Il Foggia è ateo, il Dezerbismo non è la sua religione

Pubblicato il 16 Agosto 2016 in Punto C

In principio fu Empoli, la squadra toscana che sforna miracoli e trasforma allenatori sconosciuti in maghi della tattica calcistica. Da Sarri a Giampaolo passando per l’idea Roberto De Zerbi. Nulla di fatto con la società di Fabrizio Corsi, forse più una boutade giornalistica che una realtà. Di concreto c’è stato Crotone, calabresi neopromossi in Serie A che avrebbero affidato la nidiata di ragazzini al tecnico bresciano. Un rifiuto che ha colpito quello di De Zerbi, forse non tantissimo a chi ha imparato a conoscere l’ex fantasista del Catania. A Foggia lo legava una simbiosi emotiva con una piazza che nel calcio dezerbiano rivedeva i fasti del primo Zeman. Da Zemanlandia a Dezerbilandia il passo era breve, oltre che scontato. I risultati, spesso, potevano finire in secondo piano di fronte ad una squadra di Lega Pro che proponeva un calcio migliore di tante compagini di Serie A. Il campionato scorso, però, a Foggia doveva essere quello del ritorno in Serie B. Nulla di fatto, se la stagione regolare aveva visto un Benevento più continuo; la sconfitta nei playoff col Pisa è di difficile sopportazione. Tutti i limiti del calcio di De Zerbi avevano deciso di presentarsi all’Arena Garibaldi. Un 4-2 che dava alla squadra di Gattuso un match-point fantastico. Il resto è storia nota: Pisa in B, ma anche da quelle parti la serenità non sembra di casa.

RAPPORTI TESI – Se gli almanacchi non ricorderanno la stagione 2015/16 come quella della promozione del Foggia, sicuramente nei taccuini degli uomini di mercato sono stati appuntati tanti nomi degli uomini di De Zerbi. Il “Re”, come lo chiamavano i tifosi, Pietro Iemmello torna allo Spezia (che ne detiene il cartellino) lasciando il peso degli oltre 30 gol realizzati nella scorsa stagione. Il Foggia prova l’abboccamento, lo Spezia fa orecchie da mercante ed in più il centravanti piace addirittura in massima serie (Palermo). Altro addio pesante è quello del difensore centrale Gigliotti (Ascoli), non sostituito da Luca Martinelli nella testa di De Zerbi che avrebbe preferito vederli in coppia e non alternativi. Idem per Gianluca Di Chiara, il Catanzaro lo riporta a casa prima di spedirlo a Perugia. Gli addii non sono poi un problema, nel calcio conta sempre chi arriva e non chi parte. Ecco che le frizioni arrivano e pesanti. De Zerbi ottiene l’ingaggio di Colucci, raccordo essenziale tra squadra e società ma il mercato portato avanti dal direttore sportivo Di Bari non decolla per i parametri del tecnico. Di allenatori pressanti sul mercato ne è pieno il calcio, soprattutto se l’obiettivo è quello di vincere, stravincere e convincere. Il Foggia si rinforza in difesa con Martinelli ma perde Gigliotti, a sinistra Tito sembra più un’alternativa che un titolare. In mezzo arriva Agazzi ma è l’attacco la questione centrale. Iemmello non ha eredi, sia Calaiò che Rolando Bianchi sono boutade e Alfredo Donnarumma costa uno sproposito. In più si comincia a vociferare di un addio di Vincenzo Sarno, tanto che per l’esordio in Coppa Italia il numero 10 rimane a casa. La pentola ribolle per una decina di giorni poi l’esonero e la firma di Giovanni Stroppa.

ANDATA SENZA RITORNO – L’esonero di De Zerbi scuote la Lega Pro, e in giorni spenti nel mercato della Serie A anche i grandi network accendono i riflettori sul caso Foggia. Il tecnico gode di stima e piace a tanti, ma il calcio è fatto anche di quel pizzico di paura che comporta il non ingaggiare un allenatore poco avvezzo al compromesso in campo e fuori. Passano 24 ore e Foggia è ancora stupita e scossa. La piazza non manda giù il boccone, è chiaro che verso De Zerbi ci sia un sentimento che va oltre la semplice stima professionale. Il legame, spesso tipico di città del Sud, è più forte dei risultati e del bel gioco. Anche lo spogliatoio fatica, qualche voce si alza in cerca di chiarimenti. I nomi non sono importanti, anche se facili da indovinare per appassionati di cose foggiane. La notte serve a riflettere, se ci sia o no un nuovo incontro non c’è certezza; sicuramente non c’è il ritorno. Roberto De Zerbi vanta un contratto di 3 anni, facilmente rescindibile da ambo le parti. Il tecnico potrebbe trovare una panchina in poco tempo, la società risparmiare. Forse si discute più di rescissione con buona uscita che di ritorno. La proprietà dei Sannella è chiarissima: squadra in ritiro a Norcia sotto la guida di mister Giovanni Stroppa. Un anno di contratto per l’ex tecnico di Pescara e Sud Tirol, già calciatore del Foggia negli anni della Serie A.

QUESTIONE DI FEDE – Perché in fondo il calcio di De Zerbi, come quello di tutti i tecnici che hanno una visione non tradizionale, è una questione di fede. Vai allo stadio con la consapevolezza che i tuoi centrali difensivi ti faranno prendere un colpo con qualche eccesso di palleggio, che il portiere toccherà più palloni di un regista ma che quando la squadra entra in ritmo gli occhi si riempiono di calcio allo stato puro. Il calcio alla fine è tutto qui, non a caso si parla di “fede calcistica”. Non il primo caso, e non sarà l’ultimo, di fede verso un tecnico. Il più discusso in Italia rimane un altro mito foggiano: Zdenek Zeman. Il boemo o lo ami o lo odi. Chi lo ama parla di pura essenza calcistica, chi lo odia ti mette davanti palmares e bacheche vuote. Discorso infinito che non troverà mai un punto di incontro, proprio come una religione. Il Dezerbismo non sarà ancora paragonabile al sentimento zemaniano, mancano i risultati minimi e il sigillo di garanzia della Serie A, ma che lascerà orfani e vedove è di una chiarezza eclatante. Il tifo foggiano, ed in generale quello che ama vivere il calcio a 360º e non solo quello del proprio orticello, si dividerà ancora sul “Foggia secondo De Zerbi”. Il tifoso però ha un compito, e lo porta avanti a prescindere dagli uomini: il tifoso tifa la maglia. Quindi anche in Puglia l’esonero verrà digerito, forse non accettato da tutti, ma lo Zaccheria continuerà a sostenere il Foggia che sia di De Zerbi o di Stroppa o di qualsiasi altro allenatore. Questa è una regola essenziale del calcio, e mai verrà cancellata. La fede, però, non tramonterà. Oggi il Foggia (e Foggia) sono più atei.

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