Crotone-Messina: il direttore, l’allenatore e il presidente

Pubblicato il 24 Dicembre 2022 in Primo Piano

Giorno zero. Natale surreale per un Messina che, nonostante una vivacità diversa, perde a Crotone ed è sempre più ultimo. Restano i limiti, gli errori e la necessità di rivoluzionare profondamente l’intera rosa. Dimissioni per Pitino e Auteri, ora la proprietà comunichi strategia e nomi dei successori.

IL TEMPO DI SCIOTTO – Difficilissimo mettere sul tavolo nuove argomentazioni, analisi o semplici notizie. L’ultima giornata del 2022 diventa la più paradossale di una stagione che non sembra regalare granelli di serenità. Pitino e Auteri lasciano, lo fanno con un comunicato che arriva qualche ora prima della gara in programma allo Scida. Evenienza che prende forma nelle scorse settimane e diventa concreta nella nottata tra giovedì e venerdì. Tutto nebuloso attorno a questo Messina, tanto che nel comunicato si legge che la proprietà deciderà a breve se accettare il passo indietro dei due protagonisti. Una formalità, ma nelle parentesi curiose di questa stagione entra di diritto. Panchina affidata a Cinelli almeno per la sfida di Crotone, del domani non c’è certezza. Sì, perché ore dopo gli addii nessuna comunicazione societaria è ancora arrivata. Il lavoro per condurre Pitino e Auteri non è vecchio di giorni, ma di settimane in cui limare le modalità per salutarsi. Nel frattempo, però, cosa si è fatto per ricostruire? Attendere non serve a nulla, allora il presidente Sciotto dica – e pure immediatamente – chi sono le figure incaricate di proseguire la stagione. Direttore sportivo in testa, a cascata arriveranno le decisioni sulla conduzione tecnica. Cinelli ha guidato – in appoggio a Raciti – la squadra lo scorso anno, la sua candidatura resta sul piatto. Dipenderà, come detto, da chi occuperà la casella di direttore sportivo. Chiaro, infatti, che qualsiasi ds – al netto delle disponibilità economiche – vorrà indicare un proprio allenatore. Passaggi fondamentali, se non arriveranno occorrerà iniziare a pensare a opzioni diverse rispetto all’attuale proprietà. Difficile ipotizzare un semplice disimpegno, se così fosse non ci sarebbe stato bisogno delle dimissioni di nessuno. Sarebbe bastato farsi cullare dall’inerzia negativa. Cedere è, allora, l’unica opzione differente rispetto a quella di rivoluzionare di tasca propria il cammino del Messina. Non facile in mancanza di offerte o di offerte ritenute solide. Dovremmo ripetere le modalità necessarie per essere presi sul serio dall’intera piazza, ma basta dire che voci soffiate e trattative carbonare non sono più gradite. E nessuno si trinceri dietro la “delicatezza” della trattativa. Non prendiamoci in giro. Anche questo, tra l’altro, è un concetto che siamo costretti a ripetere.

SPRAZZI DI CALCIO E SOLITI ERRORI – La partita dello Scida merita un’analisi non superficiale. Ci mette davvero del suo Cinelli (voto 5,5) nello schierare una squadra più sfacciata e propositiva. Sul suo voto, appena sotto la sufficienza, pesa il cambio modulo dopo un quarto di secondo tempo che abbassa fin troppo il baricentro e il mancato assalto finale, con un Ngombo tenuto in panchina una manciata di minuti di troppo. Dettagli che pesano, prima c’è la volontà di non andare a regalare nulla al Crotone. Chiaro, la squadra di Lerda crea occasioni, spreca e potrebbe segnare più della sola rete di Petriccione. Il tabellino finale, però, dice 1-0 anche a causa del pochissimo gioco espresso dai calabresi che restano squadra fin troppo legata alle giocate dei singoli. Il Messina si riscrive con un 4-2-3-1 che tiene i due terzini più alti del solito e che trova nel quartetto offensivo l’arma con cui provare a colpire. Sottrazione e addizione: sottratti i tatticismi e le inclinazioni a ricercare movimenti senza palla e inserimenti, concetti che questa squadra non ha – in maniera naturale – nelle proprie corde. Addizionata tecnica con Versienti che gioca sul suo piede, Mallamo più alto e meno piatto, col quartetto offensivo che tenta di fraseggiare negli ultimi 30 metri. Questa la teoria, la pratica ha funzionato solo a sprazzi. Cinelli non ha fatto, comunque, scelte banali: se Konate deve adattarsi a fare il terzino che lo faccia, allora, a sinistra rimettendo Versienti nel suo ruolo. Fofana da incontrista puro è un fattore più positivo di altre volte, tanto da far accettare il sacrificio di Fiorani. Ecco, il numero 28 – al netto delle sue condizioni fisiche – sarebbe potuto tornare utile quando Grillo aveva dato tutto sulla trequarti. Perché sì, il ragazzo in prestito dall’Ascoli potrebbe tornare buono pure da trequartista tattico. Cinelli pesca Marino e passa a un 4-3-3 che tende ad appiattirsi e invitare il Crotone ad accelerare. Grillo, sulla trequarti, stava dando parecchio fastidio a Petriccione. Liberato lui, ecco il gol del Crotone. Che non arriva solo per questo motivo, ma anche per la solita leggerezza difensiva. Nessuna pressione su Carraro che riceve da rimessa laterale, poi scalate errate con Filì che viene impegnato da Gomez e alle loro spalle Petriccione non viene preso da un Konate troppo attento al possibile taglio dell’esterno, ma è la zona palla la parte da difendere quando si scala. Non è il suo ruolo e va bene, però non va bene. Sono tante le cose da dire di questa sfida, come per esempio una coppia centrale formata da un 2002 e un 2003: Filì e Berto che sono, forse, la cosa migliore della prestazione generale. Sbavature sì, ma davanti c’era un trio d’attacco da doppia cifra a testa. Mallamo, altro 2002, a dettare i tempi e Zuppel – ancora un 2002 – a fare da riferimento offensivo. I giovani restano la parte più sana di questa rosa. Non sempre sufficienti, ma impegno più che massimo. A mancare, in fin dei conti, è l’apporto delle mezze punte: Iannone, Grillo e Catania tirano fuori una prestazione da “vorrei ma non posso”. Spunti, dribbling, giocate, ma tiri in porta non pervenuti se non per un sinistro masticato di Iannone. Pochissimo. Cinelli li mischia troppo presto, perché Napoletano e Balde non sembravano aver – nell’ultimo periodo – il ritmo per entrare in partite così difficili. E steccano, ma non è una novità. La partita di Crotone qualcosa ha detto: che questa rosa ha limiti spaventosi e che debba essere rivoluzionata in tutti i ruoli. Tutti. Che in questo gruppo, però, ci sono ancora dei cuori che battono e che ci provano al netto della differenza di valori con l’avversario. Che, in questo caso, era davvero troppo superiore. Cambiare 20 calciatori non sarà possibile, servirà fare una cernita spietata e non guardare in faccia nessuno. Chi meriterà di provarci ancora, però, venga scelto – solo e soltanto – per quanto dimostrato sul campo e non in base alla cifra in busta paga.

Lewandowski 5,5: un’uscita a vuoto che non porta alla rete solo grazie all’errore di Golemic, poi deve gestire palloni banali prima di un paio di interventi importanti nel finale di gara. Sul gol è tradito dalla sua difesa.

Versienti 6: tanta lotta e un buon impegno, spegne prima Kargbo poi Rojas. In fase di spinta potrebbe far di più.

Berto 6: gioca una partita ordinata in cui limita al massimo le sbavature. I clienti sono scomodo, lui soffre pochissimo.

Filì 6: come il compagno di reparto se la cava nonostante la differenza di esperienza con Gomez e soci. Nell’azione del gol partecipa a una scalata errata collettiva. (dal 25′ s.t. Ferrini 5,5: entra male in partita, troppi errori in fase di possesso)

Konate 5: nell’azione del gol è l’ultimo a sbagliare, ma la lentezza con cui comprende il taglio di Petriccione risulta fatale. Per il resto si adatta con applicazione a sinistra.

Fofana 6: tanti palloni sporcati o rubati, qualche errore di troppo quando c’è da fare gioco.

Mallamo 6: picchia quando serve, prova a mettere qualità a una mediana di sofferenza visto il modulo più offensivo. (dal 40′ s.t. Ngombo s.v.)

Iannone 5,5: si nota per un unico spunto dove mostra tutto il bello e il brutto del suo gioco. Bravo a liberarsi, inoffensivo nel tiro. (dal 25′ s.t. Napoletano 5: non riesce a incidere in un momento delicato)

Grillo 5,5: tanto impegno e lavoro con e senza palla. Crea più volte superiorità, ma gli manca concretezza nell’ultima parte di campo. (dal 12′ s.t. Marino 5,5: come tutti i subentranti non riesce a trovare la giusta intensità per cambiare le carte in tavola)

Catania 5,5: prima parte molto vivace dove manca, però, la solita capacità di concretizzare. (dal 25′ s.t. Balde 5: prova a svariare per creare qualcosa di diverso, ma finisce spesso in tunnel senza uscita)

Zuppel 5: troppi errori tecnici in una gara in cui occorreva non sbagliare quasi nulla. Piace, però, la caparbietà con cui non lesina la voglia di lottare.

CROTONE Dini 6; Calapai 5,5 (dal 34′ s.t. Papini s.v.), Golemic 5,5, Bove 6, Crialese 5,5; Tribuzzi 6 (dal 23′ s.t. Awua 5,5), Petriccione 7 (dal 42′ s.t. Giannotti s.v.), Vitale 6 (dal 1′ s.t. Carraro 6); Chiricò 6,5, Gomez 5, Kargbo 5,5 (dal 1′ s.t. Rojas 5). All. Lerda 5,5

*foto copertina: FC Crotone – Facebook ufficiale

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