Messina, il silenzio dei nemici

Pubblicato il 22 Gennaio 2020 in Primo Piano

In principio fu Jose Mourinho: allenatore dell’Inter più vincente di sempre, bravo a creare solidità in gruppo e ambiente mettendo il mirino su presunti nemici. Il suo “rumore dei nemici” rimase celebre, se vero o falso diventò meno importante in un mondo dall’impatto mediatico imponente.

CONTRO CHI – Quel “da soli contro tutti” di Paolo Sciotto nel post partita di Messina-San Tommaso rimbomba in tutta la sua stranezza. Comprendere, in maniera reale, contro chi dovrebbe lottare l’Acr Messina degli Sciotto diventa abbastanza complicato. Materia per paranoici di professione, di quelli che infestano i social di teorie complottiste buone per giustificare il continuo fallimento sportivo. La domanda resta: chi sono i nemici dell’Acr Messina? Probabilmente nessuno. Se esistono, chiediamo – lecitamente – a Paolo Sciotto di parlare chiaro e non sparare nel mucchio del qualunquismo verbale. Le dichiarazioni dell’amministratore delegato del Messina arrivano dopo i 45′ di contestazione della Curva Sud verso la proprietà. Una reazione, quindi, emotiva come solito per la famiglia Sciotto. Le allusioni del giovane Paolo verso il management dimissionario (D’Arrigo, Rando, Manzo) sono state palesi e non velate, come classe imporrebbe. Credere, però, che la tifoseria organizzata sia influenzata (o peggio guidata) da chi ha rassegnato le proprie dimissioni si avvicina a livelli di fantasia indicibili. Semplicemente – ma lo scriviamo solo da due settimane – è crollato il paravento del quieto vivere che la dirigenza ex Camaro era riuscito a creare da luglio a gennaio. Sono, quindi, gli ex dirigenti e i tifosi i nemici del Messina? Risibile, oltre che paranoico.

IL CALCIO DI OGGI – Altro giro, altra paura e quindi il sistema complottistico si allarga. Il nemico viene da lontano e parla con accento estero. Quando le cose vanno male, infatti, ecco che si sbandiera il sospetto che un grumo di potere voglia mettere le mani sul calcio cittadino. Il disagio social e quello sociale si mischiano, dando fiato a personaggi dal dubbio uso della grammatica e facili all’inginocchiarsi davanti al presidente di turno. Sciotto diventa l’ultimo baluardo di non si sa cosa, non per meriti ma solo perché non è “l’altro”. Tristezza, ipocrisia, visti gli insulti che ha contato per mesi ma soprattutto lontano dalla contemporaneità. Il calcio di oggi è mutato – cosa che non deve piacere, anzi piace poco -, non più squadre che rappresentano la città, ma città che ospitano squadre che rappresentano solo se stesse. I tifosi restano vittime di questo sistema, ma nessuno deve permettersi di chiedere di mutare la loro anima: se tifo la squadra X nulla mi farà interessare a Y, W o Z. Benissimo e giusto, e se qualcuno ha fatto l’errore di corteggiarli ne pagherà le conseguenze in termini di distacco. Discorso piccante, e per gente che ha terminato la scuola dell’obbligo, comunque dovuto: in nessuna maniera possibile, infatti, la presenza di due, tre o cento squadre nella stessa città giustifica il mancato raggiungimento degli obiettivi di una di queste. Il Messina è troppo lontano dal posto che aveva fissato, non esiste una sola possibilità che questo non dipenda solo da errori propri. Verona – città poco più grande di Messina – di squadre tra i professionisti ne ha ben 3: Hellas Verona in A, Chievo in B, Virtus Verona in C. Quando il Chievo giocava i preliminari di Champions (grazie alle penalizzazioni di Calciopoli) l’Hellas bazzicava in zone meno nobili senza, però, che una situazione influenzasse l’altra o fosse dovuta dall’altra, o giustificata. Semplice esempio di dove sia andato il calcio: le proprietà (spesso straniere) investono su un brand, coltivano il loro target e sul campo creano introiti prima che risultati. Piaccia o non piaccia, il calcio del ventunesimo secolo è questo. Una squadra, due, tremila non sono discorsi aderenti al reale: modello aziendale, e non più popolare o campanilistico. E la categoria non conta. Triste? Forse, sicuramente attuale. Nascondere le proprie mancanze dando la colpa – sempre – agli altri è esercizio per chi non ha come abitudine quella di prendersi le proprie responsabilità.

CAUSA DEL SUO MAL – La domenica paradossale contro il San Tommaso ha lasciato lo strascico delle dichiarazioni di Paolo Sciotto. Per disinteresse e convenienza, però, in tanti hanno fatto finta di nulla. Non deve sfuggire, comunque, la strategia adottata dall’amministratore delegato: rilancio buttato sul tavolo come se non fosse dovuto (è arrivato il centrale classe 1984 Samuele Emiliano), e poi la perla ripescaggio. Già nel documento per la proroga della concessione una delle motivazioni era stata l’eventuale ripescaggio (ovvio per poter giustificare la richiesta), che torna vivo per rispondere a cori e insulti. Lecito ma inverosimile: oggi, infatti, Sciotto padre e figlio dovrebbero pensare al Castrovillari e ad alleggerire la pressione da loro creata su una squadra in difficoltà. Per parlare di ripescaggio devi stare tra i primi cinque, non oggi ma alla fine della 34ª giornata. Ragionare sul reale e non sull’oppio dei popoli sarebbe più corretto. Nel frattempo non manca il fastidio per il reclamo presentato dal San Tommaso per una presunta irregolarità nel tesseramento di Pietro Arcidiacono. Risultato non omologato ma che non cambierà: il Giudice Sportivo, infatti, converrà nel non trovare difetti nel tesseramento (avvenuto ben prima del giorno del match) di Arcidiacono che aveva giocato la sua ultima partita tra i Pro più di un mese prima del 19 gennaio (come regolamento impone). Schermaglie, forse anche figlie dei rapporti tesi dopo la gara d’andata. Parentesi di cronaca chiusa: i problemi più grossi in casa Messina, per adesso, restano quelli interni. Gli addii non vanno sottovalutati, soprattutto perché si tarda nel sostituirli in maniera ufficiale (ufficio stampa a parte, in bocca al lupo a Davide Billa). Una squadra non è solo quella che si vede sul terreno di gioco, c’è molto altro. C’è tutto quello che gli Sciotto hanno sottovalutato in questi 3 anni.

*foto tratta dalla pagina Facebook ufficiale dell’Acr Messina

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