Dialoghi immaginari: l’avvocato e la concessionaria d’auto

Pubblicato il 17 Febbraio 2019 in Primo Piano


Di un dialogo immaginario tra un Avvocato e il titolare di una concessionaria di macchine.

Avvocato: «Buongiovno. La chiamo pevchè abbiamo un pvoblema».

Concessionario: «Chi succidiu?».

Avvocato: «Negli ultimi due anni ha venduto pochissime delle nostve macchine. Eppuve, quando aveva chiesto che le concedessimo il mavchio, aveva pvomesso di fave numevi eccezionali».

Concessionario: «Ma jò spinnia un saccu i soddi».

Avvocato: «Ah… E come li ha spesi?».

Concessionario: «Canciai responsabili vendite, capi officina, un futtiu di meccanici. M’hai a diri grazie e poi mutu t’ha stari».

LA COLPA DEGLI ALTRI

Avvocato: «Ma queste pevsone evano così incapaci?».

Concessionario: «E chi ni sacciu. Tantu haiu sempri a mettere bucca jò. C’ha diri jò si canciari i cannili o come vinniri na machina».

Avvocato: «Ma lei capisce tutte queste cose?».

Concessionario: «Ca cettu che so. E m’hai a diri sempre grazie».

Avvocato: «Ed i vappovti con i clienti come vanno?».

Concessionario: «Mi passa pi ddà. L’azienda è a mei e fazzu chiddu chi vogghiu ».

Avvocato: «L’azienda è sua, ma il mavchio è nostvo… Non so chi è quel pazzo che glielo ha concesso.

PROBLEM SOLVING?

Avvocato: «Va be’, guavdi. Cevchiamo di risolveve il pvoblema. Lei rappvesenta il nostvo mavchio e noi non possiamo consentive questo sputtanamento. Mica le abbiamo chiesto noi di apvive questa azienda. Ha scelto lei, ma adesso ha delle vesponsabilità. La metta in vendita».

Concessionario: «Si caccaduno a voli, avi a puttari i soddi. E m’avi a diri grazie. Annunca minni futtu e a fazzu falliri. È sempre grazie m’aviti a diri».

Avvocato: «Ma pev cevcave di vendevla, deve favla tvovave in buone condizioni. Almeno questi dipendenti che ha, cevchi di tenevseli buoni».

Concessionario: «Ca cettu. A duminica ci fazzu fari puru i giti cu pullmann. Ma iddi su bastasi e non mi dicunu grazie. Anzi, spatti s’incazzanu picchi i fazzu isari viatu. Comunque, non haiu tempu i peddiri cu tia. Grazie non mu dicisti, picciuli non mi ni potti e di machini non ni capisci. Anzi, s veni cacchi vota i ‘sti patti, tu spiegu jò come si fannu e si giustanu i machini. Ouuuuuuuu. Però m’ha diri grazie… e mutu t’ha stari».

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