Messina, nostra signora dell’ipocrisia

Pubblicato il 11 Maggio 2019 in Primo Piano

Un gioco delle parti, stancante e fastidioso, come immaginabile. Il Messina resta agli Sciotto, almeno è questa la realtà di un momento fatto di frasi a mezza bocca e rimpalli. Il domani arriverà presto, con novità nel bene o nel male, il termine sceglietelo voi a seconda delle preferenze.

IMPASSE – Le poche indicazioni venute fuori dai primi incontri trovano conferme, lo fanno con il rilancio degli Sciotto e il tempo preso da Arena per riflettere. La distanza resta ampia, con la domanda fuori mercato fatta da un gruppo probabilmente senza nessuna intenzione di vendere. Inutile nascondersi: gli Sciotto hanno tutto il diritto a non voler cedere un bene proprio, meno concesso il tirare la corda in una trattativa che poteva vivere di una linearità maggiore. La sovrastima dell’Acr Messina è evidente, come chiare sono le frizioni nate da qualche conto in più e spese da portare avanti fino al 30 giugno. La domanda non trova riscontro col reale valore di una società senza nessun parco calciatori, senza una strutturazione reale e senza un vivaio florido. L’Acr Messina degli Sciotto è un nome vuoto, fatto di due campionati senza memoria e nulla più. Provando a periziare, e pesare, quanto questo Messina valga non si potrà non finire con un amaro sorriso; letta la richiesta della proprietà il tutto si trasformerebbe in una fragorosa risata. Dall’altra parte c’è un Rocco Arena che non molla la presa ma prova a comprendere la strategia di Sciotto, con nessuna voglia di pagare un centesimo in più rispetto al valore, con buona pace degli scellerati che pensano che fare impresa faccia rima col buttare soldi per mero machismo volgare e inutile. Il peso di Rocco Arena lo dirà il futuro, se intrecciato a Messina, anche se non è difficilissimo, anche per i commercialisti da pagina Facebook (strani passatempi nostrani) e affini, scoprire utili e fatturati di qualsivoglia società. Provando a fare uno sforzo, anche loro, capirebbero che un imprenditore può essere anche ricco, o ricchissimo, questo non vorrà dire che l’investimento sarà poi parametrato. Chiaro, infatti, come il progetto di Arena (ma varrebbe e varrà per qualsiasi imprenditore normodotato) sia quello di sfruttare il bando per la concessione dell’area del San Filippo per creare un indotto economico nel quale far fiorire il calcio messinese; concetto forse troppo difficile per una parte di città intrisa di analfabetismo economico, calcistico e logico.

CHIACCHIERONI – Una città che non ama smentirsi. Questa Messina, che nel suo sottosuolo ricoperto dal disinteresse generale racconta una trattativa di Serie D, resta uguale a se stessa. Avvilente tragicommedia comunicativa, quella delle voci ufficiali sulla trattativa, fintamente dettata dalla riservatezza. Viene fuori un popolarsi di “sentito dire” che rendono il tutto ancora più grottesco, con personaggi al limite dell’obbligo al ritorno sui banchi di scuola a ciarlare di cifre e fatturati. Una città che non sa ma che ama chiacchierare, soprattutto sul maledetto social network utile a rendere soloni del nulla anche quattro stronzi o professionisti della cazzata urlata. Messina è anche questa, lo è in un momento in cui si prova a raccontare con il massimo del distacco una trattativa di Serie D. Non è possibile, perché c’è sempre il furbetto che etichetta e la spara grossa, rendendo frustrante il tentativo di raccontare con chiarezza e verità quello che accadrà; soprattutto nel rispetto delle due parti in causa che trattano sulla base di centinaia di mila euro e non di noccioline. Il rispetto questo sconosciuto, meglio la parola in più detta “dall’amico”, una tristezza che finirà per non far scorgere la realtà dei fatti neanche in questo caso.

IL DOMANI – I due comunicati della mattina lacerano le parti: da un lato la famiglia Sciotto rinchiusa nella sua bolla dove il mondo scorre diversamente, un universo nel quale parlare della trattativa significa avere interessi e i tifosi incazzati sono una minoranza. Il mondo parallelo degli Sciotto, un ritornello stonato già sentito mille volte e che ormai non stupisce neanche più. Nel frattempo la squadra dovrebbe preparare la finale di Latina, dovrebbe però. A difendere la società, tanto, ci saranno sempre quegli strani profili social nati ieri e con zero amici, ma pieni di notizie e certezze sulla bontà del progetto Sciotto. Dall’altra parte Arena risponde con una precisazione puntuale sulla cifra richiesta, che non è di poco superiore alla cifra spesa per l’acquisizione del titolo (così si legge e così riportiamo), e che adesso prende tempo non senza pensare alle alternative. Un titolo sportivo di Serie D (il Città di Messina è l’esempio più ovvio, comprensibile anche da chi confonde sempre il lavoro col tifo), e la possibilità di una nuova denominazione col marchio Fc che Pietro Franza sarebbe pronto a donare a titolo gratuito. Un’opzione sul tavolo, nulla più che un’alternativa da prendere in considerazione se da parte della famiglia Sciotto arrivasse una netta e definitiva chiusura. Altre opzioni? Chiuderla qui col calcio, ma il pallone e la passione non moriranno mai anche a dispetto di presidenti, presidenti di cda, imprenditori, sindaci, profili fake, prezzolati, urlatori e cazzari di professione.

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