Turris-Messina, quella forza che deriva dalla volontà

Pubblicato il 28 Gennaio 2024 in Primo Piano

Continuità di passo e rendimento. Il pari che Emmausso trova sul gong pesa quanto una vittoria, perché al Messina serve mantenere positività e convinzione nei propri mezzi. La Turris scappa due volte, ma i giallorossi non sono più la squadra fragile e spaventata di novembre. Anzi, il contrario.

CAMBIARE RITMO – Che finale quello del Liguori, di quelli che regalano emozioni e consapevolezza. Sì, proprio la parola giusta per definire il momento della squadra di Giacomo Modica (voto 6,5). Perdere a Torre del Greco era diventata quasi una tradizione, ma nel calcio le statistiche contano fino a un certo punto dato che ogni anno racconta la sua storia. Quella di questa stagione dice che il Messina non ha timore di fattori ambientali o altro. Il buco nero di novembre rappresenta una parentesi, pur lunga, in mezzo a un cammino fatto di volontà di far gioco e incidere in prima persona sul match, indipendentemente dall’avversario. La gara del Liguori, comunque, è una di quelle che regalano a un tecnico tanto materiale da studiare. Il primo tempo non è di quelli brillantissimi per approccio, col Messina un filo leggero e la Turris decisa a trovare il vantaggio per poter poi speculare. Copione che pare scritto da Menichini in persona, col vantaggio di Nocerino e l’errore di Plescia che deprime il centravanti nel giorno del suo possibile riscatto. Macché… tutto sembra andare in direzione corallina, col Messina che si rialza grazie a Zunno ed Emmausso ma che fatica a creare occasioni pulite. Turris serrata, forse anche troppo dato che mancano pure possibili ripartenze. Una arriva, con Giannone che mette il suo autografo sulla traversa e manda un messaggio di cui tenere conto al Messina. Il ritmo è troppo basso, l’assenza di Firenze pesa come un macigno perché il gioco non è fluido e pare, spesso, banale nel suo sviluppo. Emmausso capisce che Frisenna e Franco necessitano di una mano, così si abbassa parecchio e cerca zone di campo libere per ricevere. Le linee strette della Turris non aiutano, ma la vera difficoltà è figlia dell’andamento lento. Plescia, come detto, esce presto dal match e non leva la curiosità di comprendere quanto possa incidere nel nuovo modulo. Zero. Spento, avulso e presuntuoso nell’insistere spalle alla porta, la profondità la detta solo lateralmente e per i giovani centrali della Turris è tutto facile.

UN ALTRO CENTRAVANTI – Il tema centravanti esiste. Potrà essere ignorato per questioni di spazio in rosa e tempo rimasto sul cronometro del mercato, ma esiste. Plescia – che personalmente sembrava essere il profilo perfetto in estate – non convince più. La rete gli manca dal 15 ottobre, ma il vero difetto sono le prestazioni. Sì, non una questione di numeri e gol ma di qualità e incidenza nel gioco. Pare chiaro che le sue caratteristiche mal si sposino con quello che Modica ricerca, anche per una certa insistenza del palermitano nel ripetere movimenti poco utili. Certo, non si modifica il modo di giocare in un amen, ma capire che cambiare sé stesso servirebbe per crescere tornerebbe utile a lui e al Messina. Nel 4-3-3 tornava troppo incontro, anche per uno spazio lasciato libero da mezzali poco aggressive, e svuotava area e carico di energie. La squadra era monca, perché i due esterni restavano larghi in attesa del pallone e gli ultimi 16 metri erano orfani di qualsivoglia presenza. Il cambio di modulo è coinciso con la titolarità di Luciani: bene a Caserta – ma senza strafare come è uso fare quando si vince -, molto meno col Taranto dove invece la fisicità di Plescia contro una difesa schiacciata come quella di Capuano aveva inciso. A Torre del Greco, detto del numero 28, buca anche Luciani. Solo mezz’ora per lui, ma quella più brillante e aggressiva del Messina. Certamente più capace nel dare profondità, anche più duro nel contrasto e scarico della tendenza di Plescia di andare facilmente giù. Sul suo destro Ortisi pennella una palla su cui fare meglio, ma la confidenza con la rete non è il suo pregio migliore. Troppo poco, anche quando ha fatto bene. Sul tema occorre essere netti, perché diventa sempre più evidente come questo Messina avrebbe potuto avere punti in più con un altro centravanti. O con un’applicazione diversa dei due presenti. Il mercato è quasi terminato e sul ruolo serviva, probabilmente, agire in dicembre per chiudere tutto a inizio gennaio. Così non è stato, sia perché è un ruolo difficile su cui lavorare e sia per la fiducia che resta, anche giustamente, intatta. Le panchine che Plescia ha collezionato, però, sono un primo segnale che Modica ha lanciato. Giocatore dal contratto in scadenza e lontano dal rilancio atteso. Tardi per cambiare? Probabilmente sì. Salutare per rinvestire, un discorso che poteva essere applicato anche a Ragusa. Tante volte sferzato dalla critica – anche e soprattutto qui -, finito indietro nelle gerarchie per evidenti prestazioni non all’altezza. Punto fermo dello spogliatoio però, così la sua permanenza è rimasta sempre solida. Anche per la possibilità di ricoprire tutti i ruoli del nuovo quartetto offensivo. Certo, due contratti pesantissimi per due giocatori meno titolari e punti fermi rispetto a inizio anno. Salutare per rinvestire, lo ripetiamo, ma il tutto andava fatto un mese fa. Oggi, resta difficile.

FORZA MENTALE – Parentesi necessaria quella sul centravanti, col mercato ancora aperto che deve fornire un ultimo difensore alla rosa. Poi, i posti in lista sarebbero completi – con l’esclusione di Buffa e Tropea – e solo la rinuncia a Cavallo (bocciato su tutta la linea) potrebbe regalare un ultimo calciatore da aggiungere. Dove inserirlo è materia per Giacomo Modica. O un quinto centrale per dormire sogni più sereni, oppure un centrocampista in più. Sì, perché Civilleri resta innesto utile, ma l’assenza di Firenze smaschera il calo di qualità del resto del pacchetto. Un regista che possa supplire, quello che doveva essere nelle intenzioni Buffa, ma che per un travaglio fisico perenne non è mai stato. Dettagli di mercato, la priorità resta un centrale che possa diventare alternativa concreta a Manetta e Pacciardi. Che a Torre del Greco giocano una partita simile ma non uguale. Quella del capitano è influenzata dal movimento di De Felice che viene seguito a fatica. Pacciardi è più lucido nel tenere la posizione. In una zona centrale – mediana compresa – che soffre a inizio match e cresce nella ripresa. Ecco, il secondo tempo. Il Messina parte più forte e convinto. Capisce che deve sbattere al muro la Turris con l’intensità. Dalle parti di Marcone succede poco, ma i campani si appiattiscono e i giallorossi possono trovare variazioni sul tema. Emmausso e Rosafio, in quanto a tecnica, sono secondi a nessuno e devono incidere. Rosafio svuota la mente dal nervosismo e quando un pallone pare invitante lo sbatte in rete. Sinistro secco, radente e imparabile. Corsa e abbraccio con Modica. Che sa di gratitudine e, chissà, di futuro. La rete che svolta e terrorizza Menichini che, infatti, nel finale tira fuori una punta (Nocerino) per un difensore fisico come Panelli. Insomma, l’esperienza gli aveva suggerito che non l’avrebbe vinta e allora meglio non perdere. E invece, ecco la botta di fortuna che non ti aspetti: Jallow chiude gli occhi e calcia senza ritmo e spazio, ma il pallone incoccia Manetta sul tacco e Frisenna in faccia. Parabola a scavalcare Fumagalli. Che beffa, anche perché sul cronometro di Nicolini restano tre minuti. Solo 3′, come cantavano i Negramaro, quelli che bastano al Messina per riprenderla. E non con la famosa retorica del “cuore oltre l’ostacolo”, ma con organizzazione e qualità. Si torna a giocare il calcio che si conosce e che si vuol mettere in pratica. Il pallone giusto, nel posto, all’uomo giusto: Michele Emmausso. Demi volée di destro e palla nell’angolino. Parità, che profuma di vittoria perché sembrava tutto perso. Finale pessimo al Liguori con il pubblico che si scatena nel lancio di oggetti e un calcinaccio becca Jacopo Fumagalli in testa. Si riparte e questo incide sul possibile ricorso del Messina. Che, però, potrà, se vorrà, presentare preannuncio di reclamo. A quel punto, il Giudice Sportivo potrà accoglierlo e non omologare il risultato in attesa di ulteriori indagini e lettura dei referti di arbitro e delegato di Lega. Poi, decidere se omologare il 2-2 o punire la Turris con la sconfitta a tavolino. La sensazione? Che la partita è terminata sul campo e che, probabilmente, il Messina non presenterà alcun reclamo. Multa salata e porte chiuse al Liguori la pena più possibile. Resta, però, l’orrenda reazione del pubblico. Un comportamento che inizia a diventare ripetitivo in ogni campo, dalla Serie A alla Terza Categoria. Non ultimo quanto accaduto a Salerno, ma anche in altri termini a Verona e Udine. Per questo, quindi, occorrono sanzioni pesanti che non gravino, però, solo sulle società.

Fumagalli 5,5
Sulla prima rete forse è un attimo sorpreso, sulla seconda è incolpevole e beffato. Per il resto non deve fare nulla di eccezionale.

Salvo 6
Nocerino è un cliente difficile, lui soffre il giusto e resta molto più incisivo quando difende rispetto alla fase di possesso dove pecca ancora in qualità.

Manetta 5,5
Meno attento del solito, anche troppo nervoso. De Felice lo porta spesso fuori posizione e ne soffre un po’. Nel finale partecipa alla sfortunata deviazione del nuovo vantaggio campano.

Pacciardi 6
A differenza del compagno di reparto capisce che tenere la posizione è cosa buona e giusta, così limita gli errori ed evita le difficoltà. Pragmatico in chiusura, deve mettere maggiore attenzione in fase di palleggio.

Ortisi 6,5
Primo tempo di buona intensità, ma nel secondo cresce fino a diventare un vero e proprio problema per i campani. Peccato, per lui e per il Messina, che i centravanti giallorossi siano poco incisivi in area avversaria. Lui un paio di bei palloni li mette anche, quello che Luciani spara fuori è una piccola delizia. Ammonito, salterà la Virtus Francavilla.

Do. Franco 5,5
Entra troppo presto in un dibattito infinito con avversari e arbitro. Troppe energie regalate a una cosa inutile come protestare. Perde lucidità in fase di possesso, commette troppi falli perché spesso in leggero ritardo sulle palle vaganti.

Frisenna 6
Ammonito molto presto, ma resta lucido e continua a mettere pressione e quantità alla sua partita. Prova a far girare la squadra, ma gli mancano i tempi di gioco del regista puro. Meglio quando tenta il calcio in porta, peccato per la precisione.

Rosafio 7
Primo tempo sporco con palloni difficili e complicati per creare. Nella ripresa si accende a sprazzi, poi quando capisce di avere tempo e spazio tira fuori un sinistro magico che vola sull’erba e bacia il palo prima di insaccarsi. Abbraccio con Modica ed ennesima dimostrazione di essere un valore aggiunto.

Emmausso 7
La personalità non gli manca. La continuità sì, ma anche la partita del Liguori è giocata in maniera utile per i compagni. L’assenza di Firenze lo costringe ad abbassarsi più spesso per pulire l’azione giallorossa. Prova a mettere qualità, anche quando è impreciso gli va dato merito di non cercare giocate banali. Spreca una buona palla nel primo tempo, ma nel finale è perfetto a trovare un destro carico di classe.

Zunno 6
Gli manca solo la concretezza. Sì, perché la sua partita è meno importante di quello che l’apparenza potrebbe raccontare, perché la facilità con cui salta l’uomo e crea superiorità non è seguita dalla precisione nel servire i compagni. Possiede i numeri e la condizione per incidere di più, come fatto nelle gare precedenti.

Plescia 4,5
Perde la marcatura su Nocerino che firma il vantaggio e si deprime. Esce dal match e non crea mai nulla. Un paio di sponde, due cadute che sanno di rinuncia e poco altro. Ora, il tema sulla sua presenza da titolare diventa centrale e gli ultimi giorni di mercato potrebbero dire qualcosa in merito.

Luciani 5
Entra con buona voglia, si sbatte in alcuni contrasti ma è difficile esaltarsi sempre per due palloni difesi. Sulla maglia porta il numero 9, ma gli manca la lucidità e il killer instinct al momento giusto. Come quando Ortisi lo serve a pochi passi dalla porta, ma defilato, e lui spara sull’esterno. Non semplice? Forse, ma al Messina serve un centravanti dai numeri diversi. Vale, quindi, il discorso mercato fatto per Plescia.

Civilleri e Polito s.v.

TURRIS Marcone 5,5; Esempio 5,5 (dal 28′ s.t. Saccani 5), Cocetta 5,5 (dal 23′ s.t. Serpe 5,5), Maestrelli 5,5, Contessa 5,5; Pugliese 6, Da. Franco 6, Scaccabarozzi 6; Giannone 6 (dal 23′ s.t. D’Auria 5,5), De Felice 5,5 (dal 28′ s.t. Jallow 6,5), Nocerino 6,5 (dal 39′ s.t. Panelli s.v.). All. Menichini 5,5

*foto copertina: Acr Messina – Facebook ufficiale | ph. Francesco Saya

Commenta

navigationTop
>

Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra. maggiori informazioni

Questo sito utilizza i cookie per fonire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o clicchi su "Accetta" permetti al loro utilizzo.

Chiudi