Fc Messina, la differenza tra dilettanti e professionisti

Pubblicato il 1 Luglio 2021 in Primo Piano

Vittoria serviva, vittoria è stata. Il Football Club Messina passa a Paternò e rinvia la chiusura della corsa promozione all’ultimo turno. Un successo non scontato: non solo per la voglia degli etnei, ma per un contesto interno per cui continuare a sudare e lottare non era così dovuto.

DILETTANTI – La questione tecnica finisce presto in secondo piano, e forse non potrebbe essere diversamente anche in condizioni di normalità. Perché un campionato che si trascina fino al mese di luglio non è – senza possibilità che la LND possa smentire – accettabile, serio e responsabile. Non è questa, però, la questione che circonda il Football Club Messina. I problemi sono interni, auto-prodotti e auto-alimentati. Sono quelli legati al fiato corto manifestato dalla proprietà, con vertenze presentate dagli ex tecnici Gabriele e Rigoli e le voci insistenti – diventate sempre più confermate – di troppi ritardi nei pagamenti a calciatori e staff tecnici e extra campo. La data del 30 giugno posta – dalla parole del presidente Arena alla Gazzetta dello Sport – come quella per saldare tutto. Luglio è iniziato, anche volendo ammettere una certa elasticità vista la proroga della stagione, però, il giudizio sulla gestione non può cambiare. Facile, si potrà dire, parlare dei soldi degli altri. E, infatti, la questione non va spinta sull’aspetto economico-finanziario, ma su quella della narrazione e dei risvolti umani. Un esempio facile ci arriva dalla Serie A: dove l’Inter ha vinto lo scudetto, lo ha fatto nonostante problemi finanziari non celati e l’ammissione che non sarebbero stati pagati gli stipendi, se non in un secondo momento. Accordi con i calciatori sanciti e stagione portata a conclusione. Nei giorni scorsi, poi, la società Inter ha comunicato di aver saldato le spettanze dei mesi passati entro la data richiesta dalla Federazione. Tutto alla luce del sole. Perché, in stagioni schiacciate dalla pandemia poi, possono capitare difficoltà di carattere economico. E, allora, ecco che la parte comunicativa fa sempre la differenza. Così non è stato in casa Football Club Messina, o meglio in casa Rocco Arena. Dove le parole sono rimaste ridondanti, fittizie e poco aderenti a quello che la realtà stava raccontando. Abbiamo accennato nei giorni scorsi quanto il tutto sia stato legato, anche, alla questione stadio. Lo avevamo detto, però, anche due anni fa: nelle settimane dell’arrivo di Arena a Messina, quando avevamo spiegato come il destino del suo percorso sarebbe stato legato a quello del bando per la concessione del San Filippo. Non perché fossimo dei chiaroveggenti, ma perché era palese che lo sfogo commerciale fosse necessario per giustificare l’avventura di Arena a Messina. Così non sarà, magari nell’attesa che possano essere presentati ricorsi e dossier. Nel frattempo, però, va preso atto che il jolly stadio non è stato vincente, cancellando la possibilità di future collaborazioni e diminuendo il fascino verso papabili sponsor. Gli stessi – o anche altri – che, in buona percentuale, in due anni hanno dato tanto alle casse del Football Club. Questo, più o meno, il quadro economico. Come dicevamo, però, l’appunto non va mirato sulla questione solo finanziaria, ma anche su quella morale. Metterci la faccia, ammettere un momento di difficoltà e non affidarsi a spifferi e facciate. Vicinanza. Anche nei confronti di una squadra (tutti compresi) che avrebbe meritato e merita un altro tipo di attenzione.

PROFESSIONISTI – Un grande caos. Amplificato, anche, dall’allungarsi di una stagione arrivata vicina all’ultima gara. Quella decisiva per l’Acr Messina, con il Football Club che ospiterà il Roccella per chiudere con una vittoria utile per trarre il massimo possibile dal torneo. Come fatto a Paternò, dove avvolti da un caldo insopportabile le due squadre hanno dato vita a una sfida sull’altalena. Football Club sotto, poi avanti e poi ripresa. Fino alla rete di Carbonaro, quella che piega un Paternò che ci ha provato e che permette ai giallorossi di allungare la vita. Classico match con pochissima logica e tantissimo cuore, con la tecnica che alla fine torna utile e una grandissima professionalità. Quanto detto prima, infatti, avrebbe potuto spegnere motivazioni e voglia di chiunque. Lo ha fatto con chi è tornato – lecitamente – in Francia, per esempio, non con chi ha deciso di tirare la carretta fino alla fine, con la coda playoff possibile. La percentuale di chiudere questo campionato al secondo posto sfiora il 100, magari fermandosi a quel 98% legato all’imponderabile del calcio. Questo, però, non cambierà il giudizio sulla grande volontà morale e professionale palesata da Giuffrida e compagni. Per loro, una stagione troppo difficile: tre allenatori diversi, il Covid, le pause infinite, un avversario che scappava via e senza che l’obiettivo vittoria potesse non essere obbligato. Una rivale della stessa città e un ambiente generale che ha sempre poco digerito questa convivenza. Difficoltà sommate, con il carico della questione economica, ma senza cedere mai il passo. Errori o passaggi a vuoto sempre fisiologici, cose di campo che nel calcio, però, creano distacco. Anche per colpe non proprie, come nel caso della costruzione della rosa e la famosa questione centravanti. Non dettagli, visto che la definizione finale della squadra sembra valere la vittoria di un campionato così difficile, peccato – per Arena e soci – che le tempistiche facciano la differenza. Una squadra che non ha mai avuto voglia di mollare, merito anche di mister Costantino capace di tenere strette le maglie nei momenti più delicati. Il tempo per i giudizi finali – anche più pesanti sulle questioni generali, gestionali ed economiche – arriverà, intanto resta la vivida la sensazione della profonda differenza tra chi è stato un professionista vero e concreto fino alla fine e chi, molto probabilmente, non è mai stato vicino a esserlo davvero.

*fonte foto: Football Club Messina – ph. Familiari

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