
Nel bene e nel male. La domenica della stracittadina restituisce uno spaccato su cui riflettere in ottica futura, tra luci e ombre.
LA CORNICE – Iniziamo da ciò che merita di essere conservato in archivio. Innanzitutto, è stato bello rivedere un “Franco Scoglio” tornato ad animarsi. Le 2mila presenze sono un dato oggettivo sul quale calcolare il reale “zoccolo duro” del movimento calcistico di casa nostra. Vedere questo patrimonio frammentato al seguito di diverse realtà, appare – oggi più che mai – un controsenso. Anche perché, in termini di base su cui costruire, è un numero di tutto rispetto, che può senz’altro rappresentare uno spot per eventuali investitori: in fondo, non si può campare di solo bando per la gestione degli stadi…
IL RISPETTO – Un’altra evidenza è la maturità e la lealtà dimostrata, ancora una volta, dalla Curva. Nel momento del dolore per la scomparsa di Pippo Sciotto, alla famiglia è stato dedicato uno striscione di condoglianze ed è stata momentaneamente messa da parte la contestazione. Semplicemente, applausi per chi ha scelto questa linea.
VINCE LA PAURA – Andiamo ora alle note tristi. Sicuramente, una cornice come quella di domenica scorsa meritava ben altro spettacolo. Invece, ha vinto da entrambe le parti la paura di volare, con il contorno di alcuni svarioni tecnici (quanti cross finiti direttamente sugli spalti…) che ci hanno ricordato come la città si sia attrezzata per affrontare questa Serie D. Ahinoi. C’è chi ha proprio rinunciato a giocare, chi non ci è riuscito, ma alla fine i conti della classifica hanno punito entrambi. Il Messina, tra l’altro, dovrà stare particolarmente attento al Roccella, che tra le pretendenti alla salvezza diretta ha rosicchiato un punto, ha il calendario più semplice e può anche contare sullo scontro diretto in casa. Di contro, nelle prossime due gare Arcidiacono e compagni potrebbero trascinare verso il basso la Palmese (domenica ospita il Bari e, poi, viene a Messina) e allargare il numero delle squadre coinvolte nella lotta per evitare i playout. Infine, l’indegna gazzara in sala stampa è stata almeno utile a non farci dimenticare qual è il livello gestionale del calcio messinese. Meritiamo di più, anche se la vera dimensione del pallone peloritano, oggi, è questa. Nel bene e nel male.