Messina-Turris, come i sassi ed i fili d’erba non avere identità

Pubblicato il 28 Novembre 2022 in Primo Piano

Inanimato. Il Messina che cade contro la Turris è squadra svuotata di ogni capacità di azione e reazione. Il reparto offensivo si prende la scena della critica, ma è tutta la rosa a mostrare carenze difficili da colmare con pochi interventi di mercato. Bocciato l’intero disegno tecnico di Pitino e Auteri.

CANCELLARE – La storia del calcio insegna come nessuna sentenza nasca già scritta: le squadre più in difficoltà capaci di risalite, quelle più lanciate frenate fino a perdere campionati già vinti. Il destino del Messina non è, quindi, già stato decretato. Il lavoro compiuto fin qui, però, non merita voti diversi da quelli che conducono alla bocciatura. Non basterà qualche svincolato o il classico “puntello” nel mercato di gennaio. Questo Messina va riformulato. Ripensato. Cancellato e riscritto. La rosa costruita da Pitino – con l’avallo di Auteri, l’accondiscendenza di Manfredi e il placet di Sciotto – non sembra essere in grado di lottare con le altre concorrenti alla corsa salvezza. Sì, dalle parti di Viterbo, Picerno e Taranto non si dormono notti serene, ma l’esempio dello scossone vissuto ad Andria – 7 punti nelle ultime quattro giornate dopo il cambio in panchina – non va sottovalutato. In un campionato dove la distanza tra la terza e la quarta è la stessa che intercorre tra la quarta e l’ultima, infatti, sembra bastare un lavoro fatto con discreta sapienza per vivere una stagione senza affanni. Allo stesso modo, poi, interventi mirati – e al momento giusto – sembrano poter dare nuova vita anche alle squadre più in difficoltà. La situazione del Messina sembra essere più problematica rispetto a quelle delle rivali. Apnea continua, figlia – sopra ogni cosa – della costruzione di una squadra nata male. Auteri è tecnico che predica da sempre il 3-4-3, ma il marchio di fabbrica pare il più difficile da sviluppare visti i calciatori a disposizione. Incredibile – al limite dell’inverosimile -, soprattutto alla luce del rapporto di stretta collaborazione e affinità tra Pitino e Auteri. Sarebbe banale e superficiale ricondurre il tutto a una questione tattica, ma se neanche il facile tassello dell’assecondare il modulo è stato fissato, figurarsi il resto. Oltre alle carenze di tipo tattico ci sono quelle legate al valore. Capitolo ampissimo, spesso lasciato andare senza calcare la mano per benevolenza nei confronti di una rosa fin troppo acerba e mediocre. Dopo 15 giornate, però, diventa complicato ridurre le difficoltà alla mancanza di risolutezza o all’episodio che gira male. No, a questo Messina mancano qualità, personalità e comprensione di quanto grave sia la situazione. Auteri – nella conferenza post gara – si lascia andare a un discorso che sembra voler denunciare la paura che un certo lassismo generale diventi compagno di viaggio fino alla prossima finestra di mercato. Cita anche la scorsa estate, quando tanti calciatori pretesero di andar via e furono accontentati anche per la possibilità di risparmiare qualche euro. Che lungimiranza. Messaggio chiaro e ricevuto, anche se qualche sospetto che i primi interessati alla salvezza del Messina non fossero i calciatori esisteva già. Professionisti sì, ma quando il tuo legame è fatto di un solo anno di contratto – nella maggior parte dei casi – o di un prestito momentaneo… insomma, cammini destinati a separarsi indipendentemente dal risultato finale. Non serve difettare consapevolmente, basta un normale comportamento dettato dall’inconscio. Antei e Ngombo sono stati prima accolti e poi fatti allontanare per una questione economica più che tecnica. Forse, sarebbe meglio dire “solo” economica. Difficile pensare, tra l’altro, che si sarebbero rivelati meno capaci di chi è già presente. Ngombo in primis e non è certamente un fenomeno assoluto. Quelle sulle scelte delle figure tecniche e gli investimenti economici sono le colpe da indirizzare alla proprietà, ma sulla questione “cessione” resta viva l’idea di silenzio assoluto in mancanza di reali e ufficiali mosse di possibili interessati. Gennaio dista un mese e cinque gare: Foggia, Picerno, Juve Stabia, Taranto e Crotone. Una lista che mette i brividi e che potrebbe regalare pochissimi sorrisi. Per cambiare le aspettative servirà un approccio mentale – in allenamento e partita – completamente diverso. Servirà amor proprio. Un sentimento avvertito a sprazzi. A gennaio la parola più gettonata dovrà essere “rivoluzione”. Concetto che andrebbe applicato a ogni componente della gerarchia tecnica oltre che alla rosa. Paradossalmente, però, diventerà soluzione ancora più pressante se nessuno stravolgimento ci sarà nel comparto tecnico. Sempre più evidente, infatti, la sensazione di scollamento tra Auteri e alcuni elementi della rosa.

TUTTI INCLUSI – Difficile fare una rivoluzione a gennaio? Difficile anche salvare la categoria con le prestazioni di questo pacchetto squadra-staff tecnico (ds compreso). La partita con la Turris ne diventa fotogramma limpido. La squadra di Di Michele non fa moltissimo per vincere, ma è brava a raccogliere quello che trova sulla sua strada. Auteri (voto 5) ripropone l’ibrido tattico con Fiorani falso esterno che scala in mediana in fase di non possesso, con Berto a fare il movimento opposto. Ottimale contro il Monterosi, poco incidente nella sfida col Potenza, assolutamente capziosa nell’incrocio con la Turris. Sì, perché la mediana dei corallini è di quelle piatte e volte solo a recuperare palla e appoggiare. Il tridente è classico e neanche in una delle giornate migliori. Insomma, il Messina si perde nei suoi tatticismi e si trova a rincorrere in mezzo e non spingere sulle corsie. L’attacco si spegne come una candela dalla fiamma incessante. Il primo tempo è fatto di qualche spunto di Grillo, tagli confusionari di Catania e il nulla firmato Balde. La ripresa va pure peggio. Auteri non cambia rapidamente, attende fin troppo e non percepisce quanto la squadra stia andando a sbattere. Curiale, Iannone, Napoletano o Zuppel non saranno fenomeni – perché no, il concetto non è quello che chi sta fuori è sempre il più forte -, ma chi era in campo aveva mostrato di non essere in partita. Catania esce solo al 23′ del secondo tempo, Balde una decina di minuti dopo e con la Turris appena passata in vantaggio. Grillo viene tirato fuori per necessità dopo il rosso a Mallamo. Le due ammonizioni del mediano sono cartina al tornasole di quanto questa squadra non funzioni: la prima arriva per frenare una ripartenza dopo uno scellerato passaggio in orizzontale sbagliato da Fazzi, la seconda per il tocco di mano in barriera su una punizione regalata da una palla persa malamente da Balde. Sul numero 10 bisognerebbe aprire un libro pieno di critiche: non è un centravanti, ma non è neanche un attaccante probabilmente. Le sue giocate non sembrano mai mirate a colpire la porta avversaria, sembra accontentarsi di una scalata e un appoggio. Qualche dribbling abbozzato, un’incalcolabile quantità di palloni persi, un paio di tuffi e dopo 15 giornate le reti realizzate sono meno di quelle del portiere Lewandowski. Non fa meglio chi subentra ma, come detto, è la tempistica dei cambi a essere sbagliata. Iannone prima e Curiale dopo, infatti, trovano il campo quando l’energia era terminata. Obiettivo trascinarsi al novantesimo, ma quando non fai nulla per inclinare la partita dalla tua parte diventa più facile perderla. La prima punizione è un regalo di Balde – incapace pure di commettere subito fallo e annullare la possibile pericolosità -, quella che nasce dalla mano di Mallamo diventa assist perfetto. Leonetti pennella, Daga vola e gli altri stanno a guardare. Gallo si fionda su quel pallone come fosse l’ultimo della sua vita, i calciatori del Messina arrivano solo quando ha già superato la linea di porta. Il classico episodio, di quelli che premiano chi va a cercarli. La Turris ci ha provato: Di Michele tira fuori Giannone – tra i migliori della rosa – all’intervallo per allargare il campo con un 4-4-2 scolastico che basta per far perdere tutte le distanze al Messina. Il minimo sindacale, quanto basta per sparigliare e vincere. Gli errori del Messina pesano: sia quelli dei calciatori che quelli in panchina. Si torna in campo prestissimo: mercoledì a Foggia ulteriore occasione per rimpinguare il record di sconfitte esterne. Fin sono 7 su 7. Ironia a parte, la partita dello Zaccheria potrebbe arrivare nel momento più giusto. Rossoneri in leggera flessione dopo la risalita dovuta all’arrivo di Gallo in panchina, ultime due uscite meno brillanti e indubbiamente influenzate dalle pesantissime vicissitudini extra campo che stanno coinvolgendo proprietà e dirigenza. Partita che, quindi, potrebbe trasformarsi nella medicina giusta per una squadra (termine che include tutti) alla continua ricerca di identità. Non pervenuta al momento, se non per brevi momenti e in pochi protagonisti.

Daga 6: buon intervento quando Longo colpisce di testa da distanza ravvicinata. Bravo ad arrivare sulla punizione di Leonetti, sulla respinta della barriera i compagni non lo aiutano e Gallo ne approfitta.

Berto 5,5: fatica nel muoversi tra centrodestra e fascia destra nell’interpretazione richiesta da Auteri. Quando entra Ercolano ci capisce poco.

Trasciani 6: lotta continua con Longo, da tanti duelli esce vincitore. Bene anche in fase di gestione palla nonostante un terreno pessimo.

Angileri 6: si prende qualche rischio di troppo, ma sembra calcolato. Coraggioso e preciso in tanti interventi in chiusura.

Fiorani 5,5: stavolta il ruolo da finto esterno e interno di supporto gli riesce meno bene, tanti errori in fase di palleggio.

Mallamo 5: sbaglia tanto dal punto di vista tecnico, poi il rosso figlio di due gialli arrivati anche per colpe di altri.

Fofana 6: la partita fatti di duelli e contrasti è nelle sue corde, lui se la cava meno peggio di altri.

Fazzi 5: da un suo pallone forzato ed errato arriva la prima ammonizione, con sacrificio, di Mallamo. In fase difensiva deve lavorare poco visto che la Turris attacca dall’altra parte, in quella offensiva non c’è mai. (dal 23′ s.t. Konate 5: entra per aggiungere confusione a confusione, pessimo impatto)

Grillo 5,5: il meno peggio lì davanti, ed è tutto dire. Nel primo tempo ci prova con caparbietà, poi si spegne piano piano. (dal 33′ s.t. Marino 5: entra in una fase di gara delicata, non riesce a mettere ordine)

Balde 4,5: che dire? Si muove sempre male, finisce per nascondersi e non incidere. Sbaglia tutti gli appoggi, da una sua palla persa nasce l’azione che porterà al vantaggio ospite. Nell’occasione, poi, non è nemmeno in grado di far fallo a inizio azione e limitare i pericoli. (dal 33′ s.t. Curiale 5: vorrebbe spaccare il mondo, ma tutto si riassume con una punizione ciabattata sulla barriera)

Catania 5: invisibile. Non entra mai in partita, una di quelle giornate in cui non gli riesce nulla. (dal 23′ s.t. Iannone 5: appena entrato prova la solita azione intrisa di voglia di giocare da solo, poi non si nota più)

TURRIS Perina s.v.; Manzi 6,5, Boccia 6,5, Frascatore 6, Contessa 6; Gallo 6,5, Ardizzone 5 (dal 1′ s.t. Ercolano 6,5), Acquadro 6; Giannone 5 (dal 1′ s.t. Vitiello 6), Longo 6 (dal 41′ s.t. Stampete s.v.), Leonetti 6. All. Di Michele 6

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