Rotonda-Messina, la salvezza individuale

Pubblicato il 4 Maggio 2019 in Primo Piano

L’amore per se stessi, il raggiungimento della felicità personale è stato sempre al centro dello studio del pensiero. Da Socrate fino a Nietzsche i grandi filosofi hanno trattato il tema del amor proprio: in età tardo antica, però, una piena consapevolezza sembrava già venire fuori.

L’AMOR PROPRIO – Curare se stessi porta al raggiungimento della serenità, lasciando indietro ansie e paure. Il concetto di atarassia, semplificandolo in apatia affettiva, diventa utile per comprendere come non debbano essere emozioni e affezioni esterne a influenzare la ricerca e la cura dell’amore per se stessi. L’evoluzione del pensiero passò dal filosofo francese de La Rochefoucauld che teorizzò, in contrasto, come fosse l’orgoglio a incidere sull’amor proprio rendendo la vita una continua ricerca di onde emozionali. Nietzsche avvalorò ed estremizzò il concetto considerando l’uomo capace di diventare tiranno, se la natura gli avesse regalato i mezzi, spinto proprio dall’amor proprio. Cosa c’entra tutto questo col calcio e col Messina? Tutto, perché anche noi semplici abitanti di questa contemporaneità non siamo esclusi dall’evoluzione umana e del pensiero. Applicare la filosofia alla vita sta alla base della sua natura stessa; per questo motivo l’amor proprio teso allo scrollarsi di dosso ansie e pentimenti sarà il motore che spingerà un gruppo di ragazzi, che il libero arbitrio ha portato a incrociare le proprie strade, a impegnare tutte le energie rimaste per battere il Rotonda e chiudere il discorso salvezza. Non ci sono maglie, tifosi, docce fredde, allenatori saltati, presidenti e presidenti del cda a incidere; sarà l’amore per se stessi, per rivendicare il proprio diritto alla serenità a spingerli verso il massimo a cui possono ambire.

LE ASSENZE – Prosaicamente si torna sulla fredda terra e si pensa al campo: squalificati Zappalà e Ferrante in difesa, appiedato anche Traditi a centrocampo per regalare a Infantino una domenica facile nelle scelte e complicata per le soluzioni. Difficile aggrapparsi a chi non ci sarà: il Rotonda è un non-avversario, con l’estremo rispetto che merita diventa però complicato pensare che debba rappresentare l’ostacolo insuperabile. Retrocesso con onore, con la consapevolezza di aver dato tutto e la coscienza pulita dal non dover diventare carnefice o vittima. I lucani giocheranno la loro gara, mesti dopo la retrocessione arrivata a due minuti dalla fine in un San Nicola già scarico dai festeggiamenti, e cercando di pescare energie e voglia tra coloro meno impegnati in stagione. Il Messina? Deve solo vincere, lo deve fare senza pensare che giocherà Marzullo o Tedesco, alla febbre di Cocimano o lo stiramento di Arcidiacono. Servirà una gara da squadra vera, da gruppo che vuol volersi bene per sbattere in faccia a tutti una salvezza che resta obiettivo minimo per loro, obiettivo massimo per l’inadeguata gestione a cui sono stati costretti.

CAMPO – Non molte alternative per mister Infantino: al centro della difesa spazio a Ba e Sambinha, in porta Lourencon non soffrirà del sacrifico under vista la presenza di Barbera, Biondi e uno tra Bossa e Amadio in mediana; e l’assenza di Federico Meo che non trova spazio nell’elenco dei convocati per un acciacco. Pirrone tornerà in regia, le condizioni di Cocimano e Arcidiacono (due che vogliono giocare nonostante tutto) diranno se ci sarà spazio per Selvaggio o si andrà verso il classico quartetto offensivo. Nel Rotonda la rotazione sarà ampia con mister Baratto che regalerà la passerella a chi ha giocato meno, motivo che non dovrà mutare la cattiveria agonistica e l’amore per se stessi che i ragazzi giallorossi dovranno utilizzare per il definitivo sospiro di sollievo stagionale.

ROTONDA (4-5-1) Oliva; Taccogna, Granata, Pastore, Orlando; Marigliano, Ostuni, Chiavazzo, Zappacosta, Illiano; Evacuo. All. Baratto

MESSINA (4-2-3-1) Lourencon; Biondi, Ba, Sambinha, Barbera; Bossa, Pirrone; Catalano, Cocimano, Arcidiacono; Marzullo. All. Infantino

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