Melfi-Messina, il livello successivo

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Pubblicato il 3 Dicembre 2016 in Primo Piano, Tattica

Certezze e incognite. Le une connesse alle altre senza sbilanciamenti, in un equilibrio che nelle prossime settimane verrà probabilmente scalfito dalle circostanze. Forse già da oggi, nella sfida che il Messina si appresta ad affrontare sul campo del Melfi.

Proscenio di una gara che offrirà nuovi spunti, inedite chiavi di lettura di una gestione tecnica, quella di Cristiano Lucarelli, che al momento si muove tra luci e ombre, tra certezze ritrovate e incognite emerse lungo il cammino. Partiamo dalle seconde: il tridente offensivo, terra per soli quattro arcieri, ha fatto di recente emergere qualche criticità di troppo. Pozzebon – forse distratto dalle sirene di mercato, forse semplicemente reduce da un periodo di appannamento – ha tarpato le ali alla sua verve offensiva. Gli altri, Ferri e Milinkovic in particolare, stanno sostanzialmente proseguendo su un trend abulico, scandito da corsa, impegno, qualche leziosismo di troppo, ma anche da una oggettiva difficoltà a vedere la porta avversaria. Serve un’inversione di rotta, in attesa di Pozzebon.

UN MURO O QUASI – La scarsa incisività offensiva è però giocoforza connessa alle dinamiche che hanno scandito la prima fase di intervento apportata dall’arrivo di Lucarelli sulla panchina giallorossa. La sua terapia prevedeva un primo step rivolto esclusivamente alla fase difensiva (non alla difesa, ma alla fase difensiva). Il livornese è riuscito ad abbassare di oltre un punto la media di gol subiti dai giallorossi: era dell’1,8 con Marra; oggi si attesta su un rassicurante 0,6. Chapeau. A questa solidità in fase di contenimento, si arriva però soprattutto in forza di coinvolgimento globale delle pedine quando il pallone è tra i piedi dell’avversario. Il 4-5-1 in fase di non possesso è stata l’arma che ha restituito dignità alla casella dei gol al passivo. Un cambio di sistema in corsa che però incide sul dispendio degli attaccanti, e quindi anche sulla loro lucidità nella ricerca di soluzioni negli ultimi 30 metri di campo.

SOLIDITÁ E APPANNAMENTO – Il Messina oggi è un ecosistema tattico senza equilibrio, che chiude con sempre maggiore dimestichezza le fonti di gioco avversarie e che al contempo soffre di scarsa lucidità nella trasmissione del pallone, e soprattutto nella gestione della sfera nella zona di fuoco. Niente allarmismi: semplicemente, adesso, Lucarelli dovrà spostare il focus sulla fase di possesso, alla ricerca di un’armonia complessiva che al momento è mancata, fatta eccezione per la sfida di coppa contro il Catania e per quella di campionato con la Casertana. Scegliere i comandamenti dell’attesa e della ripartenza come Verbo tattico di riferimento non è peccato: è una scelta, con buona pace degli adepti del calcio champagne.

IL LIVELLO SUCCESSIVO – Oggi potrebbe essere la giusta occasione per azionare la chiave del “livello 2”: quella del cinismo, del contropiede funzionale e, quindi, della vittoria. All’appuntamento il Messina si presenta senza Berardi in porta (problemi alla schiena), e con la speranza che Russo trovi tra i pali una sicurezza che ad oggi non è mai riuscito ad esprimere. In difesa pesa l’assenza di Rea, ma la coppia Maccarrone-Bruno non desta particolari preoccupazioni, anche perché in corsia De Vito e Palumbo danno ampie garanzie in fase di copertura. A centrocampo Ricozzi nuovamente sotto esame in cabina di regia, stretto tra Grifoni e Foresta che stanno vivendo un ottimo momento di forma. Il tridente dovrebbe essere in versione “standard”: Milinkovic-Pozzebon-Ferri, ma non è escluso che Lucarelli si giochi la carta Madonia dal primo minuto. Non in corsia, ma al centro dell’attacco. Un’eresia rinunciare a Pozzebon? Ce lo dirà il campo, eventualmente.

 

Melfi-Messina

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