Messina: tra ripicche, ultimatum e dignità

Pubblicato il 11 Febbraio 2020 in Primo Piano

Cronaca di un disastro annunciato. Senza riuscire a fornire neanche più spunti per un’analisi razionale che riconduca al calcio giocato, il Messina prosegue il suo cammino verso la zona play-out.

LE PUNIZIONI – Tra una sconfitta e l’altra, continua ad andare in scena un copione a cui la famiglia Sciotto ci ha già abituato: piccole e grandi ripicche, decisioni cervellotiche (non fare allenare la squadra per punizione!), disorganizzazione gestionale. Ci sarebbe stato, nel confronto della settimana scorsa tra squadra e proprietà – stando a quanto filtrato dallo spogliatoio e rilanciato (senza che fosse smentito) da alcune testate – anche un ultimatum: 6 punti nelle prossime 2 gare oppure si chiude bottega. E ora che anche questo micro-obiettivo è sfumato? Abbiamo purtroppo imparato che, specie in questo periodo dell’anno, interpretare le mosse della proprietà dell’Acr equivale – parafrasando Vasco Rossi – a cercare di dare senso a qualcosa che… un senso non ce l’ha.

LA DIGNITÀ DI MESSINA – Tuttavia, non va dimenticato come gli Sciotto abbiano responsabilità a cui non possono comunque venire meno. Prendiamo spunto, a tal proposito, dal messaggio di un nostro attento lettore, che ci ha stimolato sulla necessità di approfondire quanto accaduto domenica scorsa al “F. Scoglio” (gestito dall’Acr), dove ha giocato – pagando la dovuta quota d’affitto – l’Fc Messina. A fine partita, doccia gelata per tutti e non in senso metaforico: “Io – scrive il nostro lettore – non sono né pro Acr né pro FC, sono solo pro Messina calcio e non è accettabile che una squadra (il Nola) e una terna arbitrale nella quale vi era anche una Signora siano dovuti ripartire senza fare la doccia”. In sintesi, la riflessione mette in evidenza i danni di immagine che la famiglia Sciotto sta causando con i propri atteggiamenti. E, ancora: “Prendere posizione non significa essere pro Fc o pro Acr e viceversa, significa solo essere dalla parte della città di Messina”. Condividiamo pienamente tutto ciò: oggi è la caldaia non funzionante, ieri erano le vertenze perse con i calciatori, ieri l’altro le diatribe con i dirigenti e, poi, i contrasti con i procuratori, gli assegni “errati”, ecc.. La lista è lunga e ci riporta sino agli esordi dell’attuale proprietà Acr nel calcio cittadino. Qui non è più soltanto questione di rivalità, di marchio da salvare, bensì di dignità. E non parliamo di quella degli Sciotto, bensì di quella – molto più importante – di un’intera città.

*foto tratta dalla pagina Facebook ufficiale dell’Acr Messina

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