Mister of the week | A volte serve solo un po’ di Pazienza

Pubblicato il 11 Ottobre 2023 in Storie

A volte serve solo attendere ma nel caso dell’Avellino, che si impone in modo così convincente sul Potenza, il punto di svolta è netto ed è rappresentato da Michele Pazienza. Cambio di rotta e identità ritrovata per i campani che rischiavano di perdere delle certezze. Ritrovate grazie al nuovo tecnico.

GIOCATORE DI SERIE A – Tanti sono gli allenatori che al giorno d’oggi hanno una corsia preferenziale verso le massime categorie nazionali grazie al loro trascorso da calciatori. Michele Pazienza è invece uno di quei tecnici che i grandi palcoscenici vuole conquistarli sul campo. Da giocatore è un centrocampista dinamico, abile tanto in interdizione quanto negli inserimenti senza palla. Cresce a San Severo ma l’occasione di debuttare nel calcio professionistico gliela dà il Foggia, squadra in cui cresce, contribuendo anche alla promozione in Serie C1 nel 2003. Quella stagione gli spalanca le porte verso la Serie A con l’Udinese che decide di fargli fare il grande salto. Dopo le due annate positive in Friuli passa alla Fiorentina e anche lì resta per due stagioni. E poi le esperienze al Napoli e alla Juve dove assapora le emozioni del calcio europeo ma soprattutto entra in diretto contatto con Walter Mazzarri e Antonio Conte. Due tecnici che gli permettono di ampliare il proprio bagaglio tattico, trasmettendogli delle conoscenze che risulteranno decisive per il suo futuro da tecnico. Passa anche da Bologna, Vicenza, Reggiana e Manfredonia prima di appendere gli scarpini al chiodo e avviare la carriera da allenatore.

CI VUOLE PAZIENZA – Inizia nell’estate 2017 con la Beretti del Pisa e nel frattempo studia per prendere il patentino in attesa della sua occasione. Chance che arriva prestissimo – appena qualche mese dopo – con la società che, esonerato Gautieri, ripone la fiducia su Pazienza per la guida tecnica della prima squadra. Riesce ad ottenere la panchina prima ad interim e poi in modo definitivo quanto meno fino al marzo del 2018, quando viene esonerato in seguito a una serie di risultati negativi. Esperienza poco felice anche in quel di Siracusa, sempre da subentrante, che dura poco più di un mese a causa di un ruolino di marcia abbastanza lento. Le due avventure negative in Serie C lo portano a ricominciare da capo, ripartendo dalla Serie D e da quell’Audace Cerignola che rappresenta la dimensione ideale per esprimersi al meglio. La prima stagione non è da incorniciare, vista una prima parte deludente che vede i pugliesi in zona play-out. Ma la netta risalita del girone di ritorno e il settimo posto finale gli valgono la riconferma da parte della società. A volte serve solo un po’ di tempo in più per ottenere grandi traguardi, ciò che è certo è che il lavoro non si disperde mai. I suoi frutti possono essere raccolti in tempi brevi, così come possono essere lasciati maturare in attesa di tempi migliori. E proprio in virtù di ciò, a Pazienza basta una stagione in più per vincere il campionato di Serie D nella stagione 2021/22. Per poi stupire tutti conducendo il Cerignola ad uno storico quinto posto nel campionato di Serie C, valido per la qualificazione alla prima fase nazionale dei playoff di categoria. Con una rosa dal monte ingaggi tra i più bassi del Girone C compensata, però, con un gruppo ben rodato e un’identità di gioco ben definita. Dopo le tre annate importanti nella sua Puglia, Pazienza opta per una nuova avventura. Vuole alzare l’asticella e saluta Cerignola dove verrà sempre ricordato come l’allenatore che dopo 85 anni ha riportato l’Audace nel professionismo. Tuttavia non arriva nessuna chiamata per lui prima dell’inizio del campionato, nonostante i rumors legati ad un ritorno a Foggia nelle vesti di allenatore.

SI ALZA LA PRESSIONE – Nel frattempo ad Avellino c’è qualcosa che si rompe: la squadra, autentica regina del mercato estivo, perde le prime due gare di campionato e la società del presidente D’Agostino decide subito di chiudere il capitolo Rastelli per aprirne uno con Michele Pazienza in panchina. Il giovane allenatore pugliese ha sempre detto di scegliere lo stile di gioco in funzione dei calciatori a sua disposizione. E a Cerignola lo dimostra alternando 4-3-3 – molto utilizzato nell’annata che ha portato alla promozione in C – e 3-5-2, vero e proprio marchio di fabbrica, che gli è stato trasmesso dai suoi vecchi allenatori. In questo modo consente ad Achik di agire nella zona centrale del campo – e non da esterno – così da essere più coinvolto nel gioco e creare continui pericoli. Nonostante questa apparente flessibilità il legame di Pazienza con la difesa a 3 è molto forte. Tant’è che al debutto stagionale con i campani, nella gara contro il Foggia, si presenta con un 3-4-1-2 ben diverso per posizioni in campo e applicazione rispetto al 4-3-1-2 di Rastelli. Unica costante la posizione di Lores Varela, più distaccata dagli altri due centrocampisti centrali per sfruttare le sue doti da rifinitore. Quando l’uruguaiano parte dalla panchina invece a centrocampo si ripropone quella linea a 5 che dà equilibrio e spinta sulle corsie. Rispetto al collega che lo ha preceduto Pazienza alza la linea di pressione per mettere in difficoltà l’avversario e sfruttare appieno la qualità dei suoi uomini offensivi. Sgarbi, impiegato da seconda punta, parte spesso dall’esterno – liberando spazio utile alla mezz’ala per inserirsi – per poi entrare dentro il campo nelle fasi conclusive dell’azione. Soluzioni interessanti che si ritrovano anche nell’ultima gara che ha visto i biancoverdi imporsi per 4-1 sul Potenza: emergenza in difesa dove mancano Cionek per infortunio e Benedetti per squalifica. Cancellotti viene impiegato da braccetto di difesa e Armellino addirittura da centrale difensivo. Risultato: uscita dal basso fluida e pressione alta che mettono in difficoltà il Potenza che prende 4 gol in 45 minuti. Nel secondo tempo l’Avellino gestisce e trova la quarta vittoria – considerando anche la partita di coppa – della gestione Pazienza in 6 gare disputate. Sono 11 le reti realizzate nelle ultime tre gare giocate al Partenio. Cambio di rotta netto e identità ritrovata per un Avellino che ha un roaster di primo livello e un allenatore che vuole alzare l’asticella e quando sale la pressione ha dimostrato di sapersi esaltare. Occhio a Michele Pazienza, il tecnico del futuro e – perché no – anche del presente.

*foto copertina: U.S. Avellino 1912 – Facebook Ufficiale

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