Messina, troppo amore può far male

Pubblicato il 3 Settembre 2019 in Primo Piano

Ci risiamo. Come l’anno scorso, come due anni fa… Pronti via e l’Acr rimedia la prima sconfitta, che regolarmente fa paurosamente vacillare i castelli di buone intenzioni costruiti nei mesi estivi. L’aggravante, stavolta, è che non ci sono alibi, né possibili capri espiatori all’interno della società.

RESPONSABILITÀ – La squadra è stata costruita per tempo, ha fatto un ritiro degno di formazioni di categoria ben superiore, ha preparato l’esordio nella massima tranquillità. Eppure domenica, con l’aggravante di una diretta video che ha gettato ulteriore sale sulle ferite, è stato uno sfascio. Non si tratta di fare processi, ma di quello che si è visto nei 90’ di Troina: prima ancora che il gioco, manca proprio lo spirito. Facile, quindi, puntare il dito contro quella che, nell’architettura della squadra, ha rappresentato forse l’unica, vera incognita agli occhi dei tifosi: l’allenatore. Il sospetto, però, è che – ribadiamo – non sia semplicemente una questione tattica (una o due punte), ma di progetto complessivo; di giocatori che non hanno proprio capito dove sono arrivati e cosa ci si attende da loro. Così, già a inizio settembre, risuona lugubre la frase: “Il campionato è ancora lungo”. I tifosi biancoscudati, per riflesso condizionato, quando la sentono avvertono subito brividi lungo la schiena e bruciori in altre parti anatomiche…

TEMPO SCADUTO – A questo punto, però, forse tutti noi dovremmo fare un esame di coscienza. I giovanotti chiamati a sudare la maglia, quest’anno come nelle due stagioni precedenti, sono stati coccolati; hanno trovato, sin dal primo giorno, una tifoseria schierata al loro fianco; sono stati acclamati e fatti sentire protagonisti. Roba che, molti di loro, in anni di carriera forse non avevano mai visto. Su di loro è stato riversato tutto l’enorme amore per la maglia che questa città conserva. Per troppo amore, però, si può sbagliare. Magari è giunto il momento di fare capire a questi giovanotti che niente è dovuto, che il rispetto se lo debbono guadagnare, che i parafulmini li abbiamo già abbondantemente esauriti. Non suoni come frase fatta, ma realmente chi non si sente all’altezza, faccia immediatamente un passo indietro. Anche perché guai a chiedere tempo: lo avevamo detto e lo ribadiamo, per un progetto come quello del Messina, visti i pregressi, tempo non ce n’è. Bisogna vincere e anche immediatamente. D’altronde, abbiamo affrontato formazioni – basti pensare al Troina di domenica scorsa – che sono partite quasi un mese dopo rispetto ai ragazzi di Cazzarò. Per non parlare – sarà un inevitabile tormentone stagionale – del Palermo… Che non ci vengano a raccontare, poi, di carichi di lavoro da smaltire o di struttura fisica della squadra. Fin dall’inizio lo staff tecnico ha garantito che il Messina sarebbe stato pronto per l’inizio del torneo (anche per questo la sconfitta con il Marina di Ragusa è passata in cavalleria) e, inoltre, certe partite, lì dove non ti aiuta la forma, le vinci comunque con il mestiere. Specie se, al momento dell’ingaggio, sbandieri una carriera spesa ad altri livelli. E, allora, che il livello della tensione all’interno della squadra salga; che domenica sia partita da dentro o fuori. Le linee di credito affettivo nei confronti dei calciatori sono belle che finite.

Commenta

navigationTop
>

Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra. maggiori informazioni

Questo sito utilizza i cookie per fonire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o clicchi su "Accetta" permetti al loro utilizzo.

Chiudi