Fc Messina-Palermo, quando un dettaglio rovina i piani

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Pubblicato il 30 Settembre 2019 in Primo Piano

Se il suo piano gara fosse andato in porto senza intoppi, oggi saremmo qui a tessere le lodi di mister Costantino (voto 5,5). Ma nel calcio, si sa, un dettaglio può stravolgere tutto.

SNATURARSI – E quel dettaglio ha trovato lo sbocco nel piazzato vincente di Ficarrotta, il palermitano che ha regalato al suo Palermo una vittoria che ai punti non avrebbe meritato. Il tecnico giallorosso mastica amaro. La sua idea, alla prima uscita in versione conservativa del Fc Messina, era semplice e lineare: cambio di sistema (dal 4-3-3 al 4-4-2), copertura integrale dell’ampiezza del campo, rinuncia, almeno parziale, al tradizionale giropalla costante in cambio di una maggiore solidità in fase di non possesso. Ma questo era solo il primo dei due capitoli in cui aveva spezzato il suo piano. Perché il secondo prevedeva una strategia offensiva più intensa, da attuare quando gli ospiti avrebbero risentito dello scorrere del cronometro. Ficarrotta, appunto, ha fatto saltare il piano con l’unico tiro in porta ospite della ripresa (Palermo che nel 1° tempo di tiri in porta ne aveva trovato solo uno: il tiro incrociato di Felici). Tanto è bastato per disinnescare le aspettative riposte su un cambio di modulo in corsa per il quale Costantino avrebbe optato anche sullo 0-0: dal 4-4-2 al 4-2-3-1, con gli ingressi di Melillo e Bevis chiamati ad alzare il livello del gioco e della spinta. Tutto ciò è avvenuto, ma solo quando sul groppone dei giallorossi c’era già un gol da recuperare. Dettaglio, questo, che fa tutta la differenza del mondo. E allora ci poniamo un quesito: l’atteggiamento rinunciatario, ma a dir il vero impeccabile in fase difensiva del Fc Messina, era davvero l’unica leva per tentare di vincere – o quantomeno di uscirne indenni – questa sfida? Snaturarsi a tal punto, questo è il verdetto del campo, questa volta non ha pagato. Ma c’è un bagliore di luce da cui ripartire per il Fc Messina: l’inedito sistema di gioco di Costantino, scandito da una sinergia costante tra centrocampo e difesa, ha messo in evidenza lo spessore della fase difensiva dei giallorossi, elemento che invece si era rivelato il tallone d’Achille nei turni precedenti.

A 180 minuti dalla fine della stagione regolare chi più probabilmente giocherà i playout, ammesso che gli spareggi si disputino?

Guarda i risultati

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Aiello 5: bell’intervento su Felici nell’unico acuto su azione del Palermo. Responsabilità chiara nel piazzamento sulla punizione che consegna tre punti agli ospiti.

Casella 6: Svolge bene il compito in entrambe le fasi.

Marchetti D. 5,5: concede un fallo evitabile e dunque quella punizione che permette al Palermo di espugnare il San Filippo. Si propone con frequenza sulle palle inattive.

Fissore 6: L’attacco rosanero non ha vita facile anche grazie alla sua capacità di scegliere con qualità i tempi d’intervento.

Quitadamo 6,5: nella sua corsia di competenza non concede praticamente nulla. Sostituito a poco meno di venti minuti dall’inizio del 2° round. (dal 18’ s.t. Melillo 6: buon impatto con il match. Il suo ingresso spedisce verso l’alto la qualità del palleggio dei suoi: rivedere l’uno-due con Carbonaro per dare un’idea più precisa.

Carrozza 5,5: colpisce la traversa con un tiro molto pretenzioso che poteva regalare il pareggio ai giallorossi. Sfortunato e non ordinatissimo, ma la personalità è cristallina.

Marchetti A. 5,5: tanta corsa e costante presenza nella fase di non possesso. Il problema è nella mancanza di coraggio e lucidità nell’azionare il gioco giallorosso. Chiude da terzino. (Dal 35’ s.t. Bevis sv: entra subito nel vivo quando servono le due fiammate per provare a salvare il salvabile. Suo l’assist per il tiro di Carrozza che si spegne sulla traversa.

Giuffrida 6: Impegno massimo, con qualche atto di responsabilità in più rispetto ai compagni di reparto nella fase di proposizione.

Correnti 5,5: Meno bene rispetto ai precedenti. Ma è costretto ad adattarsi al ruolo di esterno nel 4-4-2. Un buon alibi.

Gomes 5: il peggiore in campo. Non riesce mai ad incidere, nonostante Costantino gli conceda il lusso di badare esclusivamente alla fase d’attacco. Apatico.

Carbonaro 5,5: l’impegno c’è ma non le giocate che ci si aspettava da un palermitano d.o.c. che avrebbe dovuto viaggiare con qualche motivazione in più rispetto ai compagni. Caotico.

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