Messina, appunti per il sindaco: ecco il primo nome

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Pubblicato il 5 Febbraio 2019 in Primo Piano

Anno zero, l’ennesimo. Il passo di lato di Sciotto, lo stadio deserto, la tragicommedia – l’ennesima, anche quella – di un campionato che rischia di trasformarsi in un dramma sportivo senza precedenti.

SALVEZZA – Pochi punti fermi, per evitare quella che forse sarebbe la peggiore umiliazione sportiva di sempre: bisogna ottenere la salvezza ad ogni costo. Punto. Ma serve soprattutto far circolare un messaggio chiaro e inequivocabile: in questa transizione verso un futuro di cui non sappiamo nulla, a condurre la nave in porto dovrà essere la città in tutte le sue espressioni. Tifosi. Istituzioni. Imprenditori. Poi, certo, in campo ci andranno i calciatori, e in tal senso attendiamo a stretto giro una conferenza stampa in cui il già annunciato “commissario”, non ancora nominato, dovrà esprimersi in merito a due o tre aspetti cruciali: quali saranno i suoi margini di autonomia gestionale; se il patron Sciotto ha dato garanzie rispetto all’impegno di spesa necessario per concludere la stagione; a che punto si trovino – ammesso che si siano palesati potenziali acquirenti – eventuali trattative per la cessione del club. Passaggio doveroso, quello di cui sopra, nel rispetto non della categoria tifosi ma della città di Messina. Il perché è presto detto, ma il concetto è semplice: questo club, per i meno avvezzi alle questioni calcistiche e per chi avesse una memoria poco performante, nasce con la regia della precedente amministrazione comunale: espressione politica di una città intera e non di una “categoria” di cittadini. L’impegno, in termini di obiettivi e di piano di investimenti, l’attuale patron del Messina lo ha contratto, per intenderci, più o meno con 240 mila persone. Mica poco.

IL RUOLO DI SINDACO – Ed ecco il ritorno alle “origini”: da Palazzo Zanca a Palazzo Zanca. In questi giorni si registra un’apprezzabile mobilitazione da parte di alcuni consiglieri comunali, ma adesso toccherà sintetizzare al meglio la questione – divenuta assai spinosa – al sindaco De Luca, che in più di uno dei suoi show elettorali alla conquista di Messina non ha disdegnato l’idea di esibire la sciarpetta giallorossa e promettere una presenza costante allo stadio. Sempre che la memoria visiva non inganni chi scrive, Cateno De Luca ad oggi non si è mai presentato al San Filippo nel corso di una gara ufficiale dei giallorossi. Ma questo conta poco o nulla. Gli elementi chiave di questa fase sono pochi ma essenziali: riportare, anche a livello istituzionale, il calcio al centro del discorso pubblico. Quindi responsabilizzare e responsabilizzarsi. Quindi sensibilizzare e sensibilizzarsi rispetto al comparto calcistico. E ancora: gestire al meglio la stesura del bando degli stadi (al momento, per le fonti in nostro possesso, fermo ad una condizione a dir poco embrionale). E infine azionare la leva della ricerca di potenziali imprenditori, senza temere l’idea di sconfinare dal tessuto provinciale (“provinciale” in senso lato), per evitare di riesumare personaggi locali in cerca di gloria.

L’OPZIONE – In tal senso – salvo trattative lontano dai nostri umili radar – attorno al Messina si registra il vuoto. Solo qualche suggestione: quella un po’ più datata, porta ad una pista americana a dir poco aleatoria, almeno per gli elementi a nostra disposizione; e poi una seconda ipotesi, fresca, se vogliamo esclusiva e forse oggettivamente più percorribile. A Lentini, dove domenica per la sfida tra Sicula Leonzio e Cavese sono stati registrati qualcosa come 114 paganti, si dice che il patron Giuseppe Leonardi, “enfant prodige” del calcio italiano e del comparto rifiuti, stia iniziando a perdere l’entusiasmo degli inizi. Non esattamente un dettaglio, per un classe ’90 con la passione per il calcio e un potenziale economico di tutto rispetto. Si dice, inoltre, che Leonardi abbia velleità di crescita nel mondo calcistico, e che di tanto in tanto il discorso sia caduto sul Messina, complice la presenza di Alessandro Raffa: messinese nominato segretario generale del club di Lentini dopo l’esperienza maturata in riva allo Stretto. La questione stadi, tra l’altro, potrebbe rivelarsi un elemento attrattivo chiave, anzi decisivo. Ecco, il primo nome da inserire nella sua lista il sindaco De Luca potrebbe già appuntarlo. Una chiamata, un caffè, un po’ di tempo da dedicare al futuro del Messina, in fondo, sono il minimo sindacale. Detto oggi, forse suonerà come un paradosso: noi siamo abituati a intravedere un’opportunità anche nel momento di crisi più nera. Però guardiamo con attenzione lo stato delle cose: una società su cui – sperando di non peccare di presunzione – in teoria non dovrebbe gravare una massa debitoria consistente; due stadi, uno concesso per 99 anni e l’altro per 30; la fame di calcio, che c’è ed è tanta, dopo oltre un decennio di spettacolini indecenti. Forse non era mai successo prima, e di certo non è più tempo di piangersi addosso. L’anno zero è questo, quello vero.

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