfida, lo salva Fumagalli. Poi, cresce e duella senza paura e senza soffrire due centravanti di peso come quelli etnei.

Pacciardi 6
Semplicemente non si passa. Quando affrontato in uno contro uno non perde un duello, bravo in alcune letture e uscite in anticipo. In crescita rispetto alla settimana scorsa.

Dumbravanu 6,5
Il tocco che vale il rigore non è falloso, per il resto gioca una partita di grande livello tecnico e tattico, trovando anche i tempi per spingere con i tempi giusti.

Frisenna 5,5
Partita dai due volti: tecnicamente fa vedere cose interessanti e c’è sempre quando bisogna contrastare, peccato che sommi una serie di errori nell’ultimo tocco che condizionano la sua prestazione.

Franco 6,5
Altra partita da leader di derossiana memoria. Uomo ovunque e non spreca un pallone o una goccia di energia. Lucido quando c’è da aprire il gioco, cattivo quando serve fermare gli avversari. Non mancano un paio di litigate al momento giusto, non è il calciatore che si fa condizionare da un ambiente ostile.

Rosafio 5,5
Si accende a intermittenza, anzi nel primo tempo è spento e nella ripresa cresce. Ma combina pochino rispetto a quello potrebbe e dovrebbe dare.

Zunno 6,5
La posizione di trequartista non la digerisce, ma quando decide di spezzare in due la difesa degli etnei diventa imprendibile. Alla fine, è sempre il più pericoloso dei suoi. Da prima punta svaria parecchio e si prende le botte di Monaco e Kontek. Esce sfinito.

Ragusa 6
Con la testa è l’ultimo a mollare, anche se gli manca brillantezza quando punta l’uomo in velocità. Riesce, comunque, a piazzare un paio di serpentine e assist utili che non hanno la fortuna di trovare compagni.

Plescia 5,5
Non entra mai davvero in partita. Simbolico un colpo di testa da buona posizione che finisce vicino alla bandierina del corner. Pochi palloni, troppo sporchi e troppo nel traffico. Non è la partita per lui.

Emmausso 6,5
Nel primo tempo manca come l’aria la sua capacità di cucire il gioco, infatti nella ripresa la musica cambia. Personalità nel calciare quando serve e impegna anche Furlan.

Salvo 6
Entra con buona volontà e capisce che c’è spazio per attaccare, bello l’assist che Signorile non sfrutta.

Signorile 5,5
Pochi minuti ma ben due chance: sulla prima è in ritardo, forse ci crede poco, sul servizio di Salvo. Nella seconda calcia anche bene, ma Furlan c’è. Da quella posizione, forse, avrebbe potuto fare di più.

Giunta e Civilleri s.v.

CATANIA Furlan 6,5; Monaco 6 (dal 26′ s.t. Celli 5,5), Kontek 6, Castellini 6; Bouah 6, Peralta 6 (dal 44′ p.t. Ndoj 5,5), Quaini 6, Welbeck 5,5, Cicerelli 6,5 (dal 25′ s.t. Marsura 5,5); Di Carmine 7 (dal 44′ s.t. Costantino s.v.), Cianci 5,5 (dal 25′ s.t. Chiricò 5,5). All. Zeoli 5,5

*foto copertina: Catania FC – Facebook ufficiale

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