Messina-Picerno, un giorno in più è un giorno perso per la ricostruzione

Pubblicato il 5 Dicembre 2022 in Primo Piano

Al peggio non sembra esserci fine. Il Messina si lascia tramortire da un Picerno a cui bastano le marce basse per passare contro una squadra inerme e lontanissima da ogni possibilità di salvezza. Auteri resta in sella, idem Pitino: segno di come nel calcio valga davvero tutto.

IL PASSO INDIETRO MANCATO – Un giorno in più è un giorno perso per la ricostruzione. Al termine della sfida persa contro i lucani in casa Messina non arriva il tempo della riflessione. Tutto il contrario. Gaetano Auteri trova il modo per presentarsi in sala stampa e avanzare la giustificazione di un campo indecente (ci torneremo) e dibattere sui perché di una contestazione – secondo il suo parere – fuori luogo. La non-prestazione del suo Messina finisce in secondo piano, se non per qualche micro analisi sempre legata alle difficoltà di gioco su un terreno impraticabile. La deriva verbale conduce verso il contestare chi contesta, con tanto di lezioni di tifo non richieste. Nel mondo del paradossale a cui questo Messina sta abituando, allora, diventa quasi normale arrendersi alle mancate dimissioni di Auteri e Pitino. Stesso discorso per il loro mancato esonero, che magari arriverà nelle prossime ore ma che è maturo già da tempo. Il dg Manfredi prende parola dopo il tecnico, un gesto di responsabilità ma tardivo anche questo. Sceglie, spesso, un politichese che parla tra le righe in un gioco dei ruoli che viene rispettato solo perché, alla fine, il messaggio passa chiaro. “Rivoluzione” non è termine usato a sproposito e quando viene toccato il tasto del valore della squadra, ecco aprirsi uno scenario che non dovrebbe ammettere vie di mezzo. Se la rosa presenta grossi limiti, le soluzioni – tutte collegate e sovrapponibili – possono essere, al massimo, tre: o chi l’ha costruita deve essere esonerato o chi l’allena non è stato capace di valorizzare il materiale a disposizione e ad essere esonerato deve essere lui. Terza via? Esonero per entrambi. Scegliete pure la busta: la 1, la 2 o la 3? L’ultima rimane quella che rappresenta una maggior giustizia. Nel mondo del paradosso – come detto – rischia di restare viva la probabilità che non rotoli nessuna testa. La responsabilità di tali decisioni resta tutta nelle volontà del presidente Sciotto, toccherà a lui intraprendere la via migliore per l’ultimo tentativo di salvezza del Messina. Il discorso sugli errori della proprietà diventa sottinteso. Ovvio che ogni mossa sia stata sbagliata, ma non si cambia una proprietà in mezza giornata. Due figure tecniche, invece, sì. Dopodiché, resta sempre vivo l’invito, nel caso in cui la volontà fosse quella di cedere, di affidarsi a specializzati professionisti del settore. Le parole lasciano il tempo che trovano. Nel frattempo, dato che non sono soluzioni rintracciabili in mezza giornata, si appronti il piano per la ricostruzione della rosa nel mercato di gennaio. Sull’argomento, comunque, il dg Manfredi ha già spiegato come Sciotto sia pronto a reinvestire per provare a rientrare in lotta salvezza. Perché, sia chiaro, al momento questa squadra (tutti inclusi) non ha i mezzi nemmeno per lottare.

TERRENO FANGOSO – Un po’ come Auteri, anche noi, stiamo commettendo l’errore di non insistere sulla partita giocata contro il Picerno. Della partita dovremmo, invece, parlare dato che l’esasperazione del momento – con critiche, analisi e sentenze sempre più aspre – nasce da quanto mostrato in campo. Parola, quest’ultima, che può essere usata come sinonimo per terreno di gioco. Quello del San Filippo è indecoroso. Termine che, forse, finisce con l’essere fin troppo edulcorato rispetto al reale stato. Il sindaco Basile – vicino a ricevere un paio di interrogazioni scritte, annunciate per mezzo social, dai consiglieri di opposizione – dovrebbe essere il primo a incazzarsi e interessarsi per la risoluzione di quello che rappresenta un fortissimo danno di immagine per la città che amministra. Per la sua città. La gestione – già dallo scorso anno – è passata dal Comune (ancora guidato dall’amministrazione De Luca) alla Messina Servizi (partecipata comunale il cui cda era presieduto, all’epoca, da Giuseppe Lombardo e dallo scorso agosto da Maria Grazia Interdonato). Importante: il momento non consente di perdersi nella classica caccia ai colpevoli come primo obiettivo, perché è arcinoto come il problema sia di tipo strutturale e quasi impossibile da risolvere in tempi brevi o tramite l’ingannevole panacea che porta il nome di “semina”. Non è certamente questo il problema di fondo. Il famoso “impianto di drenaggio” parrebbe danneggiato o comunque in grosse difficoltà di fronte alla grande quantità d’acqua caduta in queste settimane. Tutto ciò, incide in maniera imbarazzante, dopo ogni pioggia. Come sempre, però, quando si tocca un tema tanto delicato il rischio è che tutti facciano a gara ad allontanarsi dalle responsabilità. Che non possono non esistere, anche se in questa città è spesso colpa di nessuno. Misteri. Prioritario, al momento, concentrarsi sul tema delle soluzioni. Comune e Messina Servizi trovino, intanto, il modo per risolvere e non si preoccupino solo di ricercare giustificazioni o spiegazioni. Quelle diventeranno argomento, soprattutto, per la politica e la dialettica tra maggioranza e opposizione. Intanto, la Lega Pro ha diffidato per due volte il Messina e la gara del 18 dicembre contro il Taranto è più vicina dall’essere disputata in altro stadio piuttosto che al San Filippo. Settimana prossima inizieranno gli interventi per il recupero del manto erboso, poi si dovrà attendere il sopralluogo dei delegati di Lega che decideranno se Messina-Taranto potrà essere disputata al San Filippo o dovrà giocarsi in un diverso stadio omologato per la Serie C. Opzioni? Catania o Vibo Valentia, la seconda resta la più plausibile.

INUTILI TATTICISMI – Come detto in precedenza, però, non è possibile archiviare le questioni di campo e far disperdere la memoria di esse. Auteri (voto 4) sceglie un 3-4-3 che sembra somigliare più a un rituale a cui aggrapparsi che a una reale convinzione. Modulo difficile, tra i più complicati del mazzo e che sembra lontanissimo dall’adattarsi alla rosa. Mancano i laterali – i quinti come dicono quelli bravi -, e anche gli esterni offensivi sembrano soffrire del campo ridotto che il modulo gli regala. In 3-4-3, infatti, la salita dei laterali accorcia in avanti il campo degli esterni offensivi – che non saranno tornanti ma non possono vivere di soli tagli centrali – che perdono slancio e ricevono, davvero troppo spesso, sui piedi e da fermo. Un giocatore come Catania, per fare un esempio, non può mai trovare spunti interessanti con così poco campo da attaccare. Quando il Messina si compatta e muove di insieme il lavoro degli esterni offensivi ne risente positivamente, ma la variante è diventata più che assente nelle ultime settimane. L’idea di togliere riferimenti con tagli e interscambi, forse, non ha mai funzionato. A sprazzi, per circostanze più legate a carenze avversarie. Alcune mosse tattiche – vedi Fiorani – sono state lodate quando giustamente compiute, dopo si è perso lo spunto tattico per finire col creare un ibrido figlio di una carenza di alternative. Insomma, Fiorani fa l’esterno di centrocampo perché di esterni non vi è traccia. Col Picerno tutto questo si rappresenta fin dal calcio di inizio, con la ciliegina sulla torta rappresentata da Zuppel: a Foggia il primo tentativo di dirottarlo a destra nel tridente. Un insuccesso evidente, sempre che non basti mezzo duello vinto con Rizzo su un lancio lungo. I tagli verso il centro per andare a calciare sono solo teoria, sia perché la sua fisicità non gli regala lo spunto per sorprendere e anche perché la giocata resta di una banalità facilmente comprensibile. Il ragazzo si becca pure un paio di risate amare quando arriva a calciare dai venti metri e spedisce il pallone in fallo laterale. Sbucciato per colpa del terreno, ma resta il coraggio di averci provato mentre calciatori con centinaia di presenze stavano a guardare. Zuppel esterno non funziona, anche quando si accentra per duellare o giocare di sponda cambia poco. Troppo falloso nel controllo, in palese continuità con quanto mostrato a Francavilla a inizio campionato. Miglioramenti tecnici non pervenuti. Ecco, i limiti di cui spesso si parla. E Auteri cosa ha fatto a riguardo? Poco, a quanto pare. Ne parla spesso, sottolinea e si arrabbia giustamente. Verso questo limiti, però, non sembra essere mai andato. Verso una correzione che passa, anche, da una maggiore semplicità tattica e nelle richieste. Il Messina sprofonda anche per questa visionaria idea di avere trame di gioco a cui appigliarsi. Macché… occorre lucidità. Come quella di Longo che visto il campo chiede ai suoi di non costruire dal basso e giocare lungo su Santarcangelo per attaccare le seconde palle. Soluzioni, magari poco da maestri, ma di grande sostanza. Nel calcio avere una precisa identità è cosa buona e giusta, lo è anche capire i propri difetti e lavorare per limitarli e correggerli.

Lewandowski 4,5: grandi responsabilità sulla rete del Picerno. Vero che i difensori gli oscurano la visuale e che il terreno fangoso lo mette in difficoltà, ma lui arriva sul pallone troppo molle e insicuro.

Berto 4,5: sempre fuori posizione. Largo quando deve stringere e viceversa. Esposito lo taglia sempre fuori e finisce col capirci poco. (dal 31′ s.t. Konate 4,5: continua a non dare nulla alla squadra, manca pure in termini di agonismo)

Trasciani 5: tra i meno peggio, ma è anche vero che il diretto avversario, Santarcangelo, non è attaccante immarcabile. A volte si lascia travolgere dalla confusione. Non può far ripartire l’azione per colpa del terreno di gioco.

Ferrini 4,5: lentissimo nelle scalate, poco lucido quando c’è da leggere l’azione offensiva avversaria.

Fiorani 5: almeno ci mette l’anima. Lotta più di tutti, anche se è la sua respinta centrale a favorire Guerra per il tiro che vale la vittoria.

Fofana 5: nei duelli riesce anche a strappare qualche pallone, ma in un momento di difficoltà la sua non-leadership con tanto di fascia al braccio diventa manifesto programmatico.

Marino 4,5: sbaglia tutto il possibile. Non è terreno di gioco per lui, in realtà non lo sarebbe per nessuno. (dal 16′ s.t. Napoletano 4,5: prova a puntare il diretto avversario, capisce di non potercela fare e sparisce)

Versienti 5: avrebbe gamba e cattiveria agonistica, farle vedere è un’altra storia.

Zuppel 5: meriterebbe un voto altissimo per il solo essersi applicato in un ruolo così lontano dalle sue corde. Troppo acerbo per questi livelli. Non copre un pallone e quando gli finisce tra i piedi fatica anche nel semplice controllo. Non può ricevere un voto peggiore viste le richieste con poco criterio calcistico di Auteri. (dal 10′ s.t. Balde 4: chi l’ha visto?)

Curiale 4: sempre bravo a non essere nel posto giusto al momento giusto. Perde tutti i duelli, a volte palesa un’inferiorità fisica che lascia interdetti.

Catania 4,5: che confusione. I mezzi li avrebbe, ma la concretezza non è nel suo menù. Si perde in tocchetti, finte e finisce col perdere decine di palloni.

PICERNO Albertazzi s.v.; Pagliai 6 (dal 36′ s.t. Novella s.v.), Ferrani 6, Garcia 6, Guerra 7 (dal 36′ s.t. Monti s.v.); De Ciancio 6, Dettori 6,5; De Cristofaro 6,5, Reginaldo 6 (dal 12′ s.t. De Franco 6), Esposito 6 (dal 36′ s.t. Diop s.v.); Santarcangelo 6 (dal 15′ s.t. Kouda 6,5). All. Longo 7

*foto copertina: Acr Messina – Facebook ufficiale | ph. Francesco Saya

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