La splendida punizione di Castellammare in Coppa Italia e il millimetrico assist a Russo sul campo della Paganese. Biglietto da visita che parla chiaro quello di Filippo Damian – ex di Pordenone e Ternana con cui ha vinto due campionati -, già padrone del centrocampo del Messina.

LAVORARE PER CRESCERE – “Siamo consapevoli di aver perso 2 punti dato il vantaggio di 1-4, ma non possiamo dimenticare da dove siamo partiti. Per essere l’esordio abbiamo mostrato cose buone, col mister lavoriamo per migliorare di settimana in settimana”. Rompe il ghiaccio così, Damian, partendo dal rammarico per un pari arrivato sul gong dopo una prestazione di alto livello per più di 70′. L’analisi sulla gara del Torre non finisce, si riparte da quel “abbiamo smesso di giocare” di mister Sullo nel post partita: “Non sono molto d’accordo sul fatto che abbiamo smesso di giocare. Abbiamo perso delle certezze e dei riferimenti, alla prima di campionato ci può anche stare. Abbiamo preso dei gol su palla inattiva, ma non abbiamo smesso di giocare, è semplicemente cambiato il nostro atteggiamento durante la partita”. Schietto e diretto Damian, anche quando analizza il momento e la crescita sua e dei compagni: “Abbiamo subito tanti gol, credo che sia una questione di equilibrio. A Pagani ha pesato il fatto di aver dovuto effettuare due cambi forzati in difesa e abbiamo faticato a ritrovare le misure. L’errore è stato quello di abbassarci troppo. Occorre mantenere lo stesso atteggiamento per tutta la gara, dobbiamo essere più consapevoli. Dal punto di vista fisica – continua ancora Damian – siamo ancora indietro, tanti sono arrivati da poco e abbiamo bisogno di tempo per lavorare. Ci sono elementi importanti, ma tanti sono ancora giovanissimi e dobbiamo avere pazienza. Il mister ci tiene tutti sulla corda, io non mi sento un titolare fisso e lavoro per fare sempre meglio. Ho un po’ più di esperienza e cerco di trasmetterla ai compagni”.

UN DERBY PER I TIFOSI – Dal campo al personale, perché un calciatore come Damian sembra avere poco a che fare con la Serie C: “Ho sfiorato il salto di categoria più volte, ma nessuno ha voluto darmi la possibilità di fare almeno un anno in Serie B. Anche per questo a Messina non sono arrivato subito, volevo discutere con la Ternana perché la mancata riconferma non mi andava giù. Però, quando il mister e il direttore hanno mostrato interesse qualcosa è cambiato, il blasone della piazza ha pesato e anche Lucarelli e Zampagna mi hanno parlato benissimo della città”. Terni, ultimo passaggio di carriera con la medaglia di un campionato dominato e la promozione in B: “È una realtà diversa, che può essere un modello per tante squadre della categoria. Qui a Messina, per esempio, manca una struttura definitiva dove poterci allenare. Arrivo con la voglia di mettermi in gioco e togliermi soddisfazioni importanti”. Specialista in promozioni, dicevamo, ma vincere non è mai scontato: “Un campionato non si vince per caso. Ci vogliono fame, voglia e qualità. A Terni, dopo un’annata non andata benissimo, l’anno scorso si è creato un grande gruppo che è stato fondamentale per il successo. Abbiamo l’obiettivo di diventare una squadra fastidiosa per tutti, sappiamo che sono avversari di grande livello e con budget ben più alti”. Grandi partite all’orizzonte con un girone così blasonato e un calendario che regala subito una scena importante. Sabato – purtroppo a Vibo Valentia – c’è il derby col Palermo: “Arrivarci con un po’ più di lavoro sarebbe stato meglio. Però, siamo consapevoli dell’importanza della gara e, personalmente, amo questo tipo di partite. Tutti dovremo dare il massimo. Il vero peccato è quello di non poter giocare davanti ai nostri tifosi e nel nostro stadio. Il Palermo? È una squadra che ha avviato un percorso lo scorso anno e si ritrova un gruppo già consolidato, può fare un’ottima stagione, noi dobbiamo cercare di impegnarci e di controbattere colpo su colpo”.

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