Messina, da una sconfitta può nascere un fiore

Pubblicato il 5 Ottobre 2023 in Primo Piano

Eliminazione dalla Coppa Italia che non incide sul percorso di crescita del Messina di Modica che, anzi, dal Massimino esce con confermate certezze e buone notizie sul miglioramento della condizione di alcuni protagonisti. Perdere un derby non è mai bello, ma l’impegno è stato più che onorato.

IDEA DI GIOCO – Difficile digerire una sconfitta Catania, ma se arriva in Coppa e non in campionato le cose un po’ cambiano. Torneo in tono minore per tutte – etnei compresi – e terreno buono per qualche rotazione e valutazioni sul momento fisico della squadra. Modica sceglie un turnover totale, se non fosse per Ortisi che resta titolare vista l’indisponibilità di Giunta e una mediana da riempire. L’ex Casarano pare il più in forma – dal punto di vista fisico – del momento giallorosso, con un’esplosività crescente. Tatticamente viene messo alla prova con continuità oscillando tra centrocampo e fascia sinistra, ma è lì che giocherà grandissima parte della sua stagione. Esperimento sempre meno sperimentale e più concreto, anche nella sera in cui trasloca nel ruolo di mezzala. Perché a cambiare è anche l’autostima: calciatore che si sente considerato, stimato e che pare esprimersi con maggiore leggerezza mentale. Nella serata del Massimino le cose positive sono tante, come quelle negative che tornano a riguardare la fase di non possesso. Il Messina è poco cattivo quando c’è da portare il pressing in alto ed è friabile quando viene attaccato. La rete del vantaggio di Bocic non è una primizia, dato che già a inizio sfida il Catania aveva bucato su una palla persa e contro una linea che fatica a rompersi per uscire a contrasto. Piatto Pacciardi, fa peggio Darini che pare non avere le misure giuste per tutta la partita. Neanche sulle palle inattive. Ci torneremo, prima ci sono le cose positive che non possono essere banalizzate. Non è una questione di grinta, ma di concreta organizzazione di gioco e volontà di applicarla. Riserve in campo, ma riconoscibile il Messina che Modica vuole. Manca un po’ di ritmo nella regia di Franco, ma c’è palleggio veloce e verticalizzazioni rapide. Zunno prova a mettere brio nel fraseggio, mentre Luciani soffre il livello imposto dai centrali di Tabbiani. Il Messina, però, punge e ci riesce quando muove il pallone con velocità. Cavallo colleziona due occasioni dall’esito amaro, ma il movimento di squadra resta quello di chi ci mette memoria e non improvvisazione. Manca la finalizzazione, pericolo evidente per una squadra che sembra aver pochi giocatori con facilità di chiudere l’azione nei piedi. Modica dovrà curare anche questo, intanto sembra riuscito a imprimere nel gruppo l’idea di un calcio propositivo.

DIFENDERE CON PIÙ CORAGGIO – Gli aspetti a colori sono più del semplice aver appreso i dettami, ci sono anche quelli legati alle individualità più pure. Bravo De Matteis a rompere il ghiaccio in un impegno del genere, come Salvo che entra con grande personalità e becca anche un palo. Due ragazzi giovanissimo e che paiono indietro nelle gerarchie, ma il loro biglietto da visita non è malaccio. Come la crescita fisica evidente di Nino Ragusa: il capitano sembra crescere di partita in partita. A Francavilla malino, con l’Avellino qualche pecca ma una resistenza aumentata. A Catania, invece, viene mostrata un’elettricità che fa bene sperare. La verità la dirà il campo. Dai colori al bianco e nero: quello della fase difensiva. La pressione in avanti è un’arma fondamentale nell’idea di calcio di Modica, ma questa squadra resta ondivaga nell’applicazione. Contro l’Avellino si è vista al punto di costringere gli irpini a forzare le giocate, ma in precedenza era stata una delle pecche. Evidente, quindi, che l’abitudine faccia la differenza e che calciatori come Emmausso e Plescia abbiano già assorbito l’addestramento imposto loro. Un gesto non solo tecnico o tattico, ma anche di coraggio. Addestrare il movimento fisico a diventare naturale, andare contro la logica del rinculare e difendere attaccando la zona palla e chi ne è in possesso. Arriverà per tutti, ma intanto il Catania ha avuto fin troppe occasioni per mettere in atto il suo giro classico. Tabbiani è allenatore interessante, la sua rosa è tanto profonda che il turnover visto in Coppa non è sembrato neanche tale. Sacco pieno con calciatori del calibro di Zanellato nemmeno ancora scartati. La differenza era anche di valori, quindi, perché a parità di rotazioni quelle del Catania pesano di più. Ci può stare e il Messina non deve farsene un cruccio avendo altri obiettivi rispetto ad alcune avversarie. Valori, certamente, ma alcuni errori andavano evitati. La rete dell’1-0 è figlia di una sbavatura di Franco e una sgrammaticatura difensiva dell’intera linea. Imbucata facile con terzino e centrale che si schiacciano l’uno sull’altro e Marsura trova il corridoio libero per decidere di essere altruista e servire Bocic che, a differenza di Tropea, a seguito l’azione fino in fondo. Su Zammarini occorreva uscire e Marsura andava accorciato prima. Insomma, serviva un atto di coraggio difensivo perché indietreggiare non poteva essere vincente. Chi ha visto il gol di Bellingham in Napoli-Real Madrid? Ecco, anche lì – pur essendo un assolo dell’inglese – si è assistito a un centrocampo in ritardo e una linea che non si rompe e attende fino a far entrare in area. Sulla seconda rete c’è Sarao che mostra quanto sia bomber e Darini che fa lo stesso con la sua inesperienza. Questo è un fatto, su cui c’è poco da analizzare o parlare.

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