Acireale-Messina, la stessa medaglia

Pubblicato il 2 Febbraio 2019 in Primo Piano

Strano mostro questo Messina: fragilissimo in campionato, spietato in Coppa Italia. Probabilmente la pressione ridotta al minimo in una competizione che, al momento, non conta nulla aiuta la banda di Biagioni a esprimersi in maniera più credibile.

LA PAURA – Continuare a scrivere di questo Messina diventa complicato, forse inutile visto il disamore che Sciotto&Co. sono riusciti a creare in questo anno e mezzo. La decadenza giallorossa è una marea incontrollabile che travolge una passione che, nonostante tutto, sa accendersi al minimo sorriso che una squadra senza spessore riesce a regalare. Difficile parlare di campo quando è il futuro societario la prima cosa messa in discussione: per la prima volta nell’ultimo decennio il calcio messinese arriva a un passo dal baratro non per possibilità economiche ma per insipienza gestionale. Sciotto che un giorno rilancia e l’altro si scoccia è un film già visto, neanche così attraente da starci a ricamare. Quanto fatto vedere dall’imprenditore tirrenico è chiaro, una svolta non è possibile vista l’evidenza del voler giocare sempre e solo secondo le sue, personalissime, regole. Difficile ma necessario, però, parlare di campo perché il vero peccato è stato quello di mettere sempre in secondo piano il pallone rotolante, il risultato è stato un terzultimo posto senza appello e che domenica rischia di vedere allontanarsi la salvezza diretta in maniera irraggiungibile.

LUCIDITÀ – A mancare, per tutta la stagione, è stata una vera identità sportiva. Il lavoro dei direttori sportivi è stato contraddittorio, mai figlio di precise scelte tecniche o tattiche. Un’accozzaglia di nomi che alla fine diventano gruppo ma quasi mai squadra. In panchina discorso identico: zero logicità e profili troppo diversi. Oberdan Biagioni è rimasto in sella a discapito dei risultati, come se infilare prestazioni negative e sconfitte in serie non fosse così grave. Quantomeno non si potrà mai parlare di uno Sciotto “vulcanico e impaziente”, sicuramente la classifica lo potrà definire senza bisogno di ulteriori aggettivi. Il calcio di Biagioni non ha mai regalato nulla a cui aggrapparsi: non c’è solidità, non c’è quello squilibrio zemaniano che potrebbe anche regalare emozioni, non c’è divertimento. Le partite del Messina sono sorprendenti in senso negativo, perché non sai mai cosa potrebbe accadere vista la mancanza di identità. Troppa improvvisazione e responsabilità scaricate sulle giocate dei singoli, una scelta che fa sparire tutti quei calciatori che invece di uno spartito hanno bisogno. Da Bossa a Marzullo per fotografare due esempi che senza schemi di gioco non faranno, mai, vedere qualcosa di convincente con continuità. Il passaggio al 3-5-2 aveva detto che Biagioni poteva contare su due armi diverse per tirarsi fuori dalla melma, solo un’illusione rigettata dalla mancata consapevolezza dei propri limiti.

SCELTE – La questione tattica non è materia per fissati: una squadra fragile e senza leader tecnici deve saper supplire. Il 4-3-3 si è rivelato un muro burroso quando viene attaccato da avversari cattivi e organizzati, di contro il 3-5-2 taglie le gambe alla fase offensiva ma crea quella densità utile a non ballare per novanta minuti dalle parti di Lourencon. La coperta è corta e tale resterà, la perfezione non potrà trovare cittadinanza sotto la guida di un tecnico che non ha portato nulla sul piano del gioco. Compromessi e nulla più: contro l’Acireale bisognerà giocare una gara di rimessa, indipendentemente dal modulo o dal sistema. L’addio di Genevier ha tolto esperienza e scaricato su Bossa il peso della totale assenza di un gioco, dovrà crescere in fretta e senza paracadute. In difesa è vitale il ritorno di Zappalà, con l’ex Sancataldese in campo diventa meno importante conoscere il resto del pacchetto. La squalifica di Biondi riapre le porte a Janse, ovvia quindi la presenza dell’under Ba probabilmente al posto dello scarico Sambinha. In avanti Marzullo è lontano dal convincere, il Cocimano falso nove della Coppa Italia ha sicuramente quella tecnica mancata tante volte, ma in caso di attacco a due la coppia Arcidiacono-Catalano potrebbe dare qualità e cattiveria. L’Acireale trova ogni anno motivazioni inaspettate, l’arrivo di Pippo Romano in panchina ha dato gioco e una buona continuità, tanto che dalla sfida coi giallorossi passa l’idea di un aggancio alla zona playoff. Il destino del Messina sarà scritto nei prossimi mesi, pensare che l’aspetto sportivo non conti nulla rappresenta il primo passo verso l’oblio definitivo.

ACIREALE (4-2-3-1) Amella; Iannò, Campanaro, Gambuzza, Talotta; Aprile, Mazzone; Manfrè, Savanarola, Madonia; Manfrellotti. All. Romano

MESSINA (3-5-2) Lourencon; Ba, Zappalà, Ferrante; Janse, Traditi, Bossa, Amadio, Barbera; Arcidiacono, Catalano. All. Biagioni

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